TRIESTE – Proteggere una vasta gamma di eccellenze gastronomiche italiane, mettendo al centro qualità e benessere. Questo è lo scopo del progetto portato avanti da Riccardo Illy e dal gruppo Polo del Gusto. Un lavoro che accomuna sotto la complementarità dei prodotti e l’unione d’impresa i propri valori. Leggiamo di seguito parte dell’intervista di Fabiola Fiorentino per Forbes.
In questi ultimi anni il tema della salvaguardia dei prodotti simbolo dell’eccellenza gastronomica italiana è più forte che mai. In che modo noi cittadini, le aziende e le organizzazioni mondiali possono contribuire a questo obiettivo nel lungo periodo?
“La salvaguardia dei nostri prodotti è un tema forte e soprattutto complesso. La ricchezza dei nostri prodotti è un racconto della bellezza e diversità del territorio dell’Italia. Dietro questa straordinaria vetrina di cose buone, di tutti i tipi, che affascina il mondo, c’è un patrimonio agricolo – viti, olivi, cereali, solo per citarne alcuni – e di processi e saperi: molti sono andati perduti, altri sono stati recuperati con determinazione e innovazione dall’industria alimentare più genuinamente contemporanea.
Il nostro contributo di cittadini può essere senza dubbio un contributo di conoscenza: conoscere la bellezza del gusto e degli ingredienti di tutto il nostro Paese; educare le giovani generazioni a scoprire e amare le cose buone che produciamo e come le produciamo. Le grandi aziende possono dare il loro contributo nella trasparenza dei processi e della filiera, rispettando gli standard di qualità che ci hanno resi famosi.
Le organizzazioni internazionali possono, infine, essere determinanti nel promuovere una cultura corretta delle identità dei prodotti, rendendo le relazioni internazionali in tema di food & beverage più efficaci, le normative meno interpretabili, facendo chiarezza tra la sovrabbondanza di denominazioni, certificazioni e relativi requisiti”.
Qualità fa necessariamente rima con sostenibilità? Cosa vuole oggi il consumatore medio? E cosa significa per voi inseguire la sostenibilità alimentare?
“Nella filosofia della qualità dirompente, che ispira il lavoro di tutto il gruppo, la sostenibilità è una delle quattro condizioni fondanti di una qualità superiore; non ci può essere qualità senza un percorso rigoroso e privo di compromessi, che parta dalle materie prime e arrivi ai processi. Il consumatore medio è sempre più attento ai dettagli di produzione, e soprattutto i consumatori più giovani che, giustamente, ci chiedono conto della programmazione futura e dell’impatto di oggi.
Le aziende del Polo del Gusto condividono una consapevolezza fondamentale verso la sostenibilità alimentare: la qualità ha un costo più alto, a partire dall’uso delle risorse. Lo sa bene Domori, che è sia coltivatore che produttore in un settore delicato e discusso come quello delle piantagioni di cacao: Domori si è sempre basata sul principio dell’equo compenso, riconoscendo ai coltivatori locali un margine equo rispetto al prezzo del mercato internazionale, coprendo così tutti i costi di produzione, lasciando un margine e compensando ulteriormente gli agricoltori per l’impegno aggiuntivo”.
Come si è concluso il 2022 in termini economici? E quali sono state le operazioni più significative per Polo del Gusto?
“È stato un anno che ha portato a tanti nuovi passi in avanti. I fatturati sono stati in linea con le attese e così, nella media, i risultati economici delle società partecipate e del Polo. Il 2022 ha portato all’accordo per l’acquisizione di Achillea, marchio top premium del settore succhi di frutta e soft drinks, tutti realizzati da ingredienti rigorosamente biologici, e di Rococo Chocolates, acquisito da Prestat a giugno.
Inoltre, Domori nel 2022 ha inaugurato il suo primo flagship store a Torino, in pieno centro, a piazza San Carlo. Un negozio dal concept polifunzionale, che accoglierà tantissime iniziative dedicate alla degustazione e alla cultura del cioccolato. Infine, penso al debutto sul mercato internazionale, da Dubai agli Stati Uniti, di una piccola azienda come Pintaudi”.
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