MILANO – Meno caffè nei carrelli della spesa degli americani. Secondo un’indagine condotta da Niq, le vendite di caffè confezionato nei negozi e supermercati di oltreoceano sono scese, nei 12 mesi a settembre 2023, al di sotto dei livelli pre-pandemici. Complessivamente, il calo è stato del 3,7%, a 1,13 miliardi di unità.
Si tratta della terza variazione negativa consecutiva, nonché appunto del livello di vendite più basso dal 2019. Il calo maggiore riguarda il torrefatto macinato (-5,6%); più contenuta la contrazione registrata dal caffè porzionato (-1,4%).
La colpa? Innanzitutto del caro prezzi. Nel già citato periodo a settembre di quest’anno, i prezzi per unità sono cresciuti infatti del 9,3%, un rincaro che va ad aggiungersi al +12% dei 12 mesi precedenti.
Secondo Mathew Barry, di Euromonitor International, il trend è comune all’intero dettaglio americano e non riguarda dunque soltanto il caffè.
“I prezzi sono in crescita già da tempo e ciò sta causando una rilevante pressione sui volumi, poiché i consumatori stanno tagliando gli acquisti” ha dichiarato Barry in un’intervista a Reuters.
Ma la tesi non è condivisa da tutti. Secondo Jim Watson, responsabile ricerche per il beverage di Rabobank, la storia è un po’ più complessa. I dati sopra citati non comprendono infatti le vendite online, che hanno conosciuto un boom durante la pandemia.
“L’e-commerce è in crescita e il caffè porzionato, che sta sottraendo quote di mercato sempre maggiori al torrefatto tradizionale, è venduto molto di più online” sostiene Watson.
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