MILANO – Il rilancio dei consumi post pandemia è stato al centro del quinto digital event “Italia 2021–competenze per riavviare il futuro” organizzato da Pwc Italia, trasmesso in diretta tv sul canale Active 501 di Sky e su tutte le piattaforme social di Pwc, a cui hanno partecipato le principali istituzioni, associazioni di categoria e imprese del settore da cui sono emerse 7 priorità d’azione.
Pwc Italia riunisce all’insegna del futuro dei consumi
L’incontro ha visto la partecipazione del viceministro dell’economia e delle finanze Antonio
Misiani, Alessandro Grandinetti, partner Pwc Italia, Clients and Markets Leader, Erika
Andreetta, Partner PwC Italia, Consumer Markets Consulting Leader, Gianpiero Calzolari,
Presidente Granarolo e Presidente Bologna Fiere, Carlo Capasa, presidente camera nazionale della moda, Massimiliano Cesare, presidente Mediocredito Centrale; Alessandro D’Este, presidente Ibc, presidente e ad Ferrero commerciale Italia, Claudio Gradara, presidente Federdistribuzione; Manfredi Minutelli, head of country key accounts & government relations Italy, Spain, Portugal and Greece Alibaba, Giulia Molteni, head of marketing and communication Molteni group;
Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad e presidente GS1; moderati da Alessandro De Angelis, vicedirettore di HuffPost.
In Europa, secondo la Global consumer insight survey pulse survey 2020 di Pwc, che ha
coinvolto 4.500 consumatori in 9 Paesi (Italia, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, UK, Svezia, Middle East e Cina) emerge un contesto a due velocità. Nei paesi del Nord i redditi delle famiglie sono stati meno colpiti (solo il 34% in Germania, 38% in Olanda) e i consumatori ridurranno le spese nei prossimi mesi (25% in Germania, 30% in Olanda). Al contrario in Spagna e Italia circa il 60% ha subito una riduzione delle entrate. La spesa per grocery è aumentata per il 64% degli italiani (seguita dal 35% su spese Entertainment & Media e dal 27% su food delivery o pickup).
Abbigliamento il più penalizzato in Italia (58% dei consumatori ha ridotto il budget).
Erika Andreetta, Partner Pwc Italia, ha spiegato:
“Negli scenari post Covid-19, ci attendiamo: lato consumi sempre più acquisti made in Italy, in un’ottica di solidarietà collettiva; la preferenza per prodotti “sicuri” oltre che gratificanti e un balzo in avanti decisivo per l’e-commerce, specie nell’e-grocery. Lato business un incremento della collaborazione per far ripartire l’economia nel Paese. Made in Italy, reshoring e sostenibilità saranno gli elementi differenzianti”.
Nel “new normal” le aziende consumer e retail avranno 7 priorità:
1. Azioni di sistema sulle filiere moda e food
Nel Food le aziende hanno perso 3 anni di fatturato. L’intervento “bonus filiera Italia” inserito nel DL agosto per 600 milioni di euro è un buon esempio, ma servono anche il taglio di oneri fiscali e sociali. Per la moda si attende una contrazione del fatturato del – 18,6% rispetto al 2019 (Prometeia e Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo). L’Italia, primo produttore di moda di lusso al mondo e nel tessile, abbigliamento e accessori in Europa (con il 41% della produzione), deve difendere il suo primato anche con misure straordinarie.
2. Supporto al made in Italy
Il crollo dei consumi in Italia per il 2020 è stimato al -10,9% con 116 miliardi di euro persi,. Di cui 22,6 miliardi in Lombardia e serviranno cinque anni per tornare ai livelli di spesa del 2019 (Fonte: Confcommercio). L’Ocse stima per l’Italia una contrazione dell’export di beni e servizi tra il -14,4% e -17,8% nel 2020. A giugno è stato siglato un percorso strategico la ripresa del commercio internazionale che prevede: una campagna di comunicazione internazionale a favore del made in Italy, lo sviluppo dell’ecommerce attraverso accordi con le piattaforme internazionali, una finanza potenziata e semplificata a vantaggio delle imprese.
3. Digitalizzazione: ora o mai più
L’e-commerce vola: durante il lockdown è esploso nel retail food. La Gcis Pulse 2020 di
PwC rivela che il 31% di italiani ha scelto il canale on-line per il grocery e l’85% di questi
continuerà a usarlo. È auspicabile che vengano potenziate misure per favorire investimenti
sul digitale ed e-commerce (es. deducibilità degli investimenti sul digitale ed e-commerce), oltre che misure per evitare situazioni di oligopoli.
4. Puntare sulla sostenibilità
Il percorso verso il 2030 prevede catene del valore tracciabili, maggiori centralità e
coinvolgimento del consumatore e un’ottima strategia comunicativa. È opportuno agevolare gli investimenti nell’economia circolare. Va in questa direzione il Decreto attuativo del Mise di luglio che mette a disposizione 140 milioni di euro di agevolazioni per progetti di R&S ad elevato contenuto di innovazione tecnologica e sostenibilità.
5. Miglior accesso alla liquidità
Secondo Istat oltre la metà delle imprese (51,5%, con un’occupazione pari al 37,8% del
totale) prevede una mancanza di liquidità fino alla fine del 2020, con con rischi legati alla
solvibilità nei confronti di dipendenti e fornitori. Il 42,6% di imprese italiane ha scelto di
accendere un nuovo debito bancario. Più di 4 imprese su 10 hanno richiesto accesso alle
misure di sostegno (rilevazione Istat tra l’8 e il 28 maggio). La frequenza di ricorso è più
elevata per le imprese di dimensione minore (43% di microimprese) rispetto alle grandi
(23,6%). L’attuale scenario economico suggerisce un rischio di insolvenze lungo le filiere,
con un incremento della probabilità di default o ondate di acquisizioni. Sarebbe opportuno
favorire l’accesso alla liquidità alle aziende, snellendo le procedure di emissioni di linee di
credito e rafforzando fondi di garanzia che aiutino le banche a dilazionare le scadenze dei
mutui e congelare gli interessi, oltre che accelerando i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
6. Reshoring & Industry 4.0
In Italia, il tema del reshoring è molto sentito nella moda, con la necessità di avere una
supply chain corta, ma soprattutto è percepita la leva strategica del Made in Italy.
Un’azienda su due sta accelerando i processi d’automazione e rendendo lo smart working
una modalità permanente. Un primo passo è stato compiuto grazie ai finanziamenti previsti dal piano Industria 4.0, che sarebbe opportuno rilanciare e potenziare, insieme ad ulteriori incentivi che favoriscano l’innovazione e gli investimenti in R&S.
7. Attenzione alle nuove generazioni
Secondo una survey condotta da Pwc nel 2019 su 2.069 giovani (Millennials e Gen Z),
l’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Italia, tra i più alti in Europa, sembra la
ragione per cui volano all’estero per lavorare, anche se il 74% di loro preferirebbe trovare il prossimo lavoro in Italia (solo il 26% invece dichiara invece di volersi spostare all’estero).
Per riequilibrare la domanda/offerta di competenze dei giovani sono necessari sforzi sia
delle istituzioni che del privato per rendere il sistema d’istruzione e formazione più reattivo ai cambiamenti, per finanziare idee e progetti dei giovani e per i giovani, oltre che per riconoscere l’esigenza di includere una rappresentanza under 35 ai tavoli di decisione
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