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sabato 02 Novembre 2024
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Polojaz a Triestespresso: “Stop alla sola lettura isterica dei dati di mercato”

L'esperto: "Oggigiorno si ha spesso la sensazione di una lettura isterica dei dati: una ipotesi di diminuzione nella domanda, o di diminuzione dell’offerta o di una crescita di una delle due, porta a degli sbalzi immediati del mercato"

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TRIESTE – La decima edizione dell’evento biennale Triestespresso Expo ha aperto le danze con il convegno dal titolo “Dal caffè all’espresso tra sostenibilità e aumento dei costi dell’energia e delle materie prime”. Riproponiamo di seguito l’intervento di Fabrizio Polojaz sul tema “Borse delle commodity: opportunità o problema?

Polojaz approfondisce i meccanismi delle commodity

“Sarà utile ricordare che la Associazione Caffè Trieste è una organizzazione della filiera del
caffè, nata nel 1891 a Trieste e che raggruppa le aziende che si occupano del commercio
e dell’industria di trasformazione del caffè nella città di Trieste, appunto.

Il caffè è una materia prima di genere coloniale, ovvero non è disponibile nei mercati di
trasformazione, e semplificando molto, possiamo ancora oggi raggruppare i paesi di
origine della materia prima, situati principalmente nella fascia tropicale del globo nella
denominazione di paesi produttori, mentre i cosiddetti paesi consumatori corrispondono a
quei paesi dove il caffè viene trasformato e consumato in forma di bevanda.

Inoltre la diffusione delle piante di caffè nella suddetta fascia tropicale non è stata naturale,
ma frutto del lavoro dell’uomo, che negli ultimi 3 o 4 secoli ha creato piantagioni in tutti
quei territori che ne permettevano la crescita e fruttificazione.

Il caffè è certamente un prodotto agricolo, ma non si coltiva a fini prettamente alimentari ed il suo consumo è legato a specifici contesti culturali, pertanto spesso non veniva recepito quale prodotto finito nei paesi di origine, ma sempre ad enormi distanze da essi, nei territori di trasformazione ed effettivo consumo nella sua forma di bevanda calda.

Questa catena di approvvigionamento molto lunga, ed il grande interesse dimostrato ormai
da secoli per il prodotto, lo portano ad essere materia prima ambita, di alto valore, come
anche necessaria di grandi investimenti ad alto rischio in tutto il suo percorso produttivo,
logistico, trasformativo e naturalmente finanziario.

Tutto questo lo porta conseguentemente ad entrare a far parte delle materie prime trattate
in borsa, ovvero le cosiddette commodities. Il caffè, come altri generi coloniali, rientra nelle
soft commodities, quelle derivanti dal settore agricolo e dall’allevamento. Tra gli agricoli vi
sono i coloniali: caffè, cacao, cotone, tabacco, zucchero che si accompagnano a granaglie
fondamentali per l’alimentazione umana quali frumento, mais, avena, ma anche soia,

farina di soia, olio di soia, e altri. Si tratta di beni cosiddetti fungibili, che sono quindi
sostituibili nella soddisfazione del bisogno cui sono collegati, indipendentemente da chi li
produce e vengono scambiati sul mercato in base a degli standard generici.

In base alle loro caratteristiche diventano infatti facilmente negoziabili sul mercato, e per quanto ci interessa, particolarmente in forma di “future”, ovvero contratti in cui ci si obbliga a scambiare una prefissata quantità di merce, con date caratteristiche qualitative, ad una
certa data e soprattutto ad un determinato prezzo fissato alla data della contrattazione.

Mantenendo una lettura elementare dell’argomento, ciò potrà fornire al produttore una
misura dell’investimento necessario alla produzione, nonché i mezzi finanziari per
perseguirlo, mentre al consumatore, sia esso trader o trasformatore darà una possibile
definizione di costo industriale sul quale basare il proprio lavoro.

Ma questi stessi contratti, così standardizzati, permettono a compratore e venditore di operare senza alcuna trattativa su qualità, quantità, modalità di trasferimento della merce e senza una necessità di acquistare o vendere realmente, fisicamente la materia prima,
quanto di scambiarsi i contratti, possibilmente lucrando sull’andamento del mercato.

Infatti è possibile ottemperare al contratto semplicemente chiedendo o effettuando la consegna fisica della merce corrispondente. Altresì è possibile chiudere la posizione vendendo il contratto prima della data corrispondente (usualmente il First Notice Day). Stiamo già parlando di speculazione finanziaria, che tende per sua natura ad esasperare le
fluttuazioni del mercato.

I fondamentali su cui si basa la trattazione delle materie prime, il trading delle commodities

Sono ovviamente la disponibilità di materia in offerta e la domanda di un suo
consumo, ovvero la richiesta del suo utilizzo. La Borsa in questo caso è uno strumento
che garantisce un certo equilibrio alla filiera economica. Quando la finanza pura supera le
proprie competenze e prende il sopravvento sull’economia reale, la situazione può
riversarsi negativamente su tutto il sistema economico, sia commerciale che produttivo.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito all’introduzione della contrattazione elettronica, con
un conseguente aumento del numero delle contrattazioni e della velocità delle stesse; è
stata così ampliata la platea dei partecipanti, permettendo a micro investitori di accedere
direttamente alle Borse; si sono creati nuovi strumenti/prodotti finanziari alternativi, ad
effetto leva particolarmente aggressivi e tutto a favore della speculazione finanziaria.”

Polojaz: “Cito da Borsa italiana alcune informazioni su possibili attività con strumenti finanziari basati sui mercati delle commodities:

“Le commodities sono tra le asset class sottostanti più diffuse trasversalmente ad ogni tipologia di strumento. […] strumenti finanziari derivati cartolarizzati, nello specifico Covered Warrant e Certificati (a leva e di investimento). E’ possibile trovare prodotti di trading come i leva fissa x5 e x7 su commodities, oppure strumenti a leva variabile con meccamismo di knock-out (Turbo e Mini Futures), o covered warrant (opzioni call o put).

Anche tra i certificati di investimento è presente una ricca selezione di sottostanti commodities.” Queste ampie disponibilità di prodotti finanziari ed i maggiori flussi di domanda ed offerta di contratti, e dei suoi derivati, crea maggiore volatilità che, seppur riesce a dare grandi soddisfazioni agli operatori finanziari, non sempre incide positivamente sulle attività e remunerazioni degli operatori economici, anzi.

Una regolamentazione che è diminuita di molto negli ultimi decenni (dagli anni ‘90 in poi), la mancanza di paletti alla pura speculazione, permettono movimenti esagerati in numero e valore anche in assenza di motivazioni chiare e motivate che oggi possono portare ad un fermo solo temporaneo delle contrattazioni.

Se nel passato gli aumenti superavano una certa soglia limite di up / down, venivano completamente bloccati, permettendo alla fluttuazione di rientrare a livelli gestibili.
Negli ultimi anni le quotazioni del caffè sono rimaste sostanzialmente stabili fino
all’autunno del 2020, da quando hanno iniziato a subire degli apprezzamenti vertiginosi,
che tuttora posizionano sia gli arabica che i robusta tra i livelli più alti degli ultimi dieci anni.
Le motivazioni sono state diverse, in parte basate sulle differenze nelle aspettative di offerta e domanda, nate con la crisi pandemica e sue conseguenze, anche se buon gioco
ha avuto la speculazione finanziaria.

È indispensabile leggere non solo i dati proposti dal mercato, ma anche le notizie riguardanti il caffè ed i contesti che lo riguardano. Ciò ha inciso negativamente sui costi della filiera e si è riversato negativamente sulle aziende e sul consumatore finale. Se però si vanno a verificare i fondamentali (offerta e domanda) i dati non giustificano pienamente, o solo in piccola parte, queste fluttuazioni.

È indispensabile leggere non solo i dati proposti dal mercato, ma anche le notizie riguardanti il caffè ed i contesti che lo riguardano

Oggigiorno si ha spesso la sensazione di una lettura isterica dei dati: una ipotesi di diminuzione nella domanda, o di diminuzione dell’offerta o di una crescita di una delle due, porta a degli sbalzi immediati del mercato.

Prendo ad esempio la lettura di dati o cosiddette informazioni sul settore del caffè degli
ultimi mesi: ad agosto passiamo da “forti preoccupazioni per la carenza di pioggia in
Brasile” (maggiore produttore di caffè al mondo) nei primi giorni del mese (che porta ad
aumenti quotidiani di alcuni punti percentuali per circa due settimane), ad un esagerato
sollievo per le prime piogge, che evidentemente cancellano le precedenti forti
preoccupazioni di siccità e riportano il mercato praticamente ai livelli precedenti.

Non si spegne questo argomento che già si continua con la discesa delle quotazioni, basandosi sulla buona copertura delle necessità di caffè statunitensi (maggiore consumatore di caffè al mondo). Una settimana dopo la siccità in brasile ridiventa preoccupante con un aumento delle quotazioni nei giorni seguenti per un circa +3,8%, +2,8%, +5,3%, ma è la debolezza del real che a fine mese riporta il mercato in discesa. In un mese dunque ampie fluttuazioni al ribasso ed al rialzo per argomenti che esplodono e rientrano e senza aver effettivamente intaccato la disponibilità o la domanda della materia prima.

Per valutare con maggiore realismo i possibili trend del mercato è importare studiare le
valutazioni sulla produzione prevista dai vari Paesi, le stime degli stock – certificati e non – di caffè esistente in borsa e disponibile nelle varie parti del mondo, dati corretti sulle aspettative di consumo: la pandemia ed il conseguente stop delle normali attività di miliardi
di persone per settimane o mesi doveva presumibilmente portare a diminuzione della
domanda: questo dato nel primo periodo era invece ottimisticamente in crescita,
nonostante tutte le difficoltà oggettive ed effettive riscontrate.”

Conclude Polojaz: “Pertanto, se vogliamo considerare i mercati delle commodities una opportunità per le filiere economiche che vi si basano, dobbiamo mantenere un certo tipo di regolamentazione borsistica che non vada a favorire principalmente o esclusivamente la
parte finanziaria. Ma dobbiamo anche chiedere agli enti ed alle associazioni che veicolano
le informazioni fondamentali di farlo con attenzione e perizia, altrimenti il tutto ricadrà e
ricade in malo modo sugli attori economici della filiera.

Al di là delle conseguenze che una gestione sbagliata delle commodities possa avere sul
nostro operato e sulle nostre attività, penso a quelle di alimenti di base come il grano o il
frumento, dove per la soddisfazione di pochi si va non solamente a deteriorare un settore o un tessuto economico, ma si va probabilmente a condannare alla fame milioni di
persone.

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