ROMA – Sostenibilità ed economia circolare sono le parole chiave che descrivono oggi più che mai gli sforzi delle aziende della filiera del caffè per la creazione di un mondo sempre più all’insegna del rispetto ambientale. La start-up Rcoffee, che ha la sede a Roma, sceglie di specializzarsi proprio su questo aspetto: l’obiettivo ultimo del progetto consiste nel riciclo dei fondi di caffè esausti per poi trasformarli in pellet, combustibili naturali al 100%.
Il progetto Rcoffee
Rcoffee sarà in grado di riciclare grandi quantità di materiale grazie alle collaborazioni con società di distribuzione automatica, le quali generano centinaia di tonnellate di fondi di caffè ogni anno.
C’è di più: Rcoffee sarà in grado di riciclare anche il materiale derivante dalle capsule grazie alla collaborazione con White Star, un’azienda che ha brevettato un macchinario in grado di separare l’alluminio e la plastica dal fondo di caffè (ne abbiamo parlato qui).
Facendo ciò, Rcoffee sarà in grado di trasformare i fondi di caffè in pellet, mentre le società che producono le capsule potranno riciclare le componenti restanti.
I vantaggi derivanti dal consumo del pellet prodotto dal caffè rispetto a quello tradizionale sono molteplici.
Secondo gli studi condotti dall’Università della Tuscia, il pellet realizzato con i fondi di caffè ha un potere calorifico del 15% maggiore rispetto alla sua alternativa in legno con un miglioramento in termini di efficienza.
Un secondo aspetto riguarda le emissioni di CO2: la combustione dei fondi di caffè genera il 5,41% di CO2 contro il 6,43% del pellet tradizionale.
Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di trasformare gli scarti in vere e proprie risorse nel pieno spirito dell’economia circolare.
Il prodotto proposto dalla società non è ancora disponibile per la distribuzione ma il piano è stato pensato sin da subito nei minimi dettagli.
Il team è composto dai tre founder, Arash Moazenchi (ceo), Matteo Villani (chief financial officer) e Marco Oliva (chief operating officer) tutti studenti presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Il mercato dei pellet
Il mercato del pellet, ricorda Rcoffee, è in costante sviluppo e il Bel Paese, insieme al Regno Unito, rientra tra i maggiori consumatori.
Le biomasse legnose (legna da ardere e pellet) rappresentano il 35% delle energie rinnovabili utilizzate in Italia e sono la sua prima fonte green.
Nel nostro Paese sono presenti quasi 2.200.000 stufe a pellet (numero più alto nell’Unione Europea).
La loro vendita è aumentata esponenzialmente negli ultimi 10 anni, passando dal 6% al 59%, a dimostrazione della fertilità del mercato.
Prendendo in considerazione la quantità di pellet consumato in Italia, con il suo impianto Rcoffee (7000kg/h), in futuro, sarà in grado di soddisfare lo 0,4% della domanda.
Il progetto ha lo scopo di offrire un prodotto innovativo, ecologico ed efficiente a prezzi concorrenziali, in maniera tale che le famiglie possano far fronte ai rincari energetici che, aggiunge l’azienda, con tutta probabilità, saranno destinati a durare.
Per quanto riguarda i fondi di caffè
Per ogni 1000 kg di fondi di caffè riciclati saranno salvati 600kg di CO2 dall’atmosfera, andando così ad abbassare ulteriormente quello che è l’impatto ambientale del prodotto dell’azienda.
Un altro punto a favore del pellet riguarda l’energia grigia, ovvero il fabbisogno di energia primaria non rinnovabile rispetto al calore utile fornito.
Gli impianti a pellet presentano una quota altamente ridotta di energia grigia, pari al 20%. Questo è dovuto al ridotto bisogno di energia non rinnovabile nella fase di produzione.
Come riferimento, si pensi che la quota di energia grigia fatta registrare da una caldaia a gas supera il 100%.
La produzione
Le materie prime che Rcoffee necessita per la produzione del prodotto sono i fondi di caffè e una piccola quantità di segatura. Nel passaggio preliminare, come accennato in precedenza, la start-up collaborerà con diversa società di vending per la raccolta degli scarti.
L’impianto avrà una capacità di circa 300 kg/h e nel primo anno verrà utilizzato per metà del suo massimo potenziale.
L’intero processo di produzione sarà eseguito in uno stabile: il progetto mira a non esternalizzare alcun procedimento al fine di ridurre al minimo i costi e gestire in prima persona il processo tecnico.
Il prodotto arriverà al consumatore finale in una prima fase attraverso la vendita su e-commerce con la possibilità di poter acquistare direttamente presso l’impianto.
di Federico Adacher