ROMA – E’ scampato alla demolizione nel 1883. E’ sopravvissuto alla bomba esplosa nel 1906. Ha superato indenne l’avvento del fascismo, il rinnovo del 1932, la cessione all’Alemagna nel 1955 e alla societa’ Autogrill poi. Stavolta il Caffe’ Aragno rischia di scomparire.
Uno dei caffe’ letterari piu’ famosi d’Italia, a due passi da piazza Montecitorio, trasformato negli ultimi anni in fast food `Spizzico´ per i turisti del centro romano, potrebbe chiudere i battenti entro l’estate. Per sempre. Dall’8 giugno lo storico locale di via del Corso, al numero civico 181, frequentato da Giuseppe Ungaretti e Oscar Wilde, licenziera’ tutti i suoi 77 dipendenti attualmente in servizio.
«E’ assurdo, vogliono mandarci in mezzo alla strada senza preavviso, come se fosse una cosa normale, chiediamo l’intervento del governo Renzi», protesta un gruppo di lavoratori, che stamane ha organizzato un sit in davanti all’ingresso principale del punto vendita. `Autogrill ci ha licenziato per fax!´, si legge su un maxistriscione esposto sul marciapiede. «Ci mandano via senza alcun tavolo di trattativa, senza alcun rispetto per la nostra dignita’ di uomini, donne, padri e madri di famiglia», denuncia Cleopatra, giovane mamma con un figlio disabile. «Per ora abbiamo indetto uno sciopero bianco, ma siamo pronti a qualsiasi iniziativa utile, ci consulteremo con i sindacati», assicura Paola.
«L’azienda ci ha comunicato l’apertura della procedura collettiva per 77 persone, di cui 8 con contratto di apprendistato, con un fax il 24 marzo scorso, alle 18.43», dice Daniele, che spiega il suo disagio: «Vivo con mia madre anziana, se mi mandano in mezzo a una strada, non so come fare». Autogrill motiva cosi’ la sua scelta: «Abbiamo deciso di cessare le attivita’ nel punto vendita di Roma a causa di condizioni economiche che nel corso degli anni sono diventate insostenibili, aggravate negli ultimi anni dalla negativa congiuntura economica generale. Il locale ha segnato nel 2012 una perdita di 700 mila euro e la situazione e’ peggiorata ulteriormente nel 2013 quando la perdita ha raggiunto i 930 mila euro».
«In particolare -spiega l’azienda- si evidenziano, affitti elevati e investimenti insostenibili per un operatore di ristorazione che deve confrontarsi con margini ridotti». A determinare la «situazione di eccedenza del personale impiegato», scrive la societa’ Autogrill nella lettera di licenziamento collettivo inviata il 24 marzo scorso ai dipendenti, e’ «il persistere del calo del fatturato di questi ultimi anni». Nel dettaglio: nel 2012 e’ stato fatturato un «delta negativo rispetto all’anno precedente del 13,4%», mentre nel 2013 si e’ registrato un «delta negativo rispetto al 2012 del 7,6%», con «un conseguente peggioramento del conto economico del locale in oggetto», che «ha evidenziato una perdita nel 2012 pari a oltre 700mila euro e nel 2013 pari a circa 930mila euro». C’e’ stato, inoltre, un «incremento dell’incidenza del costo del lavoro dal 2011 al 2013 del 4,6%, passando dal 31 al 35,6%».
Ricordato come Caffe’ Nazionale nel 1882, immortalato da Matilde Serao ne `La conquista di Roma´ del 1885, il Caffe’ Aragno (all’interno dell’ottocentesco palazzo Marignoli) e’ stato anche «cuore di Roma» secondo Emile Zola, nonche’ teatro del clamoroso schiaffo che porto’ al duello alla sciabola tra Massimo Bontempelli e Ungaretti nel 1926. Nelle sue sale si discuteva e si creava `La Ronda´, rivista pubblicata tra il 1919 e il 1923. Nei primi decenni del `900 il Caffe´ Aragno divenne luogo d’ incontro alla moda e ritrovo preferito di intellettuali e artisti gia’ affermati e d’avanguardia. Come Fillippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista.
Il locale, sempre saturo del fumo dei suoi habitue’, ha le pareti color tabacco, con grandi specchiere e due finestre che si aprono su via delle Convertite. Alle pareti c’e’ un lungo divano foderato di tela,con una trentina di tavoli in ferro col ripiano di marmo. E’ qui che avvengono le piu’ scottanti discussioni sull’arte: dal futurismo, dicevamo, al `ritorno all’ordine´. E’ qui che si sfidano le idee di `Valori plastici´ e de `La Ronda´, le opposte visioni del classicismo e dell’espressionismo.
Negli anni del fascismo, per evitare assembramenti davanti al locale, si decise che i pedoni dovessero camminare lungo il Corso sul marciapiede di destra o di sinistra a seconda che si dirigessero a piazza del Popolo o a piazza Venezia. Il dipinto di Amerigo Bartoli `Gli amici al caffe´ (1930), esposto oggi alla Galleria nazionale d’arte moderna, e’ una sorta di foto di gruppo in cui spiccano molti degli esponenti dell’ambiente culturale e artistico di allora: da Emilio Cecchi a Vincenzo Cardarelli, da Carlo Socrate ad Ardengo Soffici, da Mario Broglio a Roberto Longhi, oltre all’onnipresente cameriere Malatesta.
La posizione strategica del caffe’, vicino ai palazzi del potere (il Parlamento e Palazzo Chigi) e alle redazioni delle gazzette, ne fece il punto di incontro di deputati, ministri e giornalisti, tanto che una delle salette (la terza) fu definita da Orio Vergani il `sancta sanctorum della letteratura, dell’arte e del giornalismo´.
Vincenzo Cardarelli, una delle firme de `La Ronda´, ricordava cosi’ questo salotto letterario: «Si entrava sovversivi e se ne usciva conservatori arrabbiati e nazionalisti, dannunziani e colonialisti».Anche Oscar Wilde fu uno dei suoi clienti. Nel 1900 il scrittore-dandy de `Il ritratto di Dorian Grey´ fu testimone di un incontro speciale.
«Mi trovavo davanti al Caffe’ Nazionale -ricorda Wilde secondo quanto riportato nel libro `Roma-Guida Letteraria´- e prendevo una granita di caffe’, quando passo’ il Re in carrozza. Io immediatamente mi sono alzato e gli ho rivolto un profondo inchino, col cappello in mano. Fu solo dopo il passaggio del Re che ricordai di essere papista e nerissimo