LIVORNO – Che la parola “espresso” sia spesso identificata con qualità italiana non c’è dubbio. Ma da qui a riuscire a conquistare il Brasile, Paese simbolo del caffè nel mondo, di strada ne passa. Eppure Riccardo Grillo, livornese doc, classe 1969, è riuscito in questa impresa, e non solo. Riccardo è il proprietario e dirigente dell’azienda di torrefazione “Caffè Toscano”, diventata in pochi anni leader regionale del suo settore che esporta cialde e capsule in tutto il mondo, anche, appunto, in Brasile e Tanzania.
Caffè Toscano, il made in Italy in Brasile e Tanzania
«Ho riaperto nel 2000 l’azienda che era di mio nonno – racconta – si chiamava Stefanini ed era stata in funzione dal 1951 fino al 1990. Mio nonno è morto quando io ero ancoro piccolo, ma mi è sempre rimasta la passione per il suo lavoro, riprendere la storia di famiglia era il mio obiettivo».
All’inizio della sua carriera da imprenditore Riccardo è solo
«Facevo tutto da me – spiega – dalle ordinazioni fino a pulire i bagni. Il mercato classico della torrafazione era chiuso e così nel 2003 ho deciso di fare un grosso investimento buttandomi nel settore Vending ovvero tutta l’attività di vendita e somministrazione di prodotti alimentari e non, per mezzo di distributore automatico. Nel mio caso caffè, ovviamente». Un vero salto nel vuoto, eppure, contro ogni pronostico Riccardo ha trova la strada giusta e la sua ditta decolla.
«In molti mi hanno dato del matto, ma io ero convinto di quello che stavo facendo. Da quel momento mi sono concentrato nel settore delle cialde e delle capsule sia, appunto, per i distributori automatici, sia per le macchine “familiari”».
Sono passati 10 anni da allora e l’ultimo fatturato di Caffè Toscano parla chiaro: 4 milioni di euro
«In più ho assunto 11 persone e sto pensando di espandermi, le richieste sono in continuo aumento. Lavoriamo anche per altre torrefazioni e presto compreremo uno spazio più grande e altri macchinari». Riccardo ha infatti grosse idee per il futuro e, nonostante la crisi che si respira, continua a investire. «Credo nel mio progetto e nel mio lavoro – afferma sicuro – Il momento non è facile, le tasse aumentano in continuazione e l’accesso al credito è difficilissimo. Per tutti, anche per me che ho un’azienda sana e di successo. Ma io non mollo».
Il segreto del suo successo? Senza dubbio la qualità, ma anche l’aver saputo sfruttare nel modo giusto ciò che riguarda la visione del made in Italy nel mondo
«Molti mi chiedono come si fa a vendere caffè ai brasiliani. Un po’ come vendere ghiaccioli agli eschimesi, insomma. La verità è che come si beve l’espresso in Italia non si beve da nessuna parte. Per diversi motivi sia per la qualità della miscela e dell’acqua che per la qualità della macchina. In oltre, più la miscela è buona, più è difficile da fare. Usare le cialde è il modo più semplice per avere un ottimo espresso in qualunque parte del mondo: ecco cosa ha convinto i nostri clienti in molte parti del globo».
Anche il nome scelto per Caffè Toscana però ha fatto la sua parte. «La parola Toscana è un brand di per sé. In tutto il mondo è garanzia di qualità e bellezza. Noi abbiamo deciso di puntare sulla tradizione, miscelando i migliori caffè e tostandoli a basse temperature per mantenere intatte tutte le sostanze e i profumi».
Una tradizione mischiata però al futuro:
« Nessuno credeva che il mio investire nelle capsule fosse la scelta giusta nel giro di dieci anni invece il mercato ha dimostrato che avevo avuto una vera intuizione nel credere nel settore vending. Se qualcuno, negli anni in cui ho lavorato da solo mi avesse detto dove sarei riuscito ad arrivare forse mi sarei messo a ridere. E invece eccomi qui a dimostrare che tutto è possibile». Anche vendere ghiaccioli agli eschimesi. Per saperne di più: