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giovedì 21 Novembre 2024
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Report Ico marzo, previsioni più ottimistiche per l’annata 2011/12

Rimangono dubbi sui dati di Etiopia e Vietnam. Ancora in calo i prezzi degli arabica a fronte del previsto raccolto da record del Brasile Come è cambiata la geografia del caffè dal duemila a oggi

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MILANO – Marzo, mese che segna il giro di boa dell’annata caffearia, vede un ulteriore declino dell’indicatore composto Ico, costantemente in calo da ottobre a oggi nei report. A determinarlo sono, ancora una volta, i soli indicatori degli arabica. Colombiani dolci e brasiliani naturali, in particolare, sono scesi ai livelli minimi da giugno 2010, il mese che segnò, come si ricorderà, l’avvio del forte ciclo rialzista che ha spinto i prezzi, l’anno scorso, ai massimi storici ultratrentennali. Continuano a rivalutarsi, invece, i robusta (+1,6%) e l’indicatore di Londra (+3%).

Per effetto di questa variazioni, il differenziale New York-Londra si è ridotto di un ulteriore 21,1%. Rispetto a marzo 2011, le medie degli indicatori mensili di colombiani dolci, altri dolci, brasiliani naturali e Ice sono inferiori, nell’ordine, del 25,9%, 31,1%, 26,4% e 31,1%. Fortissima la volatilità, particolarmente marcata nel caso dei brasiliani naturali (12,6%). Va intanto osservata una significativa correzione al rialzo della stima sul raccolto mondiale per l’annata in corso, in conseguenza dei nuovi dati aggiornati trasmessi agli uffici londinesi dagli organismi statistici dei paesi membri.

Report: la produzione 2011/12 risulta pari a poco meno di 131 milioni di sacchi, ossia una rettifica positiva di quasi 2,5 milioni rispetto a quanto indicato soltanto un mese fa

Rispetto alla stima contenuta nel report di febbraio migliorano le aspettative di raccolto per Africa, Messico&America centrale e sud America, mentre viene ridimensionato il dato di Asia&Oceania. Le cifre disaggregate relative ai principali paesi produttori mondiali sono oggetto, per l’appunto, del focus di questo mese. La produzione mondiale viene ora stimata in 130,97 milioni di sacchi. Il calo rispetto al 2010/11 è di appena il 2,4% o poco meno di 3,3 milioni di sacchi: decisamente più contenuto rispetto alla variazione negativa registrata nel precedente ciclo biennale.

La produzione dell’Africa potrebbe risalire a 18,493 milioni di sacchi

Con una partecipazione al totale mondiale del 14,1%, livello massimo degli ultimi 11 anni. Su tale dato incide tuttavia una previsione alquanto ottimistica per quanto riguarda il raccolto dell’Etiopia (8,312 milioni di sacchi, in crescita del 10,8%) fornita dalle autorità di Addis Ababa, che appare in contrasto con l’andamento sin qui registrato dall’export e potrebbe subire nuove revisioni al ribasso nei prossimi mesi. Ai cali produttivi attesi in Uganda (-13,4%) e Tanzania (-6,2%) dovrebbero fare riscontro forti incrementi in Costa d’Avorio (+62,9%) e Camerun (+78,2%). Ulteriori progressi sono preventivati anche in Kenya (+13,9%).

Il calo atteso in Asia&Oceania (-5,2%) è imputabile alle avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato le stagioni trascorse in alcune aree chiave. In Vietnam è previsto un calo del 10,1% a 17,5 milioni di sacchi: 2 milioni di sacchi in meno rispetto al 2010/11. Visto il positivo andamento dell’export nei primi cinque mesi del 2011/12 (a febbraio, l’export del Vietnam ha superato di 600 mila sacchi circa quello del Brasile) non è tuttavia da escludere che questo dato possa essere sottoposto a breve una rettifica al rialzo. A raccolto pressoché ultimato, la produzione dell’Indonesia è stimata in 8,3 milioni di sacchi, in calo del 9,6% rispetto al 2010/11. L’andamento climatico sfavorevole potrebbe ripercuotersi negativamente anche sul raccolto 2012/13.

L’India segna un progresso del 6% a 5,3 milioni di sacchi, a dispetto degli annosi problemi strutturali (alti costi di produzione e scarsità di manodopera), che gravano sul comparto del subcontinente. In ripresa anche Papua Nuova Guinea, che risalirà a 1 milione di sacchi, con un incremento del 15%. Ridimensionato l’impatto del maltempo sulla produzione di Messico&America centrale, la cui produzione segnerà un calo solo marginale (-0,9%) sull’annata precedente. Le conseguenze maggiori si avranno nel Salvador, dove la produzione dovrebbe calare del 28,5% a 1,3 milioni di sacchi. Variazioni negative sono ipotizzabili anche in Messico (-5,2%) e Guatemala (-5,1%).

Bene l’Honduras (+4%), che manterrà la leadership recentemente conquistata tra i paesi del centro America, il Nicaragua (+16,4%) e la stessa Costa Rica, che potrebbe risalire a livelli produttivi mai raggiunti nell’ultimo quinquennio. Nonostante il Brasile in anno negativo e la Colombia tuttora molto al di sotto delle medie storiche dei primi anni duemila, il raccolto del sud America potrebbe raggiungere il volume ragguardevole di 59,2 milioni di sacchi beneficiando dell’annata record del Perù.

Stando al quadro sopra delineato dal report, la produzione di colombiani dolci e altri dolci crescerebbe dello 0,4% e del 4,4%

Mentre quella di brasiliani naturali e robusta arretrerebbe del 7,5% e del 2,4% rispetto al 2010/11. L’appendice statistica del report ci consente una breve digressione storica sull’andamento della produzione nell’arco dell’ultimo decennio, che evidenzia i cambiamenti intervenuti nella geografia del caffè. Il raccolto mondiale è passato dai 107,7 milioni di sacchi del 2001/02 ai 134,2 del 2010/11.

È interessante osservare nel report come l’incidenza della ciclicità biennale del Brasile, molto accentuata nei primi anni duemila, si è progressivamente ridotta e potrebbe avere quest’anno un impatto contenuto. Guardando alla partecipazione delle varie aree geografiche, la share dell’Africa, tra alti e bassi, è scesa a un minimo del 12% l’anno trascorso, ma appare destinata a risalire considerevolmente, alla luce delle previsioni attuali, nel 2011/12.

La quota di Asia&Oceania stando al report ha toccato il suo massimo nel 2009/10 superando il 30% del totale e dovrebbe attestarsi quest’anno su livelli analoghi a quelli dei primi anni duemila. Ridimensionato il ruolo di Messico&America centrale, che rimane inferiore al 15% (17,2% nel 2000/01) nonostante la parziale ripresa recente. Il sud America dovrebbe mantenersi quest’anno su una quota superiore al 45%, che il raccolto record del Brasile farà certamente incrementare nel 2012/13. L’evoluzione del dato disaggregato per tipologie evidenzia il forte calo recente della Colombia, che si ripercuote sulla minore share dei colombiani dolci.

In termini percentuali, colombiani dolci e altri dolci hanno segnato una flessione a favore dei brasiliani naturali. I robusta, dopo aver superato la soglia del 40% nel 2009, si sono stabilizzati negli ultimi 2 anni. L’atteso incremento di offerta degli arabica ha probabilmente contribuito a far scendere i prezzi, scrive il rapporto nelle considerazioni finali. Tuttavia, fatta eccezione per l’abbondantissimo raccolto 2012/13 atteso in Brasile, le prospettive di un incremento significativo della produzione negli altri paesi appaiono limitate. Il costo del lavoro e l’attuale aumento dei prezzi del petrolio – conclude il report – potrebbero avere un impatto negativo sui guadagni dei produttori inducendo questi ultimi a tagliare gli investimenti, con un conseguente calo della produttività.

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