MILANO – Da 218 tonnellate di fondi di caffè poter ottenere 98 tonnellate di pellet per riscaldare 453 abitazioni britanniche.
Tempo a disposizione: un anno. Questa l’equazione che è alla base dell’accordo stretto tra la catena di caffetterie Caffè Nero e le aziende di riciclaggio First Mile e Bio-Bean.
Ci troviamo nel Regno Unito, e più precisamente a Londra. L’intesa in realtà risale al luglio 2016, ma il progetto è entrato nel vivo in questi giorni quando una seconda catena di caffetterie, Costa Coffee, ha firmato una partnership simile con Bio-Bean.
L’obiettivo dell’accordo è semplice: First Mile fornisce la Caffè Nero con speciali sacchi per la raccolta differenziata in cui sono conferiti i fondi di caffè usati.
I sacchi sono prelevati dalla stessa First Mile ogni sera e consegnati al terzo perone per la trasformazione in pellet per stufe e camini. La resa energetica di pellet di caffè è doppia rispetto a quella del legno e, se utilizzati per la produzione di calore tramite pirolisi, sono in grado di creare un carbone vegetale di grande valore in agricoltura.
Per il futuro, ha spiegato l’azienda, l’intenzione è sia di estendere l’iniziativa ad altre città, sia di trasformare i fondi di caffè anche in un altro combustibile, il biodiesel. Una tonnellata di fondi caffè, infatti, consente di ottenere 245 litri di biofuel.
L’iniziativa non è peregrina. Anche in Italia c’è chi ha sta inseguendo l’idea di valorizzare i rifiuti della bevanda energetica numero uno a livello nazionale, in nuovi materiali energetici.
Parliamo della startup modenese Oltrecafé ha deciso di puntare sul riciclo intelligente degli “scarti” per creare lo scorso anno il primo pellet italiano al 100% ecologico.
Ma la prima impresa in questo senso, risale addirittura al 2013 quando la Cattelan Distributori Automatici (CDA) in collaborazione con l’Università di Udine e Blucomb – spin-off dell’Ateneo, hanno dato il via al primo progetto di trasformazioni dei fondi delle macchinette in biomassa e fertilizzanti.