MILANO – Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, attraverso la voce del presidente Pinetti, esprime grande indignazione per la superficialità con la quale il settimanale l’Espresso, n. 17 2013 nell’articolo “Il Fisco non prende caffè” a firma Stefano Livadiotti e Giulia Paravicini, ha trattato il tema della distribuzione automatica e per l’approccio più da processo sommario che da inchiesta che ne è derivato. L’articolo riporta, oltre ad inaccettabili insinuazioni diffamatorie, grossolani errori di interpretazione dei dati di settore.
Con gli stessi dati in possesso dell’Espresso (“Studio sul settore della Distribuzione Automatica Italiana 2012” a cura di Accenture – Aprile 2013 e “Vending, Comportamenti d’uso e soddisfazione – Indagine quantitativa” a cura di Demoskopea – Febbraio 2013) dimostriamo di seguito che basta una corretta lettura dei numeri per giungere a considerazioni totalmente opposte a quelle insinuate nell’articolo.
Pinetti: Il Vending è un settore sano, ma specialmente trasparente
Ecco la dimostrazione. Iniziamo dal numero di consumatori: L’articolo contesta la veridicità dell’aumento stimato in un milione di unità tra gli utilizzatori di distributori automatici nel triennio 2009-2012. Calcolatrice alla mano, iniziamo dall’universo di utilizzatori di distributori automatici (studio Demoksopea 2012) Il campione analizzato da Demoskopea e’ quello relativo agli Italiani di età compresa tra i 18 e i 64 anni, ovvero, relativamente al periodo di analisi (12-16 novembre 2012) pari a circa 38.100.000 individui.
L’incremento di utilizzatori di distributori automatici nel triennio 2009 – 2012 è stato pari al 2.3%. (dal 41,9 nel 2009 al 44,2 nel 2012) Estendendo il campione a tutti gli Italiani potenzialmente utilizzatori di distributori automatici (dai 14 anni in su) si ottiene un universo di 51.600.000 individui, di cui il 44,2% è pari a circa 22.800.000. Nel 2009 lo stesso universo era composto da 52.400.000 individui e il 41,9% era pari a 21.950.000.
Con le dovute approssimazioni , indicare in circa un milione l’aumento dei consumatori è assolutamente corretto
L’errore quindi è stato dei giornalisti autori dell’articolo che per calcolare l’incremento dei consumatori hanno applicato l’aumento agli italiani già utilizzatori di distributori automatici e non al totale della popolazione. Questa è solo la prima, e non la più grave, delle ingiustizie rese al settore.
Pinetti: Andiamo avanti
Rispetto alla presunta allergia a forme di pubblicità, menzionata nelle prime righe dell’articolo, rimandiamo alla campagna di pubblicità “Macchinetta Amore Mio” realizzata nel 2011 e andata in onda su Sky, Mediaset Premium e numerosi portali internet, nonché alla campagna appena conclusasi – novembre 2012/gennaio 2013 – per promuovere il marchio di qualità TQS Vending (specifico per la distribuzione automatica) su una ventina circa di testate giornalistiche di settori diversi (Case da abitare, Corriere delle comunicazioni, Macplas, Qualenergia, La nuova ecologia, La termotecnica, Imprese edili, ItaliaImballaggio, Technofashion, Farmacia news, Reti idriche e gas, Il giornale della ceramica, Rassegna dell’imballaggio, Acqua e aria, Il sole24ore edilizia e territorio, Il giornale dell’ingegnere, Innovazione P.A., L’ufficio tecnico, Panorama della sanità).
E’ quindi falsa l’affermazione che la Distribuzione Automatica è un settore allergico alla pubblicità, anzi alla sua visibilità questa dedica grandi investimenti e molta attenzione
Rispetto poi a presunte sparizioni di atti di convegni in cui si celebravano i dati del settore, svaniti poi da internet, basta andare sul sito di Confida (area stampa e dati di settore) per trovare tutti i comunicati stampa (correlati di dati) relativi ai convegni da noi organizzati e la rassegna stampa relativa al settore. Falso quindi anche affermare che siano spariti da internet numeri del comparto Veniamo ai conti del Settore che sono la parte più importante dell’articolo e rappresentano gli errori più grossolani commessi dai giornalisti. La verità va cercata nei numeri, naturalmente ci vuole un minimo di impegno per fare due facili calcoli.
Per tutte le valutazioni che seguiranno utilizzeremo lo Studio di Settore sulla Distribuzione Automatica 2012 di Accenture. Il totale del parco macchine installato in Italia è pari a 2.431.394 distributori automatici, di cui 1.687.394 riguarda le Macchine OCS – Office Coffee Service, quelle cioè piccole da ufficio funzionanti a capsule e cialde. Queste ultime, da sole, valgono 1.598.870.467 di erogazioni e generano un fatturato pari a Euro 528.743.769Considerato che questi dati si riferiscono ad un anno solare, il 2012, dividendo le erogazioni per il fatturato si ottiene il prezzo medio di questa categoria di prodotti, che è pari a Euro 0.33. Se ora dividiamo le erogazioni per il numero di macchine otteniamo il numero di erogazioni effettuate per singola macchina in un anno (ricordiamo che sono quelle piccole per ufficio) 1.598.870.467/1.687.394 = 947,5 erogazioni a macchina per anno. Dividendo questo dato per 220 giorni (essendo la Distribuzione Automatica concentrata per oltre il 90% nei luoghi di lavoro, i conti vanno svolti basandosi sui giorni lavorativi) otteniamo 4,3 consumazioni al giorno per un fatturato giornaliero per singola macchina di Euro 1,4. Vi sono poi 402.902 distributori automatici di bevande calde, che andrebbero divisi peraltro tra “free standing”, le più grandi, e” table top”, più piccole da ufficio, ma funzionanti a pulsante e non a inserimento diretto della cialda. Le erogazioni prodotte dalle macchine per bevande calde sono pari a 2.905.758.718 che generano un fatturato pari a Euro 845.979.531 con un conseguente prezzo medio di Euro 0,29 (tra caffè, cappuccino, cioccolata, ecc). Anche questo è un prezzo assolutamente in linea con quello che trova nei pulsanti delle aziende! Se ora dividiamo le erogazioni per il numero di macchine otteniamo 2.905.758.718/402.902 = 7.212 erogazioni/anno per macchina, che divise per 220 portano a 32,8 erogazioni al giorno. Moltiplicando questo dato per il prezzo medio (Euro 0.29) si ottiene il valore di 9,5 euro di incasso medio giornaliero (e non di Euro 2,59 come maldestramente calcolato nell’articolo). A saperli leggere, i numeri parlano chiaro! Nel frattempo abbiamo già ottenuto 4.504.629.185 erogazioni ad un prezzo medio di 0,305 euro, questo dato, insieme ai prossimi, ci serve per smentire seccamente un’altra falsa affermazione: la non coincidenza dei prezzi dichiarati con quelli stimati. Ma ci arriviamo tra un po’: andiamo avanti. Analizziamo ora i distributori automatici di acqua (bottiglie da mezzo litro) e lattine (a cosiddetti distributori a colonna) e quelli a vetrina (a dischi e spirali). Qui la situazione si complica leggermente a causa della numerosità delle categorie di prodotti che distribuiscono, ma i numeri sono più contenuti e si possono fare stime molto accurate.. Per comodità di calcolo (e perché, in particolare per acqua e bevande fredde, i prodotti possono essere caricati sulle diverse tipologie di macchina) accorpiamo i distributori a caduta (acqua e lattina) con quelli a vetrina (ancora acqua. lattine e prodotti solidi)Il totale di distributori automatici è in questo caso 330.401 e il relativo fatturato è pari a Euro 740.846.676. Il numero di erogazioni realizzate in un anno è pari a 1.820.322.422 In questo caso il prezzo medio (ottenuto con le stesse modalità di calcolo svolte per le precedenti categorie di distributori automatici) è pari a Euro 0,406 Bisogna considerare che tra queste consumazioni ben 696.464.042 sono di acqua, che ha un prezzo medio (dichiarato nello studio di Accenture) pari a euro 0,27 Se aggiungiamo le erogazioni di acqua a quelle di caffè (calcolate in precedenza per le macchine OCS, quelle free standing e le table top) otteniamo un valore di 5.201.093.227 (vale a dire 696.464.042 erogazioni di acqua sommate a 4.504.629.185 erogazioni di caffè) Se aggiungiamo il fatturato dell’acqua (626.464.042 erogazioni x Euro 0,27 prezzo medio bottiglia = Euro 169.145.291) a quello del caffè, otteniamo il fatturato annuo sviluppato da questi due soli prodotti, che è pari a Euro 1.543.868.591 Da qui si evince che due soli prodotti, il caffè e l’acqua pesano per l’82% delle erogazioni complessive ed hanno un prezzo medio pari a euro 0,297 Se quindi consideriamo quanto sopra illustrato si capisce chiaramente perché, anche se solo 5 categorie di prodotti su 20 sono venduti a meno di 40 centesimi, il prezzo medio complessivo sviluppato dal comparto è di Euro 0,34 (basta semplicemente considerare i pesi delle categorie, cosa gravemente trascurata nei conteggi dell’articolo) Torniamo ai distributori a vetrine e colonne e sottraiamo le erogazioni e il fatturato dell’acqua. Così facendo otteniamo che il fatturato degli altri prodotti (lattine, snack dolci e salati) è pari a euro 571.701.385, mentre le erogazioni rimanenti sono 1.820.322.422-696.464.042 = 1.123.858.380. il prezzo medio che ne deriva è 571.701.385/1.123.858.380 = Euro 0,51 Ma questi prodotti incidono solo per il 18% dei consumi, anche se si tratta di diverse categorie (snack dolci e salati, succhi di frutta, bevande gassate e non, ecc). Questo dato dimostra inoltre quanto le nostre aziende si preoccupino di offrire un ampio servizio anche se i prodotti trainanti il settore sono solo due!) Con i calcoli finora svolti applicati alla categoria di distributori automatici a colonna/vetrina, otteniamo che per questi il un consumo annuo è di 5.509 erogazioni per macchina ovvero 25 al giorno, che per un prezzo medio di euro 0,405 porta ad un fatturato quotidiano di Euro 10,14 Volumi, prezzi e fatturati, letti così (che è il modo corretto di farlo e non come purtroppo superficialmente e grossolanamente è stato fatto dai giornalisti dell’Espresso) sono perfettamente in linea con i dati pubblicati e con i bilanci delle imprese del settore. Sono pure sbagliati i dati di crescita del 2011 e del 2010 pubblicati nell’articolo. Sempre secondo Accenture, che da tre anni realizza lo studio di settore del comparto, nel 2010 il settore delle gestioni è cresciuto del 7.19% mentre nel 2011 del 2,47%.
Pinetti: Di questo noi andiamo fieri e forse anche i giornalisti avrebbero dovuto rallegrarsene
Visto che ciò significa il mantenimento di decine di migliaia di posti di lavoro, in particolare in questi difficili anni di crisi. Riferimenti all’appalto ASL Lecce Rammarica verificare che dinanzi ad un grave problema quale quello degli esorbitanti canoni di concessione richiesti dalle pubbliche amministrazioni per servizi di cui non sono nemmeno fruitori e che riguardano milioni di cittadini, l’accento sia stato posto, come dimostrato, su inesistenti fantasmi che comprometterebbero l’etica fiscale del settore.
Proviamo a rivedere la gara di appalto dell’ASL di Lecce con i numeri giusti Diamo per buono il conto dei 9,6 euro al giorno di canone, calcolato nell’articolo. In tutta evidenza il più grande “svarione” è stato quello di mettere insieme le piccole macchine da ufficio (che pesano per circa 2/3 sul totale del parco macchine) con quelle free standing e table top, che hanno portato all’errato fatturato di 2,59 euro giorno per macchina (ben lontano come detto dalla richiesta di canone).
La media è invece come dimostrato sopra 9,5 euro al giorno per le bevande calde e 10,14 per i distributori di acqua/snack. Considerato che gli ospedali rappresentano postazioni con i maggiori tassi di consumo, è del tutto ragionevole attendersi fatturati giornalieri superiori al canone richiesto, la cui incidenza tuttavia (e qui siamo d’accordo) è inaccettabile per una sana conduzione dell’impresa.
Abbiamo però migliaia di casi di imprenditori che per mantenere la forza lavoro e mantenere in vita l’azienda accettano condizioni di mercato deprimenti e mortificanti: questa è la realtà. Peccato che in questo caso a mortificare le aziende e penalizzare il consumatore sia la Pubblica Amministrazione.
Concludiamo informando che Confida (finora tra le pochissime Associazioni che svolgono questo servizio) invia ai propri associati annualmente il profilo aziendale dell’impresa
Ottenuto attraverso l’elaborazione e l’analisi del bilancio e fornendo indicazioni sull’equilibrio patrimoniale, economico e finanziario del singolo associato in relazione alla sua classe di imprese di appartenenza (piccola media e grande). Lo fa utilizzando un innovativo strumento di analisi di bilancio (Leanus) sviluppato da un Team di esperti, tra docenti e MBA dell’Università Bocconi di Milano.
Con lo stesso strumento, utilizzando i dati pubblici del Registro Imprese, abbiamo ottenuto l’incidenza delle imposte delle imprese del vending sui ricavi, che, guarda caso, risulta mediamente superiore rispetto a molti altri comparti economici italiani (2,2% sui ricavi contro una media dell’1% delle imprese del Commercio) Sono dati pubblici, che possono essere agevolmente ricavati e che dimostrano, esattamente al contrario di quanto ingiustamente dichiarato nell’articolo, che il settore della Distribuzione Automatica è, in percentuale e nel suo complesso, tra i settori nei quali più incidono le imposte sul volume d’affari.
Da ultimo; il dato di Euro 0,96 di spesa giornaliera al distributore automatico (Indagine Demoskopea 2012) rispetto a 0,72 euro nel 2009 per gli utilizzatori abituali di distributori automatici si riferisce ad un campione di n. 507 individui. Per noi operatori del settore è evidentemente importante ai fini della valutazione di una tendenza.
E’ in tutta evidenza scorretto rapportarlo a oltre 20 milioni di cittadini per trarne considerazioni di natura fiscale. Con questo documento abbiamo voluto rendere un quadro ben diverso dalla tesi diffamatoria che l’Espresso ha voluto sostenere. Molto più di mille querele fa la diffusione della verità.
Con questo dimostriamo che la Distribuzione Automatica Italiana è fiera delle proprie Imprese, dei propri Imprenditori e dei propri lavoratori. Altro che nascondersi! I dati sono la nostra forza! Lucio Pinetti Presidente CONFIDA Associazione Italiana Distribuzione Automatica Info: CONFIDA – Associazione Italiana Distribuzione Automatica Via Giovanni Marradi, 1 20123 Milano Tel. 02 33106427 Fax 02 33105705 E-mail confida@confida.com
Lucio Pinetti