MILANO – Dei giovani che arrivano da esperienze differenti hanno trovato terreno comune in un’unica passione: psicologi, ingegneri, economisti e non solo con un occhio di riguardo per la ristorazione. In questo gruppo c’è chi ha lavorato per oltre 10 anni nei bar, chi ha fatto il runner all’estero e chi si è fatto le ossa in cucina.
Grazie all’aiuto di esperti, imprenditori e docenti universitari attivi nel settore horeca, hanno dato vita a un progetto interdisciplinare e transgenerazionale: Restworld. Ce lo hanno raccontato e spiegato i fondatori.
Restworld: com’è nato il vostro progetto, con quale obiettivo e per quale esigenza?
“Il nostro progetto nasce dal mix di interessi di due giovani studenti universitari, Luca e Davide, entrambi laureandi in psicologia del lavoro e benessere delle organizzazioni. Dopo numerose esperienze a contatto con il mondo della ristorazione sia nazionale che internazionale era chiara a entrambi l’esigenza, per il settore, di ridurre il “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro soprattutto nei periodi ad alta intensità stagionale.
Inizialmente il progetto era una semplice tesi di laurea volta a comprendere il “perché” dietro questo mismatch. Parlando con oltre 150 ristoratori della città di Torino la tesi si è pian piano evoluta in un’opportunità di business partendo da un semplice assunto: riqualificare le professioni del settore horeca in particolare per quanto concerne il mondo della sala.
L’obiettivo di fondo, seppur banale all’apparenza, era (ed è tuttora) quello di aiutare le persone a trovare il giusto posto nel quale lavorare e, al tempo stesso, aiutare i datori di lavoro a trovare staff motivato.”
Trovate personale anche per bar e catene di caffetterie?
“Assolutamente sì! Ad oggi abbiamo iscritte in piattaforma 6.000 persone solamente del comparto bar e caffetteria da ogni parte di Italia. E da qualche settimana a questa parte il numero di iscritti aumenta al ritmo di quasi 200 persone al giorno. Il modello, costruito per far incontrare domanda e offerta, è stato studiato sia per aiutare i giovanissimi ad iniziare le prime esperienze lavorative, sia per chi ha un’età più avanzata e decide di cambiare il proprio posto di lavoro.”
Come ha influenzato il Covid la vostra attività così legata all’horeca?
“Abbiamo aperto la società a Febbraio 2020. Diciamo che il tempismo non ha giocato proprio a nostro vantaggio. Ci siamo reinventati. Inizialmente abbiamo convertito l’azienda in un centro di ricerca e abbiamo cercato di monitorare e raccontare cosa stesse accadendo nel mondo horeca e come il Covid stava impattando la vita professionale e privata di imprenditori e operatori Questo in collaborazione con Occca sia a inizio lockdown che alla fine.
Abbiamo inoltre cercato di supportare il settore aiutando nelle attività burocratiche e decisionali per far fronte all’emergenza. Ovviamente però questo non ci permetteva di continuare a mantenere una società economicamente. Abbiamo rischiato ben 2 volte di chiudere la società per un pelo. Fortunatamente nel nostro percorso abbiamo conosciuto titolari di attività di ristorazione interessati alla società e ad investire in un’idea che ad oggi si sta rivelando utilissima per il settore. Al tempo non c’era ancora la piattaforma ma veniva gestito tutto con enormi file excel. Il Covid ci ha permesso di avere il tempo per studiare meglio i processi e le scelte umane dietro la ricerca di lavoro e la ricerca di staff. Così abbiamo passato settimane intere a migliorare il servizio senza l’ansia costante di dover gestire ingenti moli di lavoro. Forse questo è stato l’unico vantaggio della dinamica Covid.”
Quali sono le prospettive nel futuro prossimo per Restworld?
“Sicuramente in questo momento e per i prossimi mesi l’obiettivo rimarrà aiutare quante più persone possibili a reintegrarsi nel mondo del lavoro in un settore spaccato dall’emergenza Covid. Nei prossimi mesi l’obiettivo sarà quello di andare a fornire nuovi servizi per il settore e riuscire a creare quello che noi definiamo un Assistente Virtuale alla Carriera per le circa 800.000 persone che operano nel settore in Italia come “dipendenti”. Inoltre, come startup, l’obiettivo sarà quello di rendere questo servizio scalabile oltre i confini italiani per poter dare l’opportunità a chi lo desidera di muoversi tranquillamente per lavoro in tutte le nazioni dove Restworld opera.
La registrazione alla piattaforma è gratuita e siamo convinti che oltre 50.000 persone del settore si avvicineranno alla realtà di Restworld nei prossimi mesi. Ultimo, ma non meno importante, contiamo di poter dare il nostro supporto alle associazioni di categoria, attraverso l’interpretazione dei dati e delle esigenze di bar, ristoranti ed hotel al fine di migliorare il rapporto tra Stato e attività con soluzioni “win to win” per tutti gli attori coinvolti.”
Chi si rivolge a voi e come contattarvi?
“Si rivolgono a noi principalmente bar, ristoranti, pizzerie, hotel e gelaterie. Un ottimo riscontro arriva anche dalle cucine etniche. Tramite il sito web restworld.it/registrazione chi lavora nel settore ha la possibilità di registrarsi tramite un simpatico form che cerca di creare una analisi delle motivazioni e degli interessi della persona per offrire reali opportunità interessanti per lui/lei. I locali invece possono compilare un form di contatto e con una intervista telefonica molto strutturata andiamo ad identificare esattamente le necessità del locale e iniziamo la ricerca (al link qui c’è un video che riassume i reali vantaggi per i titolari delle attività).”
Qui il link alla piattaforma.