LECCE – Pene più severe per chi favorisce l’abusivismo edilizio e per chi ci lucra sopra, a qualsiasi titolo. Dopo la tragedia di Ischia, ennesimo caso di assenza totale dello Stato nella gestione del territorio – con colpe non solo politiche – l’imprenditore leccese Antonio Quarta, presidente e amministratore delegato della torrefazione Quarta Caffè, interviene sull’argomento.
L’abusivismo edilizio
di Antonio Quarta
“Una nuova tragedia annunciata, altre famiglie distrutte, tanta gente senza più una casa: e non è finita, perché a Ischia si temono altri smottamenti nei prossimi giorni, con le piogge in arrivo. E io mi chiedo: perché invece di cercare colpevoli a valle non si prende la situazione di petto a monte? Perché le polemiche e lo scaricabarile invece di demandare l’accertamento delle responsabilità alla magistratura?.
Le colpe, infatti, sono molteplici: non solo la leggerezza degli amministratori locali. Perché in Italia si consente di allacciare le utenze – luce, acqua, gas, nettezza urbana – se si sa che certe costruzioni sono senza licenza edilizia? Perché si consente a imprese edili di realizzare edifici irregolari fin dall’inizio? Certi andazzi, a mio parere, potrebbero costituire fattispecie penali gravi: tali fatti favoriscono infatti l’abusivismo, e in quanto tali vanno puniti severamente”.
Impedire l’allaccio delle utenze dei servizi alle costruzioni abusive sarebbe l’unico modo per bloccare il fenomeno: “A meno di voler tornare all’età delle caverne, una casa senza luce, acqua, gas e servizi non sarebbe vivibile.”
Una ferrea applicazione delle leggi
Impedire per legge tutto questo, ecco la soluzione: “Preoccupiamoci oggi di fare in modo che questo malcostume tutto italico non perduri ancora. Perché in Italia ancora oggi si costruiscono ville, case e interi villaggi turistici abusivamente, deturpando i paesaggi fuori dalle regole urbanistiche, salvo poi riesumare lacrime da coccodrillo quando succedono le tragedie.
Chi ha ora la colpa di queste nuove morti? E tutti coloro che hanno chiuso un occhio, anzi due sull’esistenza di queste costruzioni abusive, si sentono almeno responsabili per quanto accaduto a queste famiglie distrutte o danneggiate? Allora proporrei di chiamare le imprese edili e società di servizi che hanno lucrato su tutto questo – costruendo e allacciando utenze ai manufatti abusivi – a rispondere in termini penali e risarcitori di tutto questo. Perché è inutile parlare di colpe, se poi non sappiamo punire i responsabili”.
Regole precise, applicazione delle leggi, severità: non più condoni. “La democrazia senza tutto ciò, non funziona”.
Antonio Quarta conclude: “È giusto che adesso la parola passi alla magistratura. E che a rispondere dell’accaduto, penalmente ed economicamente, siano i veri responsabili, e non si chieda ai cittadini onesti che costruiscono con licenze edilizie, con iter burocratici farraginosi, che pagano le tasse regolarmente, di dover contribuire per ripristinare questi disastri”.