MILANO – Siamo nel pieno dell’estate. Ma anche durante l’anno c’è chi punta a mete esotiche. Tutti pronti a partire con i bagagli carichi di creme solari e dopo sole, per proteggersi dai famigerati raggi UVB.
Raggi UVB: oltre che evitarli si possono prevenire
Secondo una ricerca condotta da un gruppo di studiosi della Rutger University, in New Jersey, la caffeina sembrerebbe prevenire, finora almeno nei topi, numerosi rischi di scottature.
Così come di altri dannosi effetti legati ad una prolungata esposizione ai raggi del sole. I risultati sono stati anche pubblicati nella prestigiosa rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Sciences.
Mettono in luce questo meccanismo di protezione, legato ad una proteina specifica presente anche nel nostro organismo: l’ATR.
ATR contro i raggi UVB
Il compito dell’ATR in condizioni normali è quello di individuare possibili danni al DNA delle cellule che costituiscono il tessuto epidermico.
Il problema è quando la pelle viene sottoposta ad una aumentata sovraesposizione ai raggi ultravioletti. Infatti, la proteina viene eccessivamente sollecitata perdendo la sua capacità. I ricercatori hanno, allora, provato a modificare geneticamente alcune cavie affinché in esse non ci fosse produzione di ATR.
L’esposizione delle cavie ai raggi UVB tre volte a settimana per ben quaranta settimane
I topi sviluppavano neoplasie alla pelle ben tre settimane dopo rispetto a topi non geneticamente modificati; sottoposti allo stesso trattamento.
Dopo diciannove settimane, invece, le cavie modificate hanno visto diminuire la presenza di tumori di ben il 68% rispetto a quelle modificate.
La caffeina è il miglior alleato
Diversi studi, effettuati già in passato, hanno dimostrato come la caffeina somministrata sui roditori, abbia un effetto inibitore sull’enzima ATR.
Inoltre, negli stessi animali, le cellule danneggiate dai raggi del sole vengono eliminate più facilmente. Diminuendo in modo significativo i rischi tumorali.
Ciò che ha lasciato, però, perplessi i ricercatori è che alla fine sia le cavie inibite dell’ATR sia quelle non geneticamente modificate morivano con una forma di neoplasia.
Fonte: Urbanpost