ROMA – È più che una scommessa, peraltro già riuscita dopo meno di un mese. È un solco che si vuole creare tra un passato di fuga e di demonizzazione e un futuro di integrazione e di proiezione di Roma verso una dimensione realmente europea o comunque internazionale.
Ambientazione. Esquilino, piazza Vittorio, Roma, quartiere multietnico per eccellenza. Qui fino al qualche anno fa c’era il mercato più colorato d’Italia, con gli odori di Roma, della campagna romana, dei Castelli, del mare Tirreno e i profumi di Oriente e di Africa.
Qualcosa di indescrivibile, in tutti i sensi.
Poi il mercato fu spostato, seppur di pochi metri, il quartiere comincio’ la sua lenta risalita verso il risanamento, pur rimanendo il centro di accoglienza all’aperto di migliaia di magrebini, di genti provenienti dal cantr’Africa, pur essendo la declinazione vivente della più grande comunità cinese d’Italia, dopo Prato.
Degrado, confusione, mille voci diverse, criminalità dilagante, assenza dello Stato e del Comune.
Così per anni.
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