MILANO – Prima di addentrarci nei dettagli forniti dallo stesso proprietario di Cova, Mario Faccioli, una breve premessa. Fra le boutique del Quadrilatero la notizia della vendita si dà però già per certa. La voce gira da tempo anche negli ambienti della moda. Due simboli di Milano (e del Made in Italy) e delle sue eccellenze si incontrerebbero ancora una volta. Come è già successo in molti altri casi: da Armani a Trussardi, da Dolce&Gabbana fino a Gucci.
Le voci sono tante. C’è chi dice che Prada potrebbe allargare la boutique di Montenapo. (a dividere le vetrine del negozio da quelle della pasticceria c’è però il portone del civico 8). Oppure che bar e ristorante potrebbero essere spostati al primo piano. Ma secondo i rumor più accreditati, il progetto ci sarebbe già. Tutto resta così com’è. Cambia solo l’ingresso, che si sposterebbe su via Sant’Andrea.
La maison Prada non conferma né smentisce, si limita a un «No comment». E mentre nel Quadrilatero c’è un gran fermento, fra le quattro mura della storica pasticceria l’atmosfera è un’altra.
Mario Faccioli nega tutto
Ed è molto arrabbiato: «Cova non vende! Sono io che vado in pensione, e lascio tutto alle mie figlie. Loro rimangono qui. Ho 46 dipendenti e da quando è uscita la notizia sono in agitazione. Quando Cova venderà, lo annuncerò io personalmente!».
E, alla domanda se abbia avuto almeno un’offerta, Mario Faccioli è categorico.
«Per 12 milioni non venderei nemmeno una vetrina». La cifra di cui si parla sarebbe infatti questa. 12 milioni di euro per l’80% di Cova (il 20% dovrebbe rimanere a una delle figlie di Faccioli), cifra che non comprende le mura, che non sono di proprietà.
Nessuno però pare preoccupato dalla notizia
Nemmeno i rappresentanti dell’Associazione di via Montenapoleone. «Questo è un locale storico. E’ parte della vita e dell’esperienza che ogni giorno Montenapoleone regala ai milanesi e agli stranieri che spesso vengono qui proprio per andare da Cova». Commenta il presidente Guglielmo Miani. «Se c’è un investitore che desidera subentrare, l’Associazione ne è felice. A patto però che la visibilità del locale rimanga su via Montenapoleone, e che Cova resti un punto di riferimento per tutti i passanti».
Un’operazione finanziaria già in cantiere
C’è chi infatti sostiene che fuori da Cova c’è da tempo una fila di investitori pronti a comprare. Perché questo è un brand che fa gola a tanti. Oltre alla pasticceria fondata nel 1817, che per Milano è un simbolo, al prestigio della caffetteria, del ristorante e del catering, c’è la parte internazionale.
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Poi le dieci pasticcerie e i sette caffè- ristoranti di Hong Kong, e i corner nelle lussuose navi Celebrity Cruises di Miami. Insomma Cova non è solo Milano. E’ fiore all’occhiello del Made in Italy, proprio come le collezioni della famosissima maison. E poi c’è il lato fashion. Vuoi mettere il miglior cappuccino (e il miglior panettone) di Milano griffato Cova e Prada?
Fonte: Il Giornale