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sabato 02 Novembre 2024
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Quando l’amore sposa il cioccolato il risultato si chiama Streglio

Luigi Gatta compra per la moglie Sergia la storica fabbrica del torinese

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NONE (Torino) – «Cara, ti regalo la Streglio». Detto fatto. Quando l’amore sposa il cioccolato il risultato si chiama solo passione: quella per i cioccolatini e la cultura del Piemonte. Cambia «strada» e riparte con una marcia in più la storica fabbrica di cioccolato di None (provincia di Torino).

Il declino delle precedenti gestioni, la riduzione di personale, hanno praticamente portato via dalle vetrine delle pasticcerie e dai caffè salotto torinesi un vanto tutto italiano: i gianduiotti e le nobili praline di cioccolato Streglio.

La rinascita suggella una storia d’amore e inizia con il «regalo» che Luigi Gatta, imprenditore bresciano trasferito in Spagna, ma con altre attività in Piemonte, ha voluto fare alla moglie Sergia, ex modella.

È lei adesso l’anima della Streglio. Amministratore delegato insieme al figlio Marcello della storica fabbrica di None, nata nel 1924, ha portato in azienda il rispetto per la tradizione e l’apertura al futuro.

Se per il marketing ha scelto la nuora Marta, per la produzione ha richiamato in servizio alcuni dipendenti «storici» che alla Streglio avevano dato il meglio di sé, tra loro lo chef chocolatier Roberto Zuccaro responsabile dello stabilimento.

È lui a spiegare: «Un tempo la Streglio produceva decine di quintali di cioccolato al giorno. In primavera arrivavano le ordinazioni per Natale, ora non esiste più quella ciclicità, le leggi del mercato sono cambiate, i clienti chiedono quantitativi più piccoli e più frequenti per questo è stato necessario l’impiego di nuovi e più flessibili macchinari. Cambia il modo di fare impresa, ma resta immutato l’oro nero di prima qualità acquistato in Centro e Sud America, il lavoro di filiera, le rinnovate ricette di uno chef chocolatier».

Immaginare i vecchi macchinari tutti in funzione ha il sapore di una favola e oggi il sogno ricomincia. Il «principe» Luigi si è affidato alla sua «principessa» Sergia, alcuni macchinari hanno ripreso a lavorano con ritmo quotidiano. Ad iniziare dalla decortificazione delle fave di cacao che dopo la torrefazione si trasformano in granella e in liquore di cacao. Poi, con le varie ricette, si ottengono gli impasti, utilizzando anche le nocciole Igp.

Dalla temperatrice come in una magica fontana esce il cioccolato. Il profumo avvolge i sentimenti come le formine che accolgono praline, gianduiotti, cremini e tante altre golosità. Infine il confezionamento in carte e scatole che sono un incanto: il sogno di cioccolato diventa realtà.

Marcello Gatta e la mamma Sergia raccontano il loro programma: «Puntiamo su qualità e bontà. Vogliamo vendere il cioccolato non le “sorprese” anche se nelle uova ci sono pure quelle. L’obiettivo è ricostruire un passo alla volta la rete di vendita, prima il Piemonte, poi l’Italia, più avanti l’estero. Tutto ciò andrà avanti di pari passo con la cultura».

La Cittadella del cioccolato e della cultura

Il cioccolato inebria ed eccolo il sogno: trasformare la parte antica dello stabilimento, con i suoi macchinari, i suoi profumi, le sue magie, in un autentico museo del cioccolato, come quello di Colonia che conta 600 mila visitatori all’anno. E fare una «Cittadella del cioccolato e della cultura» collegata con la vicina palazzina di caccia di Stupinigi, la reggia di Racconigi, la menta di Pancalieri, e i luoghi simbolo del Piemonte. In questo modo i cioccolatini diventano ambasciatori della cultura piemontese e di una bellissima storia d’amore.

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