MILANO – Ecco cosa rivela il rapporto Ico. Un ulteriore calo del 2%. Così, la media mensile dell’indicatore composto è scesa, a maggio, a 126,96 centesimi per libbra. Ovvero il livello più basso da aprile 2010.
Rapporto Ico: i dettagli
In flessione tutte le voci dell’indicatore. Con una tendenza più marcata per quanto riguarda i robusta (-2,5%) e il Liffe (-2,2%). È interessante osservare che l’arretramento più modesto si registra sulla borsa di New York, che perde appena lo 0,9%.
Rispetto a 3 anni fa
Avverte però il report mensile dell’Ico, diffuso nella tarda mattinata di ieri – la struttura e le dinamiche attuali di mercato appaiono profondamente mutate.
L’attenuarsi della ciclicità biennale dei raccolti in Brasile
Ciò ha reso più stabile l’offerta di caffè arabica condizionata in passato dagli alti e bassi del massimo produttore mondiale.
Si osserva parallelamente un sempre maggiore “appetito” per i caffè robusta. Di cui è una riprova l’incremento trascurabile registrato dalle scorte Liffe; a dispetto degli elevati volumi dell’export vietnamita.
La forte crescita dei consumi nei mercati emergenti
Dove è maggiore la domanda di prodotti economici (soprattutto solubile) a base di robusta.
Come indicato nelle statistiche aggiornate riportate in appendice al report, i consumi mondiali sono cresciuti, tra il 2009 e il 2012; a un tasso medio annuo del 2,4%. Passando da 132,273 a 142 milioni di sacchi.
Il contributo maggiore alla crescita è giunto dai paesi produttori (+3,1%) e dai mercati emergenti (+6,6%)
Mentre la spinta dei mercati tradizionali è stata modesta (+0,6%).
Tornando agli indicatori statistici è importante osservare il diverso andamento storico dei prezzi di arabica e robusta.
Come già detto, la media dell’indicatore ha toccato lo scorso mese i minimi degli ultimi 3 anni.
La flessione si è stata più accentuata a ridosso della fine del mese
Il 30 maggio è stata violata al ribasso la soglia dei 120 centesimi e la media giornaliera è scesa a 119,46 centesimi, il livello minimo da novembre 2009.
Analizzando più da vicino le singole voci componenti la media mensile osserviamo che i colombiani dolci si sono attestati, durante il mese di maggio, a 158,35 centesimi (-2,1%).
Mentre gli altri dolci a 147,19 (-1,7%), i brasiliani naturali a 130,29 (-1,8%). La media di New York è stata di 138,64 centesimi.
L’indicatore dei robusta è sceso a 99,18 centesimi
Cioè il minimo dall’inizio dell’anno solare. Inveve, quello di Londra a 91,07 centesimi.
Annali alla mano, ad aprile 2010 la media dell’indicatore è stata di 126,89 centesimi.
I prezzi di colombiani dolci e altri dolci si collocavano allora a livelli nettamentem più elevati. Almeno rispetto a quelli attuali (rispettivamente a quota 200 e 169,55 centesimi).
Gli indicatori di brasiliani naturali e New York
Erano attestati poco al di sotto dei prezzi del mese scorso (126,07 e 135,12 centesimi).
Molto più in basso, invece, gli indicatori dei robusta e del Liffe; che risultavano pari rispettivamente a 71,59 e 62,21 centesimi.
Il prorompente ciclo rialzista
Questo ha portato la media mensile dell’indicatore composto – esattamente un anno più tardi (aprile 2011). Cioè a un picco storico ultratrentennale di 231,24 centesimi.
Con colombiani dolci e altri dolci in area 3 dollari (rispettivamente a 312,95 e 300,12 centesimi) e i brasiliani naturali a 273,40 centesimi.
Robusta e Liffe hanno toccato i loro massimi storici
Almeno dalla metà degli anni novanta. Il mese successivo (maggio 2011), raggiungendo nell’ordine quota 121,98 e 116,76 centesimi.
Da allora è subentrata per gli arabica una progressiva discesa, sino ai minimi del mese passato.
La media mensile dell’indicatore ha subito una flessione del 45% rispetto al massimo sopra citato.
Gli indicatori di colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali hanno registrato nell’ordine un calo del 49,4%, del 50,96% e del 52,34%.
La media di New York risulta inferiore del 51,45%.
Decisamente meno marcato il calo dei robusta (-18,69%)
E di Londra (-22%), a conferma delle dinamiche di mercato sopra descritte.
Un’ulteriore indicazione interessante giunge dal restringersi drastico dell’arbitraggio New York-Londra. Passato dai 160,96 centesimi di maggio 2011, ai 79,68 di maggio 2012 e ai 47,57 del mese scorso. Peraltro in lieve ripresa rispetto ad aprile (+1,7%).
Le esportazioni hanno raggiunto, sempre ad aprile, i 9,6 milioni di sacchi
Quindi in crescita del 4,4% sullo stesso mese dell’anno precedente.
Tale dato porta il totale dell’export dall’inizio dell’annata caffearia a 65,98 milioni di sacchi. Con un incremento del 7,1% rispetto all’analogo periodo del 2011/12.
Il calo dei prezzi ha fatto sì che il valore mensile dell’export sia sceso dai 2 miliardi di dollari circa dei primi mesi del 2012 ai circa 1,5 miliardi attuali.
Il tutto mentre i costi di produzione – secondo un’elaborazione Ico su dati forniti dai paesi membri – sono cresciuti quasi costantemente dal 2004 a oggi. Risultando più che raddoppiati in paesi quali, ad esempio, la Colombia e l’Ecuador.
La produzione mondiale per il 2012/13 viene stimata in 143,336 milioni di sacchi
(144,74 milioni nella stima del report di aprile), in crescita del 6,9% sull’annata precedente.
Migliora il raccolto sia di arabica (+5,7%) che di robusta (+8,8%).
La produzione è in aumento per tutte le tipologie
Fatta eccezione per gli altri dolci (-12,5%), sul cui dato iniziano a farsi sentire le conseguenze negative dell’epidemia di ruggine del caffè che sta imperversando in America centrale.
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