BINASCO (Milano) – Si è conclusa la ventisettesima edizione del concorso Maestri dell’Espresso Junior organizzato da illy e LaCimbali. Più esattamente frutto del lavoro singergico tra la Mumac Academy e l’Università del caffè Illy . Un grande impegno per formare i giovani professionisti di domani. Passando dall’ampliamento delle conoscenze di base, a cominicare da quelle dei docenti degli Istituti alberghieri. È stato un venerdì 24 maggio, caratterizzato da più sessioni di gara che, dagli ottavi di finale, hanno visto la selezione dei due finalisti tra 16 ragazzi arrivati da tutto il territorio nazionale. Primo posto conquistato da Riccardo Merlonghi, dall’Istituto alberghiero “Buscemi” di San Benedetto del Tronto (Aascoli Piceno). Che è riuscito a centrare entrambi i premi: giuria tecnica e giuria giornalisti.
Il secondo posto è andato, invece dalla studentessa dell’Ipseoa G. Varnelli di Cingoli (Macerata), Sara Bahdine.
I due giovani erano accompagnati rispettivamente dai docenti Antonio Giordano e Alice Gennari.
Riccardo Merlonghi racconta la sua esperienza di finalista e vincitore
Con quanti ha dovuto confrontarsi per arrivare sin qua, a partire proprio dai ragazzi della sua stessa scuola?
“Eravamo pochi. Tra tanti sono stato scelto io, probabilmente per fortuna. Sicuramente il docente ha creduto in me e questo ha fatto la differenza. Io mi sono poi impegnato tantissimo.
All’interno della mia scuola si punta più sui cocktail e il mondo della mixology. Dalla mia parte ho il modello di mio padre, di grande ispirazione, che, lui barista, mi ha spinto verso la specializzazione della caffetteria. Sono pochi ormai che, giunti al terzo o quarto anno dell’Istituto alberghiero, scelgono di continuare in questo settore.”
Per lei cos’è il caffè?
“A questo punto della mia vita rappresenta tutto ciò che sarà il lavoro futuro. Le mie prossime esperienze e in prospettiva il mio mestiere. Oggi, è la bevanda che mi ha permesso di esser qui a vincere.”
Pensava di arrivare sino in finale?
“No. Agli ottavi ero abbastanza certo di poter andare avanti. Mentre una volta arrivato ai quarti, onestamente, pensavo di non poter passare al turno successivo. Perché ho avuto diversi problemi proprio durante la gara. Ho perso del tempo, andando in overtime.
Poi, con mia grande sorpresa, ho superato anche questa fase. Una volta arrivato in semifinale, ho dato il massimo. ”
Quale preparazione pensa sia il suo punto più forte?
“Penso quella del caffè. Perché di certo è un processo che, a mio parere, ha meno parametri da controllare. Infatti è necessario saper regolare la macinatura e la pressatura.
Al contrario della preparazione del cappuccino, dove le variabili si moltiplicano. Il caffè può esser sbagliato e il latte non alla temperatura ideale. Esiste il momento dello sversaggio e della rottura del latte: insomma, i fattori sono tanti. Ed è molto più complicato.”
La parte dell’allenamento in visione della gara, dove è avvenuta?
“A proposito di questo, devo ringraziare il mio docente che mi ha seguito passo dopo passo, assieme a mio padre. Abbiamo investito parecchi pomeriggi extra scolastici ad allenarci. A provare con le attrezzature della scuola, che non sempre sono il massimo.
Nonostante ciò, abbiamo dato il meglio di noi, cercando di prepararci il più possibile. Sempre guidati dal principio che in ogni caso, sarebbe stata una bella esperienza. ”
Adesso, con la vittoria, porterà una macchina nuova al Istituto
“Sì, ed è stata la spinta più grande per arrivare alla vittoria. Perché era davvero necessaria una macchina nuova. Sarà un ottimo incentivo per gli altri studenti della scuola. Tutti saranno più invogliati ad avvicinarsi a questo mondo.
Avrebbe fatto la differenza anche con me, in termini di motivazione. Un ragazzo che viene da un posto come San Benedetto, è un buon modello che può ispirare gli altri ragazzi a mettersi in gioco.”
Perché è importante partecipare a una gara come questa?
“Sicuramente la gara dà la possibilità di confronto con altri. Per capire quali sono i propri limiti e osservare gli errori che si fanno sotto pressione.
La farei perché in primis è un’esperienza. Poi perché ogni cosa ti forma, sia se negativa che positiva. È bello partecipare insieme ai propri coetanei in una sfida di questo tipo.”
Cosa ne pensa della novità di questa edizione, dedicata alla comunicazione di un progetto tramite i social?
“Noi giovani passiamo molto tempo sui social e capita spesso di esser colpiti da sponsorizzazioni attraverso questi mezzi. Non è stato semplice occuparsi di questo aspetto. Perché riuscire a trasmettere la propria idea in maniera incisiva alla giuria di giornalisti, sia a livello visivo che espositivo, è complesso.
Entrambe le prove, tecnica e espositiva, hanno avuto la loro buona dose di difficoltà. Ma alla fine ce l’ho fatta.”
Qual è il suo locale di riferimento?
“Mi sono ispirato a un locale di Padova, Il Diemme Caffè, che offre ai clienti le preparazioni alternative all’espresso. Un elemento che secondo me, è quello che può distinguere un bar rispetto a un altro. Può essere una spinta per i giovani per invogliarli ad allungare la permanenza in un locale.
Anche all’interno di una realtà come quella di San Benedetto, un’offerta di questo genere ha il suo perché. Sarebbe l’unico.”
E lei lo vorrà aprire questo suo locale ideale?
“Sinceramente? Sì. Non so se sarò mai in grado, ma è di certo il mio obiettivo. Questo anche perché, avendo l‘esperienza di mio padre alle spalle, so che cosa comporta aprire e gestire un’attività.
La caffetteria di famiglia abbraccia già la filosofia di un consumo più lento e rilassato?
“Sì. Il locale offre sia la possibilità di consumare velocemente la propria ordinazione così come quella di prendersi il proprio tempo. Vogliamo offrire l’occasione di passare le ore in tranquillità, in un ambiente accogliente con della musica di sottofondo.
E’ un luogo dove incontrarsi e anche dove lavorare: c’è internet gratuito. I professionisti, anche i giornalisti, possono fermarsi.
Proprio da un giornalista sono stato ispirato nella proposta di bevande alternative all’espresso. Perché, questo professionista veniva sempre da noi per lavorare e passava delle ore, consumando il solito espresso. Ecco: penso sia una buona idea proporgli qualcosa di più, che possa accompagnare la sua esperienza nel locale.”
Che cosa le ha portato la vittoria?
“Soddisfazione, perché è un premio per il nostro impegno. Mi sono divertito e anche messo molto alla prova. Dedico questo traguardo in primis al mio professore e poi a mio padre.”