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venerdì 22 Novembre 2024
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Ancap: lo storico marchio di porcellana per l’Horeca reagisce all’agguato teso dal Covid-19

La chiusura di bar e ristoranti per l'emergenza Coronavirus sta presentando un conto salato anche a chi è specializzato in porcellane per l'Horeca. Soprattutto per quel che riguarda la produzione delle tazzine di caffè nei bar

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MILANO – Il lockdown non ha messo in ginocchio solo i pubblici esercizi e tutto il settore dell’Horeca: anche le aziende produttrici di porcellana conoscono tempi duri a causa della chiusura dei locali e quindi dello stop dei consumi fuori casa. Tra queste un nome su tutti è quello di Ancap, che da Verona è diventata celebre proprio per i suoi prodotti di qualità. Leggiamo la notizia da un articolo di Ilaria Vasentini su ilsole24ore.com.

Porcellana in crisi per il Covid

La chiusura di bar e ristoranti per l’emergenza Coronavirus sta presentando un conto salato anche a chi, come lo storico marchio veronese Ancap, è specializzato in porcellane (tazzine, piatti) per l’Horeca. Mentre sta sortendo un positivo effetto sulle vendite dei produttori di stoviglie per la casa, perché il lockdown ha spinto le famiglie a dedicarsi all’arredo e alla cura delle mura domestiche e della tavola, porcellane incluse.

«Noi produciamo 100% made in Italy e oltre l’80% del nostro business è legato ai consumi fuori casa, in particolare alle tazzine da caffè, e finché la ristorazione e il turismo alberghiero non ripartono è difficile prevedere un recupero dei livelli di attività», afferma Simone Boschi, alla guida dell’azienda di famiglia Ancap. Oltre mezzo secolo di esperienza manifatturiera alle spalle e una fabbrica di 20mila metri quadrati a Sommacampagna dove garantisce a ciclo completo porcellane di design e tecnologia tutta italiana.

«Abbiamo chiuso la fabbrica l’ultima settimana di marzo e abbiamo dovuto mettere in Cig i nostri 108 dipendenti – spiega Boschini, che rappresenta anche il comparto stoviglieria all’interno di Confindustria ceramica -. Abbiamo gradualmente ripreso le attività da un mese a questa parte e finalmente, negli ultimi giorni, intravvediamo segnali di risveglio. Confidiamo prenda forma una ripresa a “V”, con un rapido recupero dopo il crollo di questi due mesi».

Quello della stoviglieria, soprattutto per il B2B, è un mercato di super-nicchia piuttosto stabile, senza grosse stagionalità né picchi

Come confermano i dati ufficiali dell’associazione: le dieci aziende industriali di porcellane e ceramiche da tavola (665 addetti) producono tra le 10 e le 12mila tonnellate di stoviglieria l’anno e il 2019 si è chiuso con 50 milioni di euro di fatturato, 30% export.

Aziende come Ancap si sono ritagliate uno spazio sul mercato grazie alla gamma brandizzata per torrefazioni e locali e alle collaborazioni con stilisti e designer che firmano collezioni di tazzine da caffè, ma la concorrenza del Far east e ancor più dell’Est Europa – che beneficia della stessa nostra valuta ma di salari più bassi di quelli italiani – schiaccia le possibilità di sviluppo.

«Anche per quest’anno avevamo messo in conto un consolidamento dei risultati 2019 – conclude Boschini – il Covid-19 è un’incognita che non siamo ancora in grado di pesare, ma se i dati degli ultimi giorni saranno confermati e se il turismo italiano prenderà vigore contiamo di poter ritornare a un 80-90% di capacità produttiva entro l’anno».

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