domenica 22 Dicembre 2024
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Roma, linea dura della procura contro i tavolini fuori posto

Il Gip ordina: sequestro per tutti gli arredi non autorizzati

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di Fulvio Fiano*
Le (ripetute) sanzioni amministrative non sono bastate a dissuadere «tavolino selvaggio». La pretesa impunità si scontra però ora con una nuova e più dura linea. Che sollecitata di comune accordo tra polizia municipale e procura ha passato il necessario vaglio del giudice: il sequestro penale agli esercizi commerciali di tutto l’arredo usato al di fuori del perimetro autorizzato.

Ne fa per primo le spese lo Sheva Caffè di via Santa Maria del Pianto, dove i vigili intervengono in queste ore a portare via 21 tavolini, 64 sedie, gli ombrelloni, il cavalletto porta menù e tre basi di cemento.

Analoghi provvedimenti sono alla valutazione del tribunale per altri tre plurisanzionati locali del centro storico, tra Campo De’ Fiori e piazza Navona. E un’altra decina di richieste è pronta a partire.

Il sequestro voluto dal pm Nadia Plastina e deciso dal gip Massimo Di Lauro fa un salto di qualità nella gestione di uno dei temi caldi di questi mesi. Non più il solo intralcio alla circolazione viene contestato ai ristoratori, ma l’occupazione abusiva del suolo pubblico e il «deturpamento di bene altrui», in questo caso il pubblico decoro, reati per i quali è stata iscritta tra gli indagati la rappresentate legale della Wine Crystal srl, che gestisce lo Sheva Caffè. Rischia fino a due anni di carcere.

Perché «con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso – si legge nell’ordinanza del gip – ha invaso arbitrariamente, senza alcun titolo, e al fine di occuparla e renderla di pertinenza esclusiva del suo esercizio commerciale, un’area di suolo pubblico variante tra 30,88 e 44,10 metri quadrati su cui da ultimo collocava 21 tavoli, 64 sedie, gli ombrelloni. cavalletto porta menù e tre basi di cemento all’esterno dell’esercizio commerciale adibito a ristorazione con l’insegna Sheva Caffè».

Una sorta di usucapione in spregio di divieti e multe. Un pezzo di città che da pubblico diventa di fatto privato, come tanti altri. «Abbiamo sempre fatto così e così continueremo a fare», sembrava essere il sottotitolo. Via Santa Maria del Pianto, a ridosso del ghetto, è una delle zone dove più si sta combattendo questa battaglia per il ripristino della legalità, qui più volte sono intervenuti il comandante Raffaele Clemente, l’assessore Alfonso Sabella e la presidente del I municipio, Sabrina Alfonsi.

Il provvedimento del giudice ripercorre anche il pregresso di sanzioni periodicamente affibbiate (in media una a trimestre) e puntualmente ignorate (con ricorsi pendenti).

L’ultima è del 23 settembre 2015, motivata dall’articolo 354 del codice penale, gli accertamenti in urgenza su luoghi e cose per cristallizzare lo stato di un illecito. Quelle sanzioni diventano ora elementi di prova per avviare il provvedimento di urgenza dei vigili del comando Trevi.

L’ordinanza del gip di Lauro costituisce un precedente. Altri ne seguiranno su questa scia nei prossimi giorni.

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