ROMA – Risveglio più amaro per i romani che, a partire da domani, potranno pagare dai 10 ai 20 centesimi in più per una tazzina di caffè al bar. L’invito a rincarare il prezzo arriva direttamente dall’Associazione degli esercenti che ha stabilito la “manovra finanziaria” nell’ultimo direttivo di categoria, invitando i baristi di Roma e provincia a fare salire il prezzo al pubblico.
«Troppe spese per noi – tuona Claudio Pica, dell’Associazione pubblici esercenti che ha presieduto la riunione – luce, gas, acqua, tutto è aumentato a nostro carico negli ultimi dieci anni. Eppure il prezzo di un caffè nei bar della Capitale è da sempre più basso che nel resto d’Europa.
I calcoli del nostro ufficio studi hanno confermato che è addirittura minore che a Manila, Lima o a Guatemala City.
Mentre a Ginevra o a Basilea raggiunge cifre fino ai 3 euro». I vertici dell’Associazione stanno diramando l’informativa a tutti gli iscritti e contano che l’operazione di rialzo dei prezzi si completi «entro l’estate».
Pica assicura che i ricavi che si otterranno dalla manovra serviranno non solo per coprire le spese, ma per garantire standard qualitativi migliori del servizio.
«Verranno investiti per curare i locali e renderli più accoglienti, per avere reti wi-fi, mettersi in regola con i contributi per i dipendenti, per formare il personale anche attraverso lo studio delle lingue straniere», sostiene il dirigente.
In Italia sta per approdare una grossa catena americana di bar-caffè, i bar romani forse temono di restare indietro.
«La concorrenza è molta, all’estero trovi locali belli e accoglienti, Roma può fare da apripista in questa scelta storica», spiega l’Associazione in una nota.
Ma che cosa ne penseranno i romani?
E in Centro, dove alcuni bar applicano il doppio-prezzo sul menù, ovvero un prezzo per i romani e un altro (più salato) per i turisti, che cosa succederà?
Attualmente il prezzo per un caffè all’ombra del Cupolone oscilla tra i 70 centesimi e 1,20 euro, con la media più bassa d’Italia. A Roma è anche concentrato il maggior numero di consumatori. Finora, l’aumento del prezzo era stato quasi sempre legato a quello del latte.
Alessia Marani