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lunedì 04 Novembre 2024
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IL PUNTO – Caffè protagonista dell’anno: è la materia prima che ha guadagnato di più nel 2014

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MILANO – Caffè superstar nel 2015, in un contesto di generale calo dei prezzi delle materie prime. Partito da un minimo di 111,40 cents per libbra, il 2 gennaio, il contratto “C” ha raggiunto un picco di 221,90 cents a metà ottobre, il livello massimo dai primi mesi del 2012.

Le piogge di novembre hanno raffreddato i bollenti spiriti dei fondi, che hanno ridimensionato drasticamente le loro posizioni speculative facendo calare i prezzi di un ulteriore 13% negli ultimi 2 mesi dell’anno. Nelle 10 settimane trascorse hanno perso di più soltanto greggio, gasolio e olio combustibile.

Ma nonostante questa evoluzione negativa recente, il caffè rimane la materia prima con la migliore performance 2014 tra le 22 voci del Bloomberg Commodity Index (BCOM).

Per la cronaca, l’indice delle commodity registra a dicembre un -6,2%, che costituisce il sesto ribasso mensile consecutivo. Si tratta della peggior striscia negativa dal 2009, che ha portato il BCOM ai minimi degli ultimi 5 anni.

La maglia nera va naturalmente al petrolio greggio, che ha perso il 46% da inizio anno e si avvia alla massima flessione dal 2008 (il barile è scivolato sotto la soglia psicologica dei 60 dollari per la prima volta da 5 anni a questa parte).

Il tutto fa seguito a un 2013 che già era stato definito dagli analisti come un “anno nero” per i prodotti di base.

A titolo di raffronto, il MSCI All-Country World Index (l’indice azionario globale messo a punto dalla Morgan Stanley Capital International per gli investimenti in 49 paesi, ndr.) segna quest’anno un +3,1% e il Bloomberg Dollar Spot Index cresce dell’11%.

Le abbondanti precipitazioni cadute nella Coffee Belt il mese scorso – il più piovoso dell’anno secondo i meteorologi – hanno restituito un po’ di ottimismo per il prossimo raccolto, anche se i danni causati dalla siccità di inizio ottobre appaiono irreversibili.

Sull’andamento al ribasso dei futures sugli arabica hanno inciso anche il clima economico e l’andamento negativo delle principali commodity.

Quale sarà l’evolversi dei prezzi a partire dal nuovo anno?

Qui i pareri si dividono. La media delle risposte fornite da un campione di 17 analisti intervistati da Bloomberg prevede un ulteriore flessione nel corso del primo trimestre, che porterebbe il contratto principale di New York a 158,20 cents, a fine marzo.

C’è chi – come Paul Christopher di Wells Fargo Advisors – prevede addirittura il contratto “C” in area 150 cents ad aprile.

Di diversa opinione Rabobank International, che pronostica i prezzi a 195 cents a fine trimestre e a 2 dollari a fine semestre. Per Citigroup Inc. già a marzo si raggiungeranno i 215 cents.

Molto dipenderà dall’andamento climatico dei prossimi mesi in Brasile e negli altri principali paesi produttori. A tale proposito va  messo in conto anche il possibile impatto del Niño.

Gli specialisti sembrano comunque escludere un evento Enso di forte intensità.

Da segnalare che il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha dichiarato  – intervenendo a un programma televisivo – che il verificarsi del fenomeno El Niño “appare inevitabile” per il 2015 e ha invitato tutti gli agricoltori a “prepararsi sin d’ora a mitigare i suoi effetti”. Ad esempio, accumulando risorse idriche.

Secondo il responsabile delle previsioni dell’Istituto colombiano di meteorologia, idrologia e studi ambientali (Ideam) Cristian Euscátegui, le probabilità che il fenomeno El Niño si manifesti in Colombia rimangono del 70-75%.

A partire da gennaio arriveranno anche le prime stime ragionevolmente attendibili sul raccolto brasiliano 2015/16, che consentiranno di avere un quadro più chiaro sul bilancio globale domanda/offerta in prospettiva.

Conab – come già scritto – presenterà la sua prima stima ufficiale il 9 gennaio.

Il Consiglio nazionale del caffè (Cnc) annuncia intanto una sua nuova indagine sul campo, commissionata – anche questa volta – a Fundação Procafé.

Gli esperti dell’istituzione di ricerca di Varginha visiteranno il prossimo mese le principali aree di produzione e redigeranno un rapporto, che verrà pubblicato a febbraio.

Cnc ha pesantemente contestato alcune cifre diffuse a settembre (prima della siccità) da Conab sul potenziale del prossimo raccolto e continua a sostenere che la produzione scenderà, nel 2015, sotto i 40 milioni di sacchi.

Tre settimane fa, l’elvetica Ecom Coffee – uno dei massimi trader mondiali – ha stimato il raccolto 2015/16 in 50 milioni di sacchi.

Cooxupé – la più importante cooperativa caffeicola brasiliana, con sede a Guaxupé (Minas Gerais) – prevede che la produzione dei suoi associati sarà, il prossimo anno, appena in lieve calo rispetto a quella del 2014/15, che è stata di 6,17 milioni di sacchi.

“La situazione climatica si sta normalizzando: le piogge sono state buone” ha dichiarato il presidente Carlos Alberto Paulino da Costa.

Rimanendo in Brasile, il ricercatore Celso Vegro – dell’Istituto di economia agricola del Segretariato dell’agricoltura dello stato di San Paolo – prevede un periodo di forte volatilità dei prezzi, conseguenza della mancanza di consenso tra i vari attori di mercato sull’entità del prossimo raccolto brasiliano.

E fissa una sorta di soglia spartiacque. Se il raccolto 2015/16 sarà uguale o superiore a quello dell’annata passata (45,35 milioni di sacchi, ndr.), le quotazioni subiranno pressioni al ribasso. Se al contrario si rivelerà in linea con le previsioni di Cnc (inferiore ai 40 milioni di sacchi) “sarà il caos totale”, con l’esplosione dei prezzi.

Nel coro degli scettici anche Thiago Cazarini, presidente della Cazarini Trading Co di Varginha, secondo il quale le piogge hanno dato un po’ di sollievo alle piantagioni, “ma non hanno risolto il problema. In molti casi, lo sviluppo dei frutti è stato irreparabilmente compromesso e per questo il mercato potrebbe essere spinto nuovamente al rialzo”

Nel suo ultimo report, Volcafe prefigura per l’annata corrente un pesante deficit di offerta – quasi 10 milioni di sacchi – che fa seguito comunque a un’eccedenza produttiva globale, per il 2013/14, valutata dal trader svizzero in 7,4 milioni di sacchi.

Pochi giorni fa, la stessa Volcafe ha però ricalcolato al rialzo del 5% circa la sua stima sul raccolto brasiliano 2015/16 portandola a 49,5 milioni di sacchi, di cui 33 di arabica e 16,5 di robusta. Decisivo, anche in questo caso, il favorevole andamento climatico delle ultime settimane.

Per Rodrigo Costa di Newedge, le tensioni sull’offerta proseguiranno nel 2015, ma la situazione “non è così disperata come si era temuto inizialmente”. Secondo Costa, il deficit produttivo mondiale sarà compreso tra i 2 e i 5 milioni di sacchi. Gli stock rimarranno bassi, sufficienti per circa 3 mesi e mezzo di consumi.

Il caffè – comunque – non scarseggia.

Il Brasile potrebbe andare incontro – nel 2015 – al terzo calo produttivo consecutivo, cosa che non accadeva dal 1965.

Ma il perdurante andamento negativo del primo produttore mondiale potrà essere compensato – almeno in parte – dall’ulteriore espansione produttiva in Colombia (Niño permettendo), dalla parziale ripresa attesa nei paesi centro americani (Roya permettendo) e dalle favorevoli dinamiche previste anche in Perù, dove l’associazione nazionale del caffè prevede un incremento nell’ordine del 40% per il raccolto 2015, che potrebbe risalire a 4,5 milioni di sacchi.

I prezzi elevati dei mesi passati hanno dato forte impulso ai commerci. L’export brasiliano raggiungerà, a fine 2014, livelli record.

E gli stock dei paesi consumatori si sono reintegrati. Le scorte nei porti americano (dati Gca) hanno raggiunto, nel luglio scorso, i loro livelli massimi degli ultimi 9 anni e sono rimaste al di sopra dei 6 milioni di sacchi per 4 mesi consecutivi, per scendere appena a novembre poco al di sotto dei 5,7 milioni.

Gli stock nei porti europei (statistiche Ecf) si attestavano, al 30 settembre, a 12.094.652 sacchi (di cui 1.398.032 sacchi a Genova e 754.170 a Trieste): oltre 1 milione e mezzo in più rispetto alla stessa data di un anno fa (+14,7%), nonché 3,3 milioni in più (+38,5%) rispetto a gennaio 2014.

“Non c’è nessun problema di approvvigionamento a breve – assicura George Kniesel, vice presidente materie prime per Massimo Zanetti Beverage Group – i torrefattori sono molto ben coperti”. Anche Starbucks sostiene di avere già messo al sicuro il 65% del proprio fabbisogno di caffè verde per il prossimo anno.

PREZZI IN FORTE RIPRESA QUESTA SETTIMANANew York ha chiuso l’anno in ripresa (+180 punti) a 166,60 cents, valore inferiore del 24,9% (-55,30 cents) al già citato massimo del 14 ottobre.

Dopo un inizio 2015 (seduta del 2 gennaio) in forte calo (-555 punti), il contratto principale (scadenza marzo) ha riguadagnato questa settimana 13,85 cents in due sole sedute, risalendo il 6 gennaio a 174,90 cents.

A motivare questa improvvisa fiammata, gli aggiornamenti meteo dal Brasile, con previsioni di tempo secco su buona parte della Coffee Belt nelle prossime settimane.

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