MILANO – Dopo la fiammata dei prezzi del caffè verde dovuta al gelo in Brasile, quali saranno le ricadute sui listini dei torrefattori e delle caffetterie? La risposta è complessa, poiché dipende da una molteplicità di fattori: politiche di approvvigionamento, qualità del prodotto, origini trattate, costi di gestione, giusto per citarne alcuni. La tedesca Tchibo ha annunciato, già all’inizio del mese scorso, rincari che potrebbero superare i 2 euro al chilogrammo. La statunitense JM Smucker sta valutando ritocchi ai listini in varie merceologie, compreso il caffè.
Più sottile, Jde Peet’s: “Storicamente, variazioni significative nei prezzi del caffè verde si sono riflettute sui mercati e ci aspettiamo che questo precedente si ripeta” ha scritto la multinazionale olandese in una nota.
Alcuni player di mercato si distinguono però per delle politiche di approvvigionamento fondate su contratti a lungo termine
Esse fidelizzano i fornitori e rendono più stabile la filiera. È il caso di Starbucks: “la volatilità nel mercato del caffè non impatterà i listini e la nostra strategia dei prezzi rimarrà immutata” ha dichiarato un portavoce del colosso americano.
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