TORINO – “Riapriremo lunedì mattina il Platti come se niente fosse, come se fosse stato solo un brutto sogno”. Sono queste le prime parole di Andrea Gai, l’architetto che da circa 2 mesi sta seguendo i lavori di ristrutturazione del Caffè Platti di corso Vittorio Emanuele, lo storico locale che lo scorso 23 gennaio 2015 chiuse i battenti lasciando di stucco i suoi affezionati clienti, quelli che erano disposti a sfidare il freddo – in presenza di un impianto di riscaldamento sempre spento – pur di assaporare brioches e cappucino in una delle caffetterie più eleganti della città sabauda.
Lunedì 10 agosto del 2015 il Caffè Platti ha riaperto i battenti in tutta la sua eleganza, mantenuta e – al contempo – valorizzata da impianti nuovi e di ultima generazione.
“E’ dal 1999 che seguo con amore le vicissitudini di questa caffetteria – afferma l’architetto Gai -. Abbiamo recuperato gli arredi, ritoccato le vernici e sistemato gli impianti di aerazione delle cucine sotterranee che impedivano ai dipendenti di operare nelle condizioni ottimali. C’erano giorni in cui, nei laboratori, il personale lavorava con temperature superiori ai 50 gradi a causa del mal funzionamento dei sistemi di aspirazione-ventilazione”.
La chiusura decisa dal giudice
A decidere per il fallimento che aveva quindi comportato la chiusura immediata delle serrande del Caffè Platti era stato il giudice Ernesto Astuni: mesi di bollette non pagate e di stipendi mai versati ai dipendenti, comprese azioni di mobbing da parte del vecchio amministratore, avevano addirittura indotto il personale a presentare un’istanza collettiva di fallimento, nella speranza di creare le condizioni per una riapertura in acque più sicure.
Oltre due mesi di lavoro e circa 200-300mila euro di soldi spesi per ridare alla città un gioiello della caffetteria amato da molti torinesi. La maggior parte degli interventi ha riguardato ciò che i clienti neppure conoscono, ovvero le cucine e laboratori sotterranei dove il personale prepara brioches – con ricetta top secret – e piatti tipici.
“Quando siamo arrivati qui – commenta l’architetto Gai – abbiamo trovato di tutto. A seguito del decreto ingiuntivo a effetto immediato emesso dal Tribunale, il personale ha dovuto abbandonare immediatamente i locali, lasciando padelle, sughi e pietanze esattamente dove erano. E lì sono rimaste per sei mesi, fino a quando siamo arrivati noi. Il lavoro per recuperare utensili, ripulire frigo, impastatrice e frigittrice è stato duro, ma ora siamo pronti a ripartire”.
E’ l’amore per un locale che ha visto la storia di Torino a guidare l’archittetto Gai e Andrea Long, il giovanissimo amministratore della società “Antica Zecca” che – aggiudicandosi l’asta fissata dal Tribunale – si è impossessato per la bella cifra di 220mila euro la caffetteria di corso Vittorio Emanuele: “Il Caffè Platti è un simbolo per la città di Torino – commenta l’amministratore Andrea Long – e auspichiamo che entro l’autunno si possa ritornare a un servizio di forte livello.
Al momento riapriranno solo caffetteria e ristorante
Mentre la pasticceria e la gelateria annesse rimarranno in cantiere in attesa di instaurare partnership di alto livello. Che possano far riprendere al meglio tali attività”.
L’idea, secondo l’amministratore dell’Antica Zecca, è di valorizzare pasticceria e gelateria puntando sull’innovazione. Adibendo gli spazi anche a clientela più giovane e in un contesto più moderno.
I presupposti ci sono e il lavoro effettuato in questi due mesi lo conferma. “Sono sicuro che domenica notte la passeremo qui – conclude l’archietto Gai -. In attesa dei primi clienti che lunedì mattina potranno di nuovo varcare la soglia del Caffè Platti. E godersi un caffè in uno dei locali più chic della nostra città”.