MILANO – I pubblici esercizi continuano a nutrire la questione degli scontrini elettronici, che comportano delle spese in più per i gestori anche di fronte a degli ordini minimi come quelli di un caffè al bancone. La posizione di Fipe -Federazione italiana pubblici esercizi- più volte è stata chiarita dalla stessa organizzazione. E ora, a parlare è lo stesso direttore, Roberto Calugi. Leggiamo le sue parole direttamente dal sito fipe.it.
Roberto Calugi: “I locali devono avere il tempo di adeguare le casse alla lettura dei codici fiscali”
E poi continua: “Se si partisse dal primo gennaio con la lotteria degli scontrini sarebbe il caos, soprattutto nei bar. Prorogare le sanzioni per i locali non in regola è necessario ma non sufficiente: è indispensabile che l’avvio dell’intero progetto venga fatto slittare di almeno sei mesi. Contemporaneamente, sarebbe auspicabile rivedere al ribasso le sanzioni”.
Così Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe è intervenuto in merito al provvedimento contenuto nel Decreto fiscale allegato alla legge di Bilancio
“L’esigenza condivisa di dare risposte concrete nel contrasto all’evasione fiscale – aggiunge ancora il Direttore Roberto Calugi. – può e deve essere l’occasione per una modernizzazione anche dei locali. Ma bisogna dare il tempo a tutti i gestori di dotarsi dei dispositivi elettronici che permettano di acquisire automaticamente i codici fiscali. Senza doverli digitare a mano. Altrimenti all’avvio del progetto si scatenerebbe il caos. Chiunque, infatti, anche dopo aver consumato solo un caffè al bar, potrà richiedere di partecipare alla lotteria degli scontrini.
Pensate alla confusione che si genererebbe nelle ore di punta al mattino se i gestori dei locali fossero costretti a inserire a mano i codici fiscali di ciascun cliente. I sistemi presenti attualmente nella maggior parte dei bar, infatti, non solo impongono di digitare manualmente i codici fiscali, ma non sono nemmeno in grado di conservarli in memoria. Ciò significa che ogni cliente dovrebbe fornire il proprio documento ad ogni singolo acquisto nello stesso locale.
Una complicazione insostenibile sia per i gestori che per i consumatori. Per questo una proroga di almeno sei mesi dell’avvio dell’intero progetto non è solo è auspicabile, ma necessaria. Ci auguriamo che in Parlamento si possa trovare un’intesa il più ampia possibile su questo punto”.