lunedì 23 Dicembre 2024
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LA REPLICA DI MANUEL TERZI – E’ la qualità che (ap)paga sempre

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Gent. Sig. Giuli,

grazie per il suo intervento. Cercherò di dare chiarezza alle parti che ne difettavano.
Altro che se vale la pena investire in un’evoluzione qualitativa dell’Espresso italiano!
Credo di esserne la dimostrazione vivente!
Io stesso – se non primo, direi certo tra i primi – ho seguito questo percorso: addirittura puntando in tempi non sospetti ad approcciare l’Espresso, ed il Caffè in generale in maniera nuova; da prodotto agricolo fresco e vivo, come fosse un Vino o un distillato.

Forse per primo ho iniziato a proporre Moka, Turkish, French Press, Pour Over, e contemporaneamente ho iniziato a proporre in alternativa a “un caffè” Miscele Arabica e Robusta, Miscele 100% Arabica, singole Origini e Cru particolari.

Presentandoli al Cliente sia merceologicamente come tipologia di prodotto che sensorialmente per il loro profilo sensoriale.

Forse precorrendo quello che sarebbe diventato di lì a pochi anni il fenomeno degli Specialty Coffee.

Insomma, assolutamente necessario e vitale, secondo me, puntare su – e investire in – crescita e svecchiamento della qualità del prodotto e dell’offerta.

Forse non l’ho sufficientemente evidenziato e sottolineato per la leggerezza che mi fa pensare che il mio modus operandi e la mia condotta professionale siano perfettamente in vista a tutti; ma certo è che sto portando questa bandiera con fierezza, determinazione e convinzione da quando (2001) ho fondato “Caffè Terzi” e aperto la bottega di via Oberdan nella quale servivo (e servo) solo Tè e Caffè.

Ma i lusinghieri risultati, la passione e l’amore per il Caffè, la deontologia che – a Dio piacendo – guidano ogni mia scelta professionale, non mi hanno mai distolto da quel fulcro fondamentale di ogni transazione commerciale che è il famoso e famigerato “rapporto qualità/prezzo”.

Cioè poteva anche starci il grano strararo, introvabile e costosissimo, ma doveva essere soltanto uno dei 9 o 10 contemporaneamente presenti in lavagna in bottega.

E in ogni caso non poteva prescindere da una logica commerciale che cerca un buon prodotto per il Cliente/Consumatore unitamente ad una buona vendita per l’Esercente/Torrefattore.

La mia deduzione finale non chiara, è l’assunto con il quale ho mosso i primi passi nella produzione di Caffè torrefatto e nella gestione di un CoffeeShop puro, fra i primi in Italia e forse anche oltre:
– (ri)scoprire, la Sacralità di un Prodotto riservandogli un trattamento da Ospite di riguardo all’interno di un negozio dedicato,
– trasmetterla e comunicarla ad una Clientela curiosa di approfondire un settore enogastronomico fino a quel momento svilito,
– (ri)qualificarne l’offerta (in termini di professionalità, qualità ed ampiezza),
– cercare di coinvolgere il Consumatore creando curiosità e spirito di ricerca in un ambiente all’altezza e consono,
– tenere attentamente (e sempre) sott’occhio la marginalità e il profitto che potevano (e dovevano) caratterizzare questo percorso.

Insomma: ho sempre pensato che il Torrefattore ed il Barista devono essere al servizio del Caffè per la sua Qualità; il Caffè al servizio del Cliente per il suo Piacere; e tutta la catena al servizio del profitto e della (giusta) marginalità che reggono e danno energia vitale a tutta la struttura

E grazie a Dio è andata bene!…

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