MILANO – Si torna nella Repubblica Democratica del Congo (di cui proprio recentemente si è discusso qui) per parlare stavolta di deforestazione il suo legame con il cambiamento climatico: due problemi che sono stati affrontati da uno studio che ha voluto studiare le modalità in cui i sistemi agroforestali che alternano il caffè con altre colture, riescono a produrre non solo quanto una monocoltivazione, ma hanno un impatto sull’ambiente minore.
Leggiamo i dettagli dall’articolo pubblicato su lindipendente.online.
Repubblica Democratica del Congo, un esempio ecologico
Le foreste pluviali tropicali, in particolare nel bacino del Congo, stanno subendo un rapido declino, principalmente a causa dell’espansione dell’agricoltura di sussistenza. Tuttavia, l’agroforestazione tropicale, soprattutto quella legata alla coltivazione del caffè, offre una via promettente per conciliare produttività agricola e conservazione della biodiversità, oltre a favorire il sequestro del carbonio.
Lo studio condotto nella RDC ha esaminato 79 appezzamenti di terreno, estesi su un’area pari a circa 192 campi da tennis
I ricercatori hanno confrontato la resa del caffè, la biodiversità delle specie legnose e il contenuto di carbonio organico in quattro diversi sistemi di coltivazione. I risultati sono sorprendenti: le rese di caffè nei sistemi agroforestali non differiscono significativamente da quelle delle monocolture, ma supportano il 90% in più di biodiversità e immagazzinano tre volte più carbonio rispetto ai sistemi monoculturali.
Tuttavia, per realizzare su larga scala queste pratiche, sarà cruciale coinvolgere i piccoli agricoltori, che attualmente coltivano l’80% del caffè globale, fornendo loro gli strumenti necessari per adottare metodi più sostenibili.
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