lunedì 23 Dicembre 2024
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Nei 5.696 bar di Roma entra il Pos per pagare l’espresso senza commissioni

Caffè e cappuccino col bancomat Roma come le capitali europee Secondo una ricerca, i romani ne consumano 290 milioni nei 5.696 bar della città Accordo tra la Fipe e una banca, azzerate le commissioni per gli esercenti

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ROMA – La Capitale finalmente si mette in linea con le grandi città europee anche dal punto di vista dei pagamenti digitali per piccoli ordini nei bar. Caffè e cappuccino, come nel resto del mondo, possono esser pagati con il bancomat. Leggiamo di questa novità dal roma.corriere.it.

Roma caput mundi anche per il Pos

Anche a Roma, come nelle capitali europee e nelle città di in molte di tutti gli altri continenti, si potrà pagare il caffè o il cappuccino con il bancomat o la carta di credito. Il denaro elettronico arriverà così per le bevande più amate dei romani, che secondo i calcoli in un anno ne consumano 290 milioni nei 5.696 bar della capitale.

Una novità alla quale ha dato il via la Fipe-Confcommercio che ha appena firmato una convenzione con una banca in base a cui i pagamenti con il pos al di sotto di una certa cifra non avranno più commissione.

Due giorni fa l’accordo è stato presentato agli associati (e ci sono già i primi iscritti, anche se per ora sono poche decine). E ben presto dunque la macchinetta dovrebbe arrivare nei bar senza la scritta «non si accettano pagamenti con la carta di credito al di sotto dei 15 euro».

Sì, perché è proprio questa cifra in molti casi a segnare il confine tra i pagamenti con la carta o con il contante. E il motivo è rivelato dai conti dell’associazione:

«Le commissioni al di sotto di una certa soglia sono fisse – spiega il coordinatore della Fipe-Confcommercio Roma e responsabile del cento Studi dell’associazione Luciano Sbraga -. Variano pur sempre da banca a banca, ma si aggirano in media intorno ai 15 centesimi di euro. Quindi per un caffè che a Roma in genere costa 90 centesimi o 1 euro la commissione fissa è almeno del 15%».

Perciò, continua Sbraga, «per l’alto numero dei caffè e dei cappuccini venduti gli esercenti dovrebbero versare al sistema di gestione delle carte di pagamento oltre 40 milioni all’anno. Ben diverso è il discorso sulle percentuali in caso di cifre alte, che possono essere dello 0,50- 0,60% sull’importo».

Se anche per le piccole cifre si andasse a percentuale, secondo i calcoli della Fipe- Confcommercio la commissione nel caso del caffè o del cappuccino sarebbe sì e no di cinque centesimi. Un costo che le banche che gestiscono il servizio ritengono anti economico.

A Roma l’accordo tra gli esercenti

E così ecco la convenzione appena firmata «fra noi ed una grande banca italiana per cui si azzera la commissione sui micro pagamenti. Non è vero che non vogliamo tracciarli – conclude Sbraga -. Anzi, vogliamo favorire i clienti in tutti i modi, ma vogliamo farlo a condizioni economiche sostenibili. E metteremo anche i cartelli che accettiamo il bancomat per un caffè».

Si sta muovendo comunque anche la Fiepet-Confesercenti. «Lo stiamo facendo con un’altra banca – afferma il presidente Claudio Pica. – anche sotto la spinta del governo che si è impegnato affinché le commissioni bancarie sui piccoli importi siano azzerate. Anzi, ci auguriamo chiamo che questi accordi fra le imprese e le banche con il coordinamento del governo possano arrivare entro la primavera.

Dobbiamo aspettare il testo definitivo della Finanziaria, ma siamo comunque favorevoli al Pos».

Contenti i consumatori

«È un problema di comodità – commenta Primo Mastrantoni, il segretario nazionale dell’Aduc -. L’ evasione fiscale sul caffè e sul cappuccino è irrisoria, ma così è più facile la gestione: si eliminano gli spiccioli che sono un peso per tutti».

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