MILANO – Un vecchio cartone animato di Bruno Bozzetto ironizzava, parecchi anni fa, sull’indole estrosa, stravagante e capricciosa degli italiani quando si tratta di ordinare un espresso al bar.
Riflesso di una ricca tradizione caffettiera. Ma anche di un’inveterata vocazione tuttologica che contraddistingue il nostro popolo.
I tempi sono cambiati anche per il barista
È arrivata la rivoluzione culturale dei caffè speciali; poi la third wave, il successo dei nuovi metodi di preparazione, la sempre maggiore importanza attribuita all’impatto visivo (anche sotto la spinta anche dai social network fotografici).
Tutto ciò fa sì che diversificazione e caratterizzazione dell’offerta costituiscano il caposaldo della caffetteria del terzo millennio.
Le carte del caffè sono sempre più ricche, dettagliate e sfiziose. Si organizzano degustazioni guidate, corsi di formazione rivolti anche agli appassionati.
E il consumatore è sempre più consapevole e opinionato. Anche sulle origini della bevanda e della sua filiera.
Ma ancora oggi c’è chi ricade a volte nel vizio di sempre
Cioè quello di pretendere l’impossibile dal proprio barista. Chiedendo, anche nel baretto sotto casa, preparazioni sofisticate che metterebbero in imbarazzo persino un campione di caffetteria reduce dai Mondiali.
Questa simpatica immagine, che abbia scovato sui social, rende giustizia al mestiere difficile e (a volte) ingrato del barista.
Mettendo, alla gogna, certi clienti supponenti (e spesso scarsamente competenti), che credono di potersi comportare al banco di un bar come i giudici certificati di una competizione internazionale.
Perché in Italia – oltre ai noti 60 milioni di Commissari Tecnici della nazionale – ci sono anche 60 milioni di Coffee Experts …