MILANO – Il Quotidiano di Lecce, a firma di Leda Cesari, ha ospitato nell’edizione di ieri una lunga intervista ad Antonio Quarta, amministratore unico della Quarta Caffè che ha la sede nel capoluogo salentino, sui temi d’attualità. Argomenti assai poco invitanti ma sui quali Quarta ha dimostrato di avere le idee chiare. Tra l’altro il torrefattore salentina che ha appena donato 13,5 quintali di caffè tostato ai profughi in fuga dall’Ucraina invasa dalla Russia, ha detto: “Bollette ormai alle stelle. E con il conflitto i nostri problemi diventeranno ancora più gravi”. E poi ancora: “Bisogna fare dei compromessi. Non possiamo bloccare ogni opera per motivi inconsistenti”. Ma vediamo l’intervista per intero.
di Leda Cesari
LECCE – Oltre tredici quintali di caffè per ristorare i profughi in fuga, ma anche l’invito alla politica italiana a fare di più per correggere le storture di un mercato energetico troppo condizionato dal (quasi) monopolio russo del gas. Antonio Quarta, si sa, non è uno che le mandi a dire, né uno che se ne stia con le mani in mano quando c’è necessità di aiutare qualcuno: e non è piaggeria, è cronaca.
Il mondo si mobilita per aiutare gli ucraini, Quarta Caffè pure
«Sì, era doveroso. Noi abbiamo condiviso quest’idea in azienda con tutti i collaboratori e ci è venuto spontaneo donare ai centri di accoglienza in Moldavia e Polonia grandi quantità di caffè che, come è noto, ha proprietà energetiche e confortanti. Poi, sempre tramite la Farnesina – e se il conflitto non dovesse purtroppo cessare – ne doneremo altri quantitativi, e tutto a spese nostre, trasporto incluso. Perché c’è una responsabilità sociale dell’impresa che non può essere trascurata, anche oltre il proprio mercato di riferimento. I nostri clienti e consumatori ne saranno sicuramente contenti, e sono lieto di vedere che anche tante altre aziende si stanno dando da fare».
Quanto la preoccupa questa guerra?
«In primis c’è lo strazio per le scene di tutti quei bambini e anziani sotto le bombe, ma ovviamente siamo preoccupati anche come imprenditori perché i problemi che stiamo affrontando sono enormi, terribilmente più grandi di prima. La crisi economica infinita, poi due anni di Covid, ora una guerra che potrebbe durare a lungo, e poi – aggiungo – un piano energetico nazionale che non abbiamo mai avuto, e per questo ringraziamo i nostri parlamentari, quelli che dovrebbero risolvere i problemi… Emergenza immigrazione, coronavirus, scuola, mai un piano: tutto sempre affrontato con interventi contingenti, congiunturali e clientelari. È assurdo che l’Italia, Paese manifatturiero tra i primi otto del mondo, non abbia un piano energetico: i nostri problemi adesso saranno assai più gravi rispetto a quei Paesi che hanno saputo differenziare la loro produzione di energia. Solo poche settimane fa parlavamo di de-carbonizzare il mondo e ora siamo costretti a riaprire le centrali a carbone, che poi risolveranno solo in piccola parte il problema».
Draghi dice che si procederà anche al raddoppio del gasdotto Tap
«Sul quale, per fare questioni inutilmente, siamo rimasti con il cerino in mano: mi dispiace dirlo ma, sapendo che tanto l’avrebbero realizzato comunque, avremmo dovuto negoziare più vantaggi possibili per il nostro territorio. Invece, ripeto, siamo rimasti con il cerino in mano, e lo stesso accadrà ora con il parco eolico offshore al largo di Castro, mentre invece l’abusivismo diffuso e il problema dei rifiuti interrati – disastri irreversibili – non li vediamo proprio. Il paesaggio va bene, ma se è il prezzo da pagare per salvare il pianeta dalla catastrofe possiamo sempre metterci di traverso? E tra l’altro per impedire la realizzazione di opere perfettamente reversibili che, una volta trovate fonti energetiche pulite, potranno essere facilmente smontate e recuperate, riportando il paesaggio allo stato precedente?».
Quarta Caffè utilizza una torre eolica, parchi fotovoltaici e pannelli solari per minimizzare i costi energetici
«Sì, e abbiamo anche contribuito allo sviluppo del parco eolico di Surbo, che ha consentito la bonifica di tutta la discarica di Fondo da Rio e la riqualificazione di tutta quella zona. Si produce energia pulita e il Comune incassa royalties e ha creato posti di lavoro». Ma non era lei il primo paladino del mare e dell’ambiente? «Lo sono, e chi mi conosce lo sa, ma qualche compromesso per vivere meglio va pure accettato. Ripeto, non possiamo sempre bloccare ogni opera per motivi inconsistenti. Questa guerra sta aggravando problemi già gravissimi di loro, per le aziende italiane. Tutto il mondo è oggi interconnesso, ma noi non abbiamo mai fatto le vie del mare né gli scali merci, e rimaniamo sempre al palo… Sa qual è l’ultima grande infrastruttura realizzata in Italia? L’Autostrada del Sole. Per il resto sempre e solo interventi-tampone, di breve periodo, di respiro cortissimo».
E ora pure le maxi bollette
«Sa quanto pagherà la nostra azienda quest’anno solo per il gas? Circa 800mila euro al posto dei 210mila del 2021. Questo vuol dire che nel 2022 le aziende italiane, dopo due anni già disastrosi, dovranno cercare solo di limitare le perdite, perché sono aumentati i costi di tutti i beni e di tutti i servizi. E la gente che già non arrivava a fine mese cosa farà? E gli operai dei grandi agglomerati industriali, quelli che non possono contare sulle reti solidali che si creano qui al Sud, cosa faranno? C’è abbastanza di che essere preoccupati».