MILANO – Dopo la siccità è ora la pioggia eccessiva in Brasile a preoccupare i mercati del caffè, mentre analisti e addetti ai lavori appaiono sempre più pessimisti quanto all’entità del prossimo raccolto del primo produttore mondiale. Risultato: il contratto per scadenza marzo dell’Ice Arabica – dopo tre sedute consecutive al rialzo, che hanno portato a guadagni complessivi nell’ordine del 5% – è volato, martedì 14 febbraio, a 183,55 centesimi: il livello massimo, per la scadenza principale, dal 25 ottobre scorso.
Il rally si è interrotto bruscamente ieri, mercoledì 15 febbraio, con forti prese di beneficio indotte dal dollaro in ripresa, che spinto il benchmark al ribasso di 670 punti, a 176,85 centesimi.
Arretra anche l’Ice Robusta , che lascia sul terreno 19 dollari chiudendo la giornata a quota 2.048 dollari, al di sotto dei massimi della prima decade del mese.
A New York, le scorte certificate sono scese ieri a 844.914 sacchi, sotto il massimo degli ultimi 7 mesi e mezzo, di 891.933 sacchi, stabilito mercoledì 8 febbraio: un livello tuttora storicamente basso, ancorché in netta ripresa dal minimo di 382.695 sacchi dello scorso novembre.
Non va meglio a Londra, dove gli stock si attestano ad appena 5.933 lotti da 10 tonnellate: minimo dall’avvento delle nuove regole del contratto avvenuto nel 2016.
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