COLOMBIA – La produzione colombiana si manterrà stabile, nel 2011/12, a 8,5 milioni di sacchi, nettamente al di sotto delle medie produttive degli ultimi 40 anni. Lo afferma il Gain Report (Gain è l’acronimo americano di Rete Globale di Informazione Agricola) del Servizio agricolo estero (Fas) del dipartimento Usa dell’agricoltura (Usda), diffuso pochi giorni fa. Va premesso che i Gain Report non rispecchiano necessariamente le posizioni del minagricoltura americano. Essi costituiscono comunque la base per la compilazione delle statistiche ufficiali contenute nelle circolari sulla produzione mondiale e il commercio di caffè, pubblicate con cadenza semestrale. Il rapporto prevede che la produzione risalirà a 9 milioni del 2012/13, per effetto delle migliori condizioni climatiche e dell’entrata in produzione di arbusti di nuovo impianto.
Colombia: nei primi 5 mesi dell’anno di mercato 2011/12, la produzione è stata di 3,9 milioni di sacchi
Pari al 27% in meno rispetto al pari periodo precedente. Secondo gli esperti del Fas, il progressivo attenuarsi del fenomeno La Niña contribuirà al recupero produttivo nella seconda metà dell’anno. Nel corso del 2011, secondo Fnc, sono stati rinnovati ulteriori 117 mila ettari di piantagioni con varietà più resistenti alle avversità portando così le aree interessate dagli interventi di rinnovo, da 5 anni a questa parte, a circa la metà dell’ ettaraggio nazionale. Il programma è destinato a proseguire negli anni a venire in ragione di circa 110 mila ettari all’anno.
Con l’entrata in produzione delle aree rinnovate aumenterà progressivamente anche il potenziale produttivo, la cui piena realizzazione dipenderà chiaramente dall’adozione di pratiche agricole corrette e dal sussistere di condizioni meteo favorevoli.
Il mutamento climatico ha inciso non poco sull’andamento degli ultimi raccolti
Non soltanto le piogge, ma anche l’elevamento delle temperature stanno influendo sulla produzione di caffè determinando un’incidenza crescente delle malattie, specialmente alle basse altitudini. Il centro nazionale per le ricerche nel settore del caffè (Cenicafé) sta studiando delle varietà resistenti alla scolite del caffè, che si affiancheranno a quelle, già utilizzate, resistenti alla roya (ruggine del caffè).
L’export colombiano è destinato secondo il report a raggiungere a fine 2011/12 gli 8,4 milioni di sacchi, in crescita dell’11% sull’anno precedente, e a incrementarsi ulteriormente a 8,8 milioni nel 2012/13. Gli Stati Uniti continuano a essere, di gran lunga, la principale destinazione dell’export colombiano, con una share che ha raggiunto, nel 2011, il 43,5%. Seguono, fortemente distanziati, Giappone (14%) e Belgio (8,3%).
I caffè speciali, comprese le produzioni bio certificate, costituiscono circa un terzo dell’export totale
Cresce inoltre la visibilità e il prestigio delle singole origini della Colombia, come Huila o Nariño. Quote significative di prodotto sono esportate infine sotto forma di caffè trasformato (in particolare di caffè solubile liofilizzato). I prezzi dei caffè colombiani sui mercati internazionali sono scesi a una media mensile di 2,26 dollari per libbra a marzo 2012, pari al 16% in meno rispetto allo stesso mese del 2011.
Ancora più marcata l’erosione dei prezzi interni pagati ai produttori, che hanno registrato, sempre a marzo, un calo del 26% rispetto a un anno prima. Il rivalutarsi del peso colombiano sul dollaro grava, a sua volta, sui redditi dei produttori complicando ulteriormente la situazione di quelli meno produttivi. A difetto di dati ufficiali, il report stima che le scorte scenderanno a fine 2011/12 a 439.000 sacchi, in calo di 310.000 sacchi rispetto all’anno precedente. Nonostante la ripresa produttiva prospettata, il livello delle scorte dovrebbe calare di ulteriori 250 mila sacchi a fine 2012/13.