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sabato 02 Novembre 2024
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A Reggio Emilia il 2° bar dove si lavora a maglia

L'idea è di Lino Alberini, imprenditore nel campo della torrefazione, che aveva già aperto un locale analogo a Parma. "La vita è stressante, siamo sempre di corsa. Questo, invece, con i gomitoli di lana colorata alle pareti, è un piccolo rifugio dove pensare a qualcos’altro"

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Il giornale Il Fatto quotidiano ha pubblicato un articolo sulla seconda apertura, a Reggio Emilia, di un bar molto particolare firmato da Lino Alberini. 

di Annalisa Dall’Oca*
REGGIO EMILIA Gomitoli di lana, ferri da maglia, cappuccino e brioche. È questa la ricetta del Mister Lino, a Reggio Emilia, un bar che è anche un luogo di ritrovo dove riscoprire l’antica arte del lavoro a maglia.

Lino Alberini, imprenditore che opera da anni nel campo della torrefazione, l’ha inaugurato l’8 dicembre, con in mente l’idea di creare un locale dove bere un buon caffè, o un bicchiere di vino, e al contempo socializzare, sferruzzando cuffiette, sciarpe colorate o golfini di lana.

“Oggi funziona così – racconta a ilfattoquotidiano.it– o le persone fanno conoscenza sui social network, senza però interagire nella vita reale, oppure si frequenta un locale, si ordina la consumazione, e poi si lascia il tavolo, perché bar e ristoranti sono cicli continui, e non si può indugiare finito di mangiare. In pratica, si corre, e ci si incontra solo dietro a una tastiera. Io volevo qualcosa di diverso, un ambiente tranquillo dove chiacchierare, senza fretta, dove riscoprire un’attività che tutti abbiamo visto fare alle nostre nonne ma che ormai sta scomparendo, senza dover andare via appena bevuto il caffè per fare spazio a un altro cliente pagante. Così ho aperto Mister Lino”.

Il locale reggiano, a metà tra un’officina e un caffè, non è il primo in Italia a coniugare il lavoro a maglia con il cappuccino. “Il primo Mister Lino, infatti, l’ho aperto a Parma due anni fa – spiega Alberini – ha avuto un bel successo. Piace a tutti, nonne, mamme e nipoti, così ho pensato di replicare”. E come nella città ducale, anche a Reggio l’ingrediente base del bar è l’antica arte del ferro e del gomitolo.

E aggiunge: “Ho voluto mettere insieme due elementi che oggi stanno scomparendo: il lavoro a maglia, e il bar. I negozi che vendono ferri e gomitoli sono quasi estinti, e i pochi sopravvissuti faticano ad andare avanti perché meno persone, rispetto al passato, decidono di cimentarsi e realizzare capi di abbigliamento a mano. I bar, poi, sono divenuti realtà ibride, a metà strada con i ristoranti: se non offri pranzo, cena o apericena rischi di chiudere bottega. Un tempo, invece, erano un luogo di ritrovo abituale, si ordinava un bicchiere di vino, si parlava della propria giornata, la mattina c’era la colazione. Così ho deciso di mescolare entrambe queste realtà della nostra tradizione, affinché l’una aiutasse l’altra a continuare a esistere”.

Al Mister Lino, quindi, non c’è solo il caffè. “Mettiamo a disposizione dei clienti esperti del lavoro a maglia, organizziamo corsi ed eventi, spieghiamo passo dopo passo come realizzare un cappellino, o una mantella. E’ un’attività per tutti: chi è già pratico può acquistare i gomitoli e sedersi a lavorare, mentre chi non ha mai usato i ferri può iniziare a farlo. Ammetto di non saper lavorare a maglia, ma è rilassante, piacevole da guardare, è artigianato puro, e mi sono detto: perché no?”.

In collaborazione, spiega Alberini, con l’associazione Cuore di maglia, che dal 2008 sferruzza golfini e scarpine per i bambini delle terapie intensive neonatali di 51 ospedali in Italia. “E’ un bellissimo progetto, e noi offriamo loro uno spazio dove lavorare, che poi è anche un’occasione per fare qualche lavoretto per i bimbi nati prematuri”.

Il tutto in un ambiente designato per creare un’atmosfera di relax, con arredi a impatto zero, ecosostenibili, scaffali colmi di filati e, dietro il bancone, dolci, panini e bevande calde.

“La vita è stressante, siamo sempre di corsa, le giornate sono frenetiche, si vive con l’ansia della fine del mese – spiega Alberini – al Mister Lino, invece, c’è musica soft, i gomitoli di lana colorata alle pareti, è un piccolo rifugio dove pensare a qualcos’altro. Certo sono un imprenditore, quindi devo vendere i miei caffè per vivere, ma a me interessa restituire qualcosa alle nuove generazioni che non siamo riusciti a tramandare: i luoghi di socialità, come le piazzette sotto casa o le panchine, dove non c’è fretta, non c’è premura. Ci si siede, si sferruzza, si sfoglia un libro, e si trascorre qualche momento in serenità”.

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