MILANO – Il riciclo della plastica è un problema sempre più sentito negli ultimi tempi. Interessante per tutte le aziende che hanno a che fare con l’utilizzo di questo materiale. Comprese quelle che servono il caffè nelle tazze monouso. Una questione di rispetto dell’ambiente, che ancora non ha trovato soluzioni perfettamente soddisfacenti. Ne è un esempio, la plastica biodegradabile, che sarebbe un’alternativa non del tutto efficiente. Questo almeno secondo uno studio uno studio inglese condotto da Richard Thompson. Di cui riportiamo i dettagli ripresi dal sito newsecologia.it.
Plastica biodegradabile: potrebbe non esserlo effettivamente
Uno studio inglese condotto da Richard Thompson ha rivelato che, avendo osservato il comportamento della plastica biodegradabile, la dicitura potrebbe trarre in inganno. Non dissolvendosi nell’ambiente così come si potrebbe credere. Thompson, che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca, è stato premiato con l’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta.
Lo studio di Richard Thompson sulla plastica biodegradabile
Richard Thompson ha dedicato la sua intera carriera allo studio dei rifiuti di plastica. Al fine di approfondire il comportamento dei diversi tipi di plastica in relazione all’ambiente. Un ultimo studio, condotto sulla plastica biodegradabile, ha avuto come obiettivo l’analisi di materiali di questo tipo.
Con il suo team, Thompson ha analizzato cinque tipi di borse biodegradabili
Un sacchetto compostabile, un sacchetto biodegradabile; un sacchetto di polietilene ad alta densità e due sacchetti ossodegradabili. Si tratta di materiali che vengono utilizzati quotidianamente, ad esempio, nelle buste della spesa e che servono a ridurre l’impatto ambientale della plastica.
Per portare a termine lo studio stesso, il ricercatore inglese ha inserito i sacchetti di plastica in luoghi diversi con condizioni differenti
Alcune buste, tagliate a strisce, sono state esposte all’aperto. Altre sono state posizionate in mare. Mentre ultime sono state sotterrate in giardino. I risultati dello studio inglese indicano che la plastica non sempre si dissolve.
Infatti, hanno evidenziato una tendenza che potrebbe rivelarsi più che semplicemente pericolosa. La maggior parte della plastica biodegradabile non lo è effettivamente. Non dissolvendosi nell’ambiente in breve tempo.
Dati i tre anni utilizzati per condurre lo studio al meglio, ciò è stato evidenziato dai studi:
In mare la busta di plastica si è dissolta in tre mesi; mentre al porto si è ricoperta in poco tempo di uno stato di microbi. All’aria aperta le buste di plastica non si sono degradate completamente. Ma il loro stato di conservazione precario non ha permesso di effettuare nuovi studi. Infine, le buste conservate in giardino sono rimaste pressochè intatte. Non solo: sono addirittura in grado di trasportare fino a 5 chilogrammi di alimenti.
«Mi ha sorpreso che dopo tre anni puoi ancora portare a casa la spesa». E’ stato questo il commento stupito di Thompson. Il quale ha studiato il comportamento della plastica biodegradabile.«I sacchetti non avevano la stessa tenacia di quando erano nuovi di zecca. Ma non erano degenerati in alcuna misura significativa».