MILANO – Grandi difficoltà nei pagamenti commerciali anche nel terzo trimestre 2016 per il comparto Food & Beverage. A fine settembre, infatti, con l’eccezione delle aziende che operano nel commercio all’ingrosso food (25,2%), meno di un’impresa su cinque ha pagato i fornitori alla scadenza.
In particolare, soltanto il 16,7% degli operatori del commercio all’ingrosso beverage ha saldato i debiti nei tempi giusti, il 15,8% nella grande distribuzione, 18,3% nel commercio al dettaglio food & beverage e il 17,3% nel settore horeca (hotellerie – restaurant – café). Performance molto lontane dalla media nazionale, pari al 35,9%, con scarti che variano dal 10% al 20%.
A diffondere i dati è lo Studio Pagamenti, aggiornato a fine settembre 2016, realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha studiato i
comportamenti di pagamento delle oltre 600.000 imprese del comparto Food & Beverage.
La grande distribuzione è sicuramente fra i settori più in difficoltà, dal momento che gli operatori della GD/DO sono i meno puntuali dell’intero comparto, ben due imprese su tre (66,4%) saldano i
debiti fino a 30 giorni in ritardo e il 17,8% degli operatori paga i fornitori in grave ritardo (oltre un mese di distanza dal termine pattuito).
Peggio se la passano le aziende del commercio al dettaglio food & beverage e del settore horeca, che si confermano i peggiori pagatori del comparto, rispettivamente col 24,3% e il 27,5% di pagamenti effettuati più di un mese dopo la scadenza.
Il settore con le migliori performance di puntualità è quello del commercio all’ingrosso food, in cui un’impresa su quattro (25,2%) salda i debiti nei tempi giusti e solo il 15% delle aziende paga in
grave ritardo, il dato più basso e più vicino alla media nazionale, pari 12,6%.
Ci sono però anche alcuni lievi segnali positivi: rispetto allo stesso periodo del 2015 infatti, i ritardi gravi nei pagamenti commerciali sono scesi in modo consistente in quasi tutti i rami del comparto,
registrando un -10,3% nel commercio all’ingrosso food, -12% nella grande distribuzione, -13,2% nel commercio al dettaglio food & beverage e -13,1% nell’horeca, mentre sono aumentati soltanto nel commercio all’ingrosso beverage (+3,5%).
Per quanto riguarda i pagamenti alla scadenza, horeca e commercio all’ingrosso beverage registrano un aumento delle imprese puntuali rispettivamente del 14,3% e del 6,4%, il commercio al dettaglio food & beverage segna una leggera flessione (-0,2%), mentre commercio all’ingrosso e grande distribuzione scendono del 5,7% e del 15,7%.
Se la situazione del comparto anno su anno sembra stabile per alcuni settori, o addirittura in miglioramento per altri, dal confronto con i livelli dei pagamenti commerciali nel 2010 emergecomunque il forte impatto che la crisi ha avuto sulle aziende del settore. Rispetto a sei anni fa, le imprese in grado di pagare puntualmente i fornitori sono scese del 32,2% nel settore horeca, del 25,8% nella grande distribuzione, del 13,7% nel commercio al dettaglio e dell’8,7% nel commercio all’ingrosso food. Soltanto il commercio all’ingrosso beverage segna un incoraggiante +2,5%.
Quest’ultimo settore è anche l’unico ad aver registrato un calo, seppur lieve, dei ritardi gravi (-1,1%), mentre tutti gli altri operatori hanno segnato un’impennata dei pagamenti effettuati con oltre 30 giorni di ritardo: dal 9,2% della GD/DO, passando per il 33,9% del commercio all’ingrosso food e il 62% del commercio al dettaglio food & beverage, fino all’incremento record dell’horeca (+179%).
“Il Food & Beverage è un settore strategico per l’economia italiana. Rappresenta infatti il mercato di sbocco di molte filiere industriali italiane e ha un impatto importante sul PIL”, commenta Marco Preti, Ad di Cribis D&B Italia.
Le parole dell’Amministratore Delegato Marco Preti
“E’ però un settore anche molto complesso da gestire, caratterizzato da forte volatilità. Una nostra recente analisi sul tasso di mortalità e natalità ha messo in evidenza ad esempio che nel settore Horeca nascono ogni anno quasi 40.000 aziende e ne chiudono circa 30.000, mentre nel commercio al dettaglio food & beverage quelle che chiudono ogni anno, circa 13.000, sono superiori a quelle che nascono, poco più di 11.000. Ma è la volatilità l’elemento da tenere in maggiore considerazione.
Dopo solo 18 mesi dall’apertura hanno infatti chiuso il 20% di bar e ristoranti e il 22% dei negozi food & beverage. E’ quindi un settore dove la gestione del credito commerciale è un fattore fondamentale per la solidità delle aziende fornitrici. Valutare attentamente la clientela, monitorare i comportamenti di pagamento anche attraverso l’utilizzo di benchmark e gestire i crediti a scadere e scaduti in modo proattivo sono infatti le uniche garanzie per salvaguardare la liquidità aziendale nel tempo”, conclude Preti.