NAPOLI – Sembra strano ma quello che oggi è considerato un rituale della napoletanità, e cioè sorseggiare una tazzulella di caffè, è un’usanza che cominciò ad essere apprezzata a Napoli solo agli inizi dell’‘800.
Fu allora, infatti, che comparvero i caffettieri ambulanti che dispensavano il caffè, urlando ogni giorno il nome del santo che si festeggiava, in modo che nessuno dimenticasse di fare gli auguri ad amici e parenti.
«Il caffè è una scusa. Una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene» sintetizza bene Luciano De Crescenzo: è la pausa che ci si concede per incontrare gli altri, ma anche se stessi, nel caos degli impegni quotidiani.
Quartiere Chiaia, il regno del caffè nella tazzulella
Si spiega così il proliferare di tanti bar e caffetterie, soprattutto nel quartiere Chiaia che, uno dei luoghi di Napoli più vocato all’incontro.
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