Dal legale di Francesco Segafredo riceviamo e pubblichiamo a rettifica di quanto diffuso in data 20 ottobre 2014 con il titolo “SAGA ZANETTI – I fratelli contro Massimo” firmato da Gloria Riva e ripreso dal settimanale l’Espresso http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/10/16/news/zanetti-i-fratelli-contro-segafredo-1.184456
“Nel Vostro periodico on line è stato pubblicato un articolo dal titolo SAGA ZANETTI – i fratelli contro Massimo a firma di Gloria Riva è stato scritto “Zanetti ha cominciato quarant’anni fa da una piccola torrefazione di Villorba (Treviso) e solo in un secondo tempo è diventato il capo della bolognese Segafredo, che fino al 1974 era controllata dagli omonimi imprenditori bolognesi.
In quell’anno venne rapito il giovane Francesco Segafredo e il riscatto fu sborsato proprio da Zanetti, a cui, dopo quella brutta storia, i parenti del rapito lasciarono il controllo dell’azienda.
Tra l’Emilia e il Veneto si racconta che quel denaro fosse parte dell’eredità lasciata da papà Virgilio Zanetti ai suoi tre figli: Martino, Mario e Massimo. Dev’esserne nato un bisticcio, perché da allora con Martino e Mario non corre buon sangue.”.
I fatti storici sono ben diversi e la diffusione di errate ricostruzioni di una vicenda dolorosa subita dalla famiglia Segafredo impone una corretta rettifica perché sia chiaro che:
a) il costo del riscatto per il rilascio di Francesco Segafredo fu sopportato dalla sua famiglia senza alcun pagamento o contributo di Massimo Zanetti;
b) Virgilio Zanetti, padre di Massimo, la cui eredità, nell’erronea ricostruzione dell’articolo, sarebbe servita nel 1974 a pagare il riscatto di Francesco Segafredo, è vissuto felicemente per oltre venti anni dopo il rapimento di Francesco Segafredo;
c) la famiglia Segafredo concluse nel 1977 con la famiglia Zanetti (e non con il solo Massimo) la vendita della società, attuale Segafredo Zanetti s.p.a., per motivi completamente estranei al rapimento o alle sue conseguenze;
d) la famiglia Segafredo ha poi continuato ad essere attiva nel settore della torrefazione del caffè, dove è tuttora ben nota apprezzata in Italia e nel mondo con la Essse Caffè s.p.a. guidata da Francesco Segafredo;
e) se vi sono stati dissapori all’interno della famiglia Zanetti, ciò non è collegabile a faccende legate al rapimento di Francesco Segafredo ed al suo riscatto.
Avv. Nicola Alessandri – a nome e per conto di Francesco Segafredo”