MILANO – È stato necessario attendere sino a metà gennaio, per poter leggere il report Ico relativo al mese di dicembre, diffuso dall’organizzazione londinese nella tarda mattinata di ieri (15 gennaio).
Un ritardo dovuto anche alle festività natalizie e di fine anno, che hanno rallentato la trasmissione delle statistiche e la successiva elaborazione dei dati pervenuti. Ma è valsa la pena di aspettare, poiché il nuovo documento contiene stime e aggiornamenti di notevole interesse, che analizzeremo più avanti.
Va detto – per cominciare – che i prezzi hanno subito a dicembre ulteriori ribassi. Partendo dal massimo mensile di 160,43 cents per libbra, registrato il 1 dicembre, l’indicatore composto ha subito un andamento quasi costantemente al ribasso, sino a un minimo di 142,29 cents, il 29 dicembre. La media mensile segna un arretramento del 7,1% rispetto a novembre scendendo a 150,66 cents: il livello più basso da marzo 2014.
L’indicatore giornaliero è scivolato ancora più in basso all’inizio di questo mese, a 140,57 cents, per registrare una netta ripresa a partire dalla prima settimana piena di contrattazioni, principalmente per effetto delle preoccupanti notizie sul fronte meteo provenienti dal Brasile.
Tornando a dicembre, i cali più consistenti hanno riguardato gli indicatori degli arabica.
Colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali sono rispettivamente in flessione del 7,9%, 7,5% e 8,2%. L’indicatore dell’Ice perde il 7,5%. Più contenuto l’arretramento degli indicatori dei robusta e del Liffe, in calo rispettivamente del 4,5% e del 4%.
Si riduce ulteriormente anche la volatilità (4,7%), che evidenzia un livello abbastanza elevato esclusivamente sulla piazza newyorchese (7,4%).
“Il mercato non presenta problemi di approvvigionamento e le aspettative relative al raccolto brasiliano 2015/16 sembrano migliorare – si legge nel rapporto – vari report recenti prevedono un incremento della produzione per la prossima annata, con sufficienti scorte a disposizione per coprire il deficit del 2014/15.”
L’export è intanto stabile sui livelli dell’anno scorso (vedi nostra analisi dei dati di novembre pubblicata lunedì scorso).
La parte più interessante del report è costituita dalla prima stima (preliminare) sulla produzione mondiale 2014/15, che sarà pari – secondo l’Ico – a 141,420 milioni di sacchi, in calo del 3,6% rispetto al 2013/14.
Prima di addentrarci nell’analisi delle cifre va premesso che sono state attuate contemporaneamente delle significative revisioni al rialzo dei dati relativi alle due annate precedenti.
- Il raccolto 2012/13 risulta ora pari a 147,477 milioni di sacchi, quasi due milioni e mezzo in più rispetto al dato sin qui indicato, per effetto di una forte revisione positiva (oltre 2,8 milioni di sacchi) delle cifre sulla produzione di robusta, cui fa riscontro invece una lieve correzione al ribasso (circa 340 mila sacchi) del dato sulla produzione di arabica.
- Il raccolto 2013/14 è stimato in 146,772 milioni di sacchi, ossia 1,57 milioni di sacchi in più rispetto alla stima precedente. In questo caso, la revisione più consistente riguarda gli arabica (+1,848 milioni di sacchi), mentre subisce viene lievemente ridimensionato (-278 mila sacchi) il dato dei robusta.
Ma veniamo alla stima per l’annata in corso. La produzione scenderà – come abbiamo già detto – a 141,420 milioni di sacchi. In flessione – grosso modo nella stessa misura – sia gli arabica (-3,7%) che i robusta (-3,6%).
L’unica tipologia in crescita sarà quella dei colombiani dolci, la cui produzione raggiungerà i 13,935 milioni di sacchi (+3.2%), per merito dei maggiori raccolti di Colombia e Tanzania.
In ulteriore calo, anche se più contenuto (-1%), gli altri dolci, che scenderanno a 26,653 milioni di sacchi. Solo tre anni fa (2011/12), la produzione di questa tipologia di caffè sfiorava i 32 milioni di sacchi.
Il ridursi dell’impatto della roya consentirà una parziale ripresa in Honduras (+1,8%), Messico (+2,6%), Guatemala (+10,8%) e Costa Rica (+6,8%). Tuttavia, la produzione de El Salvador rimarrà nettamente al di sotto delle medie storiche e in Perù è previsto un calo del 21,6% sull’anno precedente.
La flessione più accentuata riguarderà i brasiliani naturali. Il minor raccolto in Brasile farà sì che questa voce segni un arretramento del 7,2% scendendo a 43,326 milioni di sacchi. In lieve crescita (+100 mila sacchi) il raccolto dell’Etiopia, che salirà a 6,6 milioni di sacchi.
Diminuirà (-3,6%) anche la produzione di robusta, prevista dall’Ico in 57,505 milioni di sacchi. Il raccolto del Vietnam sarà di 27,5 milioni di sacchi (al 95% di robusta), in linea con quello dell’anno scorso; a ciò va aggiunto un incremento del 20% della produzione brasiliana di conilon, ai massimi storici.
Per quanto riguarda gli altri paesi produttori maggiori, il report cita soltanto l’Indonesia, dove la produzione (arabica+robusta) è stimata in 9 milioni di sacchi, ossia il 22,9% in meno rispetto al 2013/14.
Guardando infine alle singole aree geografiche, Africa e Messico & America centrale cresceranno rispettivamente del 4,4% e 3,1%, mentre Asia & Oceania e sud America saranno in calo, nell’ordine, del 4% e del 7,1%.