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RAPPORTO ICO – Produzione record e prezzi ai minimi da 4 anni e mezzo

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MILANO – Prezzi in calo generalizzato a settembre, a fronte di una produzione mondiale da record. Le cifre contenute nel report mensile Ico, diffuso ieri pomeriggio, evidenziano una nuova forte flessione dei corsi del caffè, che spinge l’indicatore composto a 111,82 centesimi per libbra (-4%).

Per leggere l’intero rapporto dell’Ico con i grafici e tutte le tabelle basta cliccare QUI

Un’area di prezzo inesplorata da 4 anni e mezzo (111,61 centesimi ad aprile 2009).

La variazione negativa più marcata è quella relativa all’indicatore di prezzo dei robusta (-6,6%), che cade a 87,78 cents per libbra, ai minimi degli ultimi 3 anni (85,27 centesimi a ottobre 2010).

La media della seconda e terza posizione Liffe segna un -7,4% e scende addirittura a 77,89 centesimi.

Colombiani dolci (-3,2%), altri dolci (-2,1%) e brasiliani naturali (-3,6%) sono ai minimi storici rispettivamente da dicembre 2008 (130,89), marzo 2009 (128,52) e luglio 2009 (107,80).

Nei 12 mesi (settembre 2012-settembre 2013), la media mensile ha subito una flessione del 26%.

La media di settembre dell’indicatore composto risulta inoltre inferiore del 28,5% alla media dell’anno solare 2012.

Il report fornisce una nuova stima aggiornata per l’ormai conclusa annata caffearia 2012/13 (si ricorda che l’annata caffearia decorre dal 1° ottobre al 30 settembre, ndr.).

La produzione mondiale viene quantificata nel dato record 145,241 milioni di sacchi, con una correzione al rialzo di quasi 850mila  sacchi rispetto a quanto indicato nel report del mese scorso.

Analizziamo brevemente il contenuto della tabella sottostante, a cominciare dalle cifre riassuntive (cliccare sulla miniatura sottostante: la tabella si aprirà in un’altra finestra) .

Stima produzione 2013 Ico settembre

È importante premettere che l’Ico ha contestualmente rivisto nettamente al ribasso (senza fornire alcuna motivazione) le cifre sulla produzione 2011/12 stimata oggi in 132,483 milioni di sacchi, contro i 134,166 indicati nel report di agosto.

Rispetto all’annata caffearia 2011/12 si riscontra un incremento del raccolto mondiale del 9,6%, pari a circa 12,8 milioni di sacchi in più.

La produzione mondiale di arabica e robusta cresce rispettivamente dell’8,4% e dell’11,6%.

Gli incrementi più significativi – grazie alla ripresa produttiva in Colombia – si registrano per i colombiani dolci (+32%).

Il raccolto record del Brasile contribuisce a far lievitare la produzione dei brasiliani naturali del 19,3%.

L’unica tipologia in flessione (-11,9%) è quella degli altri dolci, che subiscono i contraccolpi del calo produttivo causato in Messico e America centrale dal proliferare della ruggine del caffè.

Molto positiva l’evoluzione dell’Africa, che vede incrementarsi il suo raccolto del 16,6% a un totale di 18,384 milioni di sacchi, dato massimo dall’inizio del millennio.

Tutti i principali produttori africani registrano variazioni con il segno più davanti.

L’Etiopia supera gli 8 milioni di sacchi, l’Uganda risale a 3,2 milioni, la Costa d’Avorio consolida la ripresa produttiva dell’anno scorso, la Tanzania raccoglie volumi più che doppi rispetto al 2011/12.

In Asia & Oceania, la produzione cresce dell’11,3% raggiungendo i 42,3 milioni.

Il raccolto vietnamita viene stimato in 22 milioni di sacchi, in calo solo marginalmente (-1,3%) sull’annata anteriore smentendo gli scenari ben più pessimistici accreditati da Vicofa.

Si moltiplicano intanto calcoli, stime e ipotesi sulle scorte di riporto dall’annata appena conclusa, come ampiamente riferito nei notiziari della settimana scorsa.

Il “toto cifre” si è arricchito di un nuovo sondaggio Bloomberg condotto presso 8 importanti player del commercio.

Secondo la media delle risposte, le scorte attualmente nelle mani dei produttori provenienti dal precedente raccolto sarebbero pari a 120mila tonn, contro le 83mila stimate nelle stesso periodo dell’anno scorso.

Il nuovo raccolto è previsto in 1,7 milioni di tonn.

L’India raggiunge un nuovo picco di 5,303 milioni di sacchi, ma è soprattutto l’Indonesia a guadagnarsi la ribalta con uno spettacolare incremento del 74,7%, che porta la sua produzione a 12,73 milioni di sacchi.

Notizie diffuse in questi giorni da alcuni media internazionali prefigurano però un calo produttivo per l’anno prossimo dovuto tanto alle avversità climatiche, quanto a problemi di redditività indotti dal calo dei prezzi.

In controtendenza, la Tailandia e, soprattutto, Papua Nuova Guinea, la cui produzione risulta pressoché dimezzata sull’anno precedente.

Bilancio negativo (e sotto certi versi drammatico) in Messico & America centrale dove la ruggine del caffè inizia a riscuotere il suo tributo.

La produzione complessiva ha subito un calo stimato del 14,7% dal picco di 20,3 milioni di sacchi del 2011/12.

Le conseguenze più pesanti si riscontrano in Nicaragua (-39,3%), Guatemala (-18,2%), Honduras (-17%) e Messico (-14,5%). Fanno eccezione soltanto Costa Rica (+14,5%) ed El Salvador (+7,9%).

Vola la produzione del sud America (+16,9%), che raggiunge i 67,246 milioni di sacchi trainata dall’eccezionale raccolto del Brasile.

Ma ancora più importante è il concretizzarsi della ripresa produttiva in Colombia dove il raccolto risale a 10 milioni di sacchi (per la precisione 9.927.000 secondo i dati diffusi giovedì da Fedecafé), con un incremento del 30% sull’annata precedente.

Ancora più positivo l’andamento dall’inizio dell’anno solare: nel periodo gennaio-settembre, la Colombia ha raccolto 7,6 milioni di sacchi, contro i 5,417 milioni dei primi 9 mesi del 2012 (+40%).

A settembre, la produzione colombiana è cresciuta del 66 % risultando pari a 860mila sacchi.

Bene anche l’export colombiano, che ha totalizzato, nell’annata caffearia appena conclusa, imbarchi per 8,854 milioni di sacchi, pari a un miglioramento del 21%.

Unica nota negativa, rimanendo in America del sud, la flessione produttiva del Perù, che scende a 4,45 milioni di sacchi dal massimo storico di 5,373 del 2011/12.

Confermato il dato sui consumi, stimati per l’anno solare 2012 in 142 milioni di sacchi: circa 3 milioni in più rispetto al 2011.

Il tasso di incremento medio annuo negli ultimi 4 anni è stato del 2,4%.

Come sempre – date le difficoltà incontrate dall’Ico nel reperimento e nell’elaborazione dei dati sui consumi – invitiamo a prendere queste ultime cifre con una certa cautela, soprattutto quando si tratta di rapportarle a quelle sulla produzione.

Per leggere l’intero rapporto dell’Ico con grafici e tabelle basta cliccare QUI

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