lunedì 23 Dicembre 2024
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Sul Lago Maggiore la sola piantagione europea di tè ha in produzione 20mila piante

A Premosello, al confine con la Svizzera, ci sono 2mila piantine di tè che aspettano di essere raccolte per dare il via alla produzione del primo infuso europeo

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PREMOSELLO (Verbano-Cusio-Ossola) – Tra Svizzera e Piemonte una coltivazione da tè del tutto frutto del genio italiano. Risultato di un lavoro partito circa vent’anni fa con cento piante e che oggi è diventata l’unica piantagione europea di questa bevanda, con ventimila esemplari pronti per esser acquistati. Un ottimo finale (che poi è un inizio) realizzato dal fondatore Paolo Zacchera. Scendiamo nei dettagli con l’articolo di Fabio Marzano su repubblica.it.

Premosello: la via della seta ora fa tappa anche al confine tra Piemonte e Svizzera

Dove cresce l’unica piantagione europea di tè. Un esperimento iniziato quasi vent’anni fa con un centinaio di piantine ma che oggi conta una distesa di ventimila esemplari maturi per il mercato. Le foglie che saranno raccolte la prossima primavera verranno lavorate e vendute come tè del Lago Maggiore.

Per coltivare con successo questa pianta, parente della camelia ornamentale, ci avevano provato a Parigi a metà Ottocento poi nell’ultimo secolo a Padova e a Pavia

Dove ci sono stati risultati appena sufficienti. Ma è a Premosello, un comune piemontese a ridosso del Parco nazionale della val Grande, che prenderà forma la prima bevanda delle cinque tutta italiana.

“All’inizio mi hanno dato del pazzo – spiega Paolo Zacchera, fondatore del vivaio La Compagnia del Lago che ha sviluppato la piantagione – Il primo serio raccolto lo faremo a partire dal prossimo 25 aprile per iniziare la commercializzazione a maggio 2021. Nei prossimi anni potremo raccogliere fino a 15 tonnellate di foglie fresche che, dopo la selezione, sono equivalenti a circa 3 milioni di bustine”.

Sulla qualità, potrebbe competere con i big orientali

L’anno scorso un piccolo campione di tè nero di Zacchera, grazie alla lavorazione delle foglie del maestro del tè Marco Bertona, si è aggiudicato in Cina la medaglia d’oro al 2019 International Black Tea Tastino Competition. Mentre lo scorso ottobre la variante bianca si è guadagnata una menzione speciale a Teas of the World organizzata a Parigi dall’AVPA, l’agenzia francese per la valorizzazione dei prodotti agricoli. La varietà di tè presente nell’Ossola piemontese, che fiorisce e fa semi senza bisogno di pesticidi o fertilizzanti, è di origine turca dove le coltivazioni arrivano a quote record di oltre mille metri di altitudine.

“Con un impianto di lavorazione ben collaudato, e sviluppando una produzione locale di alta qualità, si potrebbe convincere altri vivai a convertire i loro seminativi per trasformare questa zona nella terra italiana del tè – aggiunge Zacchera – Nel nostro Paese solo quest’area ha tutte le caratteristiche ecologiche, come clima, piovosità e tipologia di suolo, per il successo questa coltura, altrimenti molto difficile”.

Le foglie del tè derivano da un’unica pianta, la Camellia sinensis, che in Italia è arrivata per la prima volta solo a fine Ottocento con una partita di semi da Calcutta. Ma quello che conta di più per produrre un infuso da record è la lavorazione. Il metodo tradizionale cinese per il trattamento del Bai Mu Dan, quel tè bianco che può invecchiare fino a vent’anni come un importante vino rosso, decanta per 72 ore prima di una fase finale di essiccazione a bassa temperatura.

“Per i prodotti più pregiati, la raccolta dovrebbe essere sempre fatta a mano. Per un tè economico si prende un ramo con 5 o 6 foglie, per un tè normale solo le prime tre, per fare un tè buono si seleziona solo la cima della cima – conclude il fondatore della Compagnia del Lago – In quest’ultimo caso quattro persone, in media, raccolgono al massimo duecento grammi di tè in mezza giornata”.

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