domenica 22 Dicembre 2024
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Puglia: nella Regione la riapertura della Fase 2 per molti gestori non ci sarà

A Bari il malessere di tanti imprenditori si manifesterà con un flash mob promosso da «Movimento impresa»: il 27 maggio tanti titolari di locali, negozi e ristoranti arriveranno sin sotto la sede regionale dell’Inps sul Lungomare di Crollalanza per rivendicare misure di sostegno dopo un chiusura per Coronavirus che potrebbe avere un impatto rilevante sul piano occupazionale

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PUGLIA – Lunedì 18 maggio l’Italia ha avuto modo di ripartire, almeno secondo quanto è stato disposto dal Governo. Questo via libera però ha davvero rappresentato una ripartenza per tutti, o ha lasciato molti indietro all’avvio? Non tutti i locali costretti a chiudere per fronteggiare l’emergenza sanitaria, hanno gli strumenti e le risorse per aprire le porte al pubblico e ricominciare come prima. Le voci dei gestori della Puglia ad esempio, raccontano una storia diversa. La leggiamo da lagazzettadelmezzogiorno.it.

Puglia: c’è chi non riapre, e dolorosamente si congeda con il propri o pubblico o clientela

È la «Fase due» in salita delle aziende pugliesi messe in ginocchio dal Covid prima e dalle restrizioni sanitarie dopo: una morsa a tenaglia che ha costretto esercenti o titolari ad alzare bandiera bianca. Il disagio è forte soprattutto per bar e ristoranti a cui i protocolli di sicurezza riducono in molti casi agibilità e capienza. Rendendo anti-economica la riapertura.

E la soluzione dell’aumento dei prezzi sui menù (praticata già a Roma o nelle città del Nord) qui non è contemplata come soluzione possibile, mentre i costi di sanificazione e dpi diventano una nuova spesa fissa da contemplare. Ma nel novero dei sofferenti ci sono anche gli istituti scolastici paritari (o religiosi) che denunciano la disattenzione grave del governo nazionale e il rischio chiusura.

A Bari il malessere di tanti imprenditori si manifesterà con un flash mob promosso da «Movimento impresa»: il 27 maggio

In questa data, tanti titolari di locali, negozi e ristoranti arriveranno sin sotto la sede regionale dell’Inps sul Lungomare di Crollalanza per rivendicare misure di sostegno dopo un chiusura per Coronavirus che potrebbe avere un impatto rilevante sul piano occupazionale, con possibili disoccupati in crescita esponenziale.

Uno dei leader di questo movimento, Maurizio Mastrorilli, denuncia alla «Gazzetta» già le prime multe nei bar e una inquietante campagna acquisti di gruppi stranieri che puntano a ingaggiare chef o maestranze di livello sfruttando lo stato di necessità generato dalla crisi e dalla scarsità di prospettive presso i vecchi titolari.

A Molfetta, invece, un parrucchiere che aveva rinnovato il locale ha preferito non aprire con l’avvio della fase due, temendo di aggiungere nuove insostenibili spese agli impegni economici già assunti.

Ripresa tra tante criticità anche a Foggia, dove il ristorante di Concezio Mariella resta chiuso, o a Locorotondo – una delle città più apprezzate dai turisti nella Valle D’Itria – dove i ristoratori chiedono soccorso al sindaco, Tommaso Scatigna, mentre c’è chi si domanda dopo aver osservato tutte le complesse procedure protocollari se poi gli avventori ci saranno come prima del lock-down.

Alcuni operatori storici si congedano con una lettera che ha commosso tanti clienti: è il caso del Bar Castello di Nardò in provincia di Lecce, che si è congedato pubblicando una missiva piena di emozione.

E l’inquietudine serpeggia tra tanti esercenti del centro storico neretino come di tanti borghi pugliesi dove gli spazi angusti, ritagliati in stradine uniche, difficilmente si possono conciliare con le nuove prassi securitarie anti-contagio: come si potrebbe del resto consentire con le attuali regole lo struscio della movida nei vicoli di Ostuni o di Cisternino, o a Bari vecchia?

Puglia: a Lecce c’è il caso delle «puteche»

Le botteghe salentine dove le tavolate sono tradizionalmente predisposte con uno spazio unico, nel quale con la complicità del mieru basta poco per trovarsi a conversare come vecchi amici con registi o attori famosi. Le regole anti-Covid, con in primis il distanziamento, però annullano il fascino di questi tipici locali salentini, che fanno proprio del clima conviviale l’insostituibile punto di forza.

Questo disagio diffuso è oggetto di valutazione (per porre rimedi) da parte delle istituzioni locali e del governo nazionale e le prossime settimane saranno cruciali per cercare di mettere in sicurezza un’ampia fascia produttiva che la crisi economica, insieme al Covid, rischia di desertificare.

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