TRIESTE – Un altro intervento trascritto dall’incontro con i professionisti del settore per Trieste Coffee Experts. Stavolta a parlare è Roberto Pedini. Il quale ha affrontato il tema caffè dal punto di vista degli ultimi sviluppi dell’industria 4.0.
Roberto Pedini al Trieste Coffee Experts
Che dire ancora dell’industria 4.0 dopo questa presentazione di Biffi che mi ha preceduto che ci ha fatto praticamente andare sulla luna in un attimo?
Facciamo un passo indietro per vedere a come si è arrivati a questa industria 4.0. Durante questo Trieste Coffee Experts abbiamo sentito parlare ieri di tanti numeri.
Questi numeri 1, 2, 3, onde su onde del caffè, da cui è bene evitare di farsi travolgere… e allora andiamo a vedere anche
l’industria 4.0. Da dove, come, quando e perché prende vita.
Roberto Pedini: Se vogliamo industria 4.0 sarebbe come dire la rivoluzione industriale numero 4, volendo dare dei numeri
Anche se poi non sempre sono così. Facendo un breve excursus prima abbiamo visto un mondo dove praticamente il grande svi-
luppo industriale dato dalle prime energie, generato, non so, dal vapore, dal calore, che hanno cominciato a dare un impulso all’industria;
poi verso la fine dell’800 ha cominciato a far brezza, chiamiamola così, l’energia elettrica che ha cominciato a dare energia per l’automazione delle linee produttive e lì è stata la seconda grossa onda, visto che tutto ieri abbiamo
usato questi paragoni.
Poi, l’informatica, l’automazione alla fine degli anni 900, che possiamo chiamarla l’industria 3.0
Continua Roberto Pedini: questa ha cominciato ad introdurre l’automazione nelle linee produttive. Fino ad arrivare a questa industria 4.0 che alla fine, se vogliamo sintetizzare in due parole, in cosa si differenzia rispetto a quella che avevamo qualche decennio fa?
Diciamo che qui siamo proprio all’estremizzazione, come abbiamo visto dei casi prima, registriamo una forte spinta alla massimizzazione dell’automazione, ma non solo del singolo componente o della singola linea.
Ma tra le varie macchine o componenti che compongono una fabbrica, una linea, diciamo così, interconnesse tra di loro. Adesso cominciamo ad usare questa parola come una parola d’ordine: interconnesse, lo sentiamo anche dai ragazzini “interconnessi”; come anche Mauro Bazzara citava prima dal decreto ministeriale, anche loro usano sempre questa dicitura di interconnessione. Appunto per accedere ai finanziamenti per gli investimenti industria 4.0, dove queste unità produttive sono connesse tra di loro.
Cioè, attraverso questi cloud, che come ha detto il rappresentante di Siemens, in realtà sono dei contenitori di dati teorici dove vanno a finire tutti questi dati che possono essere scambiati da queste diverse unità produttive, una prende un input, inizia l’altra e così via.
Roberto Pedini: quindi, diciamo che questo era proprio per far capire come siamo arrivati a questa industria 4.0
Che è già attuale e la Siemens avrà già forse la 5 o la 6 onda nel cassetto. Qual è l’obiettivo di industria 4.0? Perché poi abbiamo parlato anche di sostenibilità. L’obiettivo è quello di mi-
gliorare, aumentare la produttività ma non in termini tanto numerici, su cui era focalizzata già l’industria 3.0, ma anche in termini di qualità produttiva, qualità produttiva degli impianti, delle linee di processo, fluidificare i processi, e non meno anche della qualità del lavoro degli operatori su queste linee.
Questa è un po’, diciamo così, l’industria 4.0. Quindi attraverso queste tecnologie collegate tra di loro dove si parla di realtà aumentata. Come si è visto l’esempio di simulare corsi anche per fare training di manutenzione.
Anche noi abbiamo fatto esperienze dove si simulava di essere di fronte a una macchina e fare la regolazione di un certo componente, e facevi vedere in via diretta come si poteva fare.
Poteva sembrare impensabile, ma questa è la realtà aumentata:
Di fianco a quella reale ce n’è una dove l’operatore tende a fare delle operazioni. Attraverso tutti i supporti hardware, software che conosciamo, l’interconnessione di queste cose.
Allora cerchiamo di vedere un attimo, visto che poi abbiamo parlato, parliamo di caffè, io vengo da un’azienda dove cerchiamo di fare fabbriche per la lavorazione del caffè, questo prodotto di cui parliamo sempre e vediamo delle applicazioni.
Forse qualcuno di voi si sta chiedendo: si ho capito, ma tutte queste fantasie a cosa possono servire a noi effettivamente?
Continua Roberto Pedini: Effettivamente in un’azienda di caffè smart, o a industria 4.0, l’intera tracciabilità, un vantaggio molto reale che ci viene richiesto è la tracciabilità completa del prodotto.
Attraverso questi cloud, bacini di utenza di dati, dall’origine del prodotto, alla spedizione, allo sdoganamento, chi l’ha trattato, chi l’ha fatto, al ricevimento del prodotto nell’azienda, come viene messo nel processo, fino al prodotto finale che viene portato
al consumatore, spedito dalla nostra azienda o portato sul mercato.
Roberto Pedini: un’industria 4.0 consente il collegamento dei flussi di lavoro con macchine e impianti interconnessi tra di loro
Quindi una sa cosa fa l’altra e una prende un input da un’operazione che ha fornito quella precedente per avere una tracciabilità completa. Questo è un esempio concreto di industria 4.0, industria smart, applicato all’industria del caffè. Dai magazzini del caffè a terra fino a quelli del prodotto finito.
Un altro grande vantaggio dell’industria 4.0 è che non è che i dati di produzione possono avere un loro report fine a sé stessi, possono essere connessi a software gestionali dell’azienda che può elaborare dati che possono servire per statistiche e usi funzionali all’azienda. Processi interamente integrati alle attività.
Noi abbiamo fatto applicazioni per la simulazione dei processi produttivi. Per sapere in anticipo che risultato potrebbe dare in talune circostanze di lavoro dal punto di vista anche della tenuta dei macchinari, della linea o di una certa macchina in certe condizioni atmosferiche, di lavoro, di carico. E anche per simulare una situazione per prevederne gli effetti, senza aver iniziato a produrre un bullone, anche se magari gli studi si facevano anche prima, ma qui ci si mette in condizioni reali di lavoro.
Questa in alcune situazioni, potete capire, quali vantaggi ha portato
Ogni applicazione è specifica al mestiere che si fa, ma pensiamo ad allarmi legati ad alte temperature, ha consentito di capire in anticipo quali dispositivi puoi immettere che, interconnessi a software e hardware permettessero di evitare di arrivare a certe situazioni. Per dire che tutte queste cose sono collegate.
Si è abituati alle parole smart, cloud
Sono i dati che sono a disposizione e che con queste tecnologie vengono utilizzati in flussi produttivi perché siano sempre più efficaci ed efficienti. Diciamo che questi discorsi possono
avere diverse applicazioni, e fin’ora, dati anche gli investimenti a cui erano soggetti, sono sempre stati visti come legati alle grandi industrie.
Ma si stanno ormai trasformando in parole d’ordine, l’interconnessione con applicazioni nelle piccole aziende e industrie, macchine di ogni genere possono avere caratteristiche per essere inserite in industria 4.0 con interconnessione.
Come piccole tostatrici che fin’ora avevano un automatismo fine a se stesso ma con software che possono essere interconnessi con l’azienda madre per assistenza, collegamenti diretti nel ciclo di lavoro anche nelle piccole industrie (ne abbiamo decine, forse di più in tutto il mondo) ci si collega in teleassistenza anche per dubbi, formazione. Ormai sono all’ordine del giorno.
Roberto Pedini: però vorrei concludere dicendo che non so dove ci porterà questa 5 onda
Sì sono strumenti tecnologici eccezionali che possono aprirci nuove porte, ma sono mezzi, utensili che possono aiutarci a migliorare i cicli produttivi e i flussi ma non devono mai prescindere dalle competenze, dal sapere delle persone. Anche riferendosi alle piccole macchine, non dobbiamo pensare che anche se sono connesse, interconnesse e gestite in lontananza, le macchine non facciano quello che l’esperienza e le competenze comandano di fare.
Forse in maniera un po’ romantica mi piace pensare che anche se saremo attraverseremo l’era dell’industria 5.0 l’anno prossimo, l’uomo rimarrà sempre la chiave di tutto.