ROMA – La crisi lascia aperti gli esercizi pubblici fino a tarda notte. Sono almeno 600 ad oggi i bar, le cornetterie, le paninoteche che restano con le saracinesche alzate fino alle 5, 6 del mattino e arrivano a 1150 su un totale di ottomila circa, che chiudono non prima di mezzanotte.
Un fenomeno nuovo nella Capitale che da poco ha scoperto una catena di supermercati, Carrefour, aperti h24: quattordici in tutto dal Villaggio Olimpico a Monteverde, dall’Appia a via di Vigna Murata, che piacciono a una clientela varia, soprattutto lavoratori che staccano tardi o giovani al ritorno da una serata in compagnia. Sono gli stessi clienti che “frequentano” gli esercizi di somministrazione notturni, che restano aperti però più per necessità che per piacere.
«Si tratta di una tendenza in aumento – spiega Claudio Pica, presidente dell’Associazione Esercenti Pubblici Esercizi di Roma – contiamo circa 600 locali aperti fino a tarda notte, almeno il 10% in più di quanti erano un paio di anni fa. È la crisi che fa allungare gli orari perché il settore, per la prima volta dopo tanti anni di trend positivo, è in calo. Così gli esercenti cercano di rientrare continuando a vendere cappuccino e cornetto o panini ad una clientela giovane, anche di notte».
Allo stesso modo si sta consolidando la tendenza per i ristoranti, ma questo accade in prevalenza per quelli del centro, che continuano a servire pasti caldi dopo la mezzanotte. Si guadagna bene? «Certo c’è da mettere in conto il costo del personale che quasi raddoppia – risponde Pica – ma gli esercizi a gestione familiare o con uno, massimo due dipendenti, la vedono come una forma di investimento almeno futuro». Ma è anche un modo per cercare di resistere alla concorrenza di minimarket e frutterie gestite da stranieri che invece, più o meno regolarmente, abbassano le saracinesche non prima delle 2, 3 del mattino.
In questi esercizi si vende ormai di tutto, a cominciare dalle bevande alcoliche e senza alcuno scrupolo di esercitare la somministrazione (aprendo le bottiglie e servendo alcol a bicchiere), che invece sarebbe loro vietata.
Eppure le aperture notturne sono ostacolate da alcune associazioni di categoria, come la Confesercenti, che invece sta lottando da tempo per ripristinare non solo gli orari di apertura e chiusura delle attività, oggi lasciati alla discrezionalità dell’esercente, ma anche le festività un tempo obbligatorie come il 25 dicembre, il primo gennaio, il 15 agosto, la Pasqua. L’assunto da cui partono queste associazioni contrarie a fare le ore piccole è che la Capitale, rispetto a molte città europee, è la città con il maggior numero di attività commerciali ed esercizi pubblici aperti fino a tarda notte.
Resta il fatto che chi apre ha clienti che apprezzano la scelta e tornano a consumare in quel locale. Impedire che accada è come lottare contro i mulini a vento.