Una fantasia fervida, una mente da inventore vero. Perché ce ne vuole di intuizione per guardare una locomotiva a vapore e concepire una macchina per il caffè. Eppure proprio questo ha fatto il torinese Pier Teresio Arduino (Torino 1876 – Pavia 1923).
Pier Teresio Arduino, il visionario dietro la Victoria Arduino
Dopo aver prestato servizio militare nel genio ferrovieri, nel 1910, dopo aver aperto la sua officina nel 1905, brevetta la Victoria Arduino. Ovvero il primo successo globale nella storia dell’espresso. Questa macchina, assieme ad altre duecento, è esposta al Mumac, Museo delle macchine per caffè, di Binasco, vicino a Milano. La maggior parte è proprietà di Enrico Maltoni, il più importante collezionista ed esperto italiano del settore.
Una macchina futurista
Quella di Arduino non era la prima macchina per fare l’espresso in assoluto. Ci avevano già provato un altro torinese, Angelo Moriondo, che aveva presentato una macchina per fare il caffè veloce nel 1884; il milanese Luigi Bezzera, che aveva brevettato una macchina nel 1901 e l’anno dopo ceduto la licenza a Desiderio Pavoni. Quest’ultimo con bottega a Milano, in via Parini.
Uno strumento monumentale
Ma sarà la Victoria Arduino (1910), con i suoi meccanismi che ricalcano quelli della caldaia di una locomotiva, a entrare trionfalmente nei bar di mezza Italia. Si trattava di apparecchi monumentali, di rame e ottone, con elementi decorativi.
Le vittorie, i leoni e tutto lo zoo che campeggiava sulla sommità di questi aggeggi erano cesellati a mano, autentiche mini opere d’arte.
Pier Teresio Arduino poi aveva uno spiccato senso dello spettacolo
Quindi brevetta nella sua macchina un dispositivo che chiama «di accensione dei liquidi alcolizzati». In pratica, quando il barista faceva il punch, indendiava i vapori dell’alcol al momento di servirlo al cliente. Non serviva a nulla, ma era una bellezza che sollevava gridolini d’antusiasmo.
La pubblicità per la Victoria Arduino viene disegnata da uno dei più noti cartellonisti dell’epoca, il livornese Leonetto Cappiello. Nel 1922 è il primo a legare in un manifesto la macchina per l’espresso con il treno espresso.
Siamo in epoca futurista, in un periodo in cui la velocità è ritenuta un valore ed è quindi perfettamente al passo con i temp. L’uomo che si sporge dal treno in corsa e ghermisce al volo una tazzina di caffè appena fatto. (FOTO)
Attenzione, però: se noi oggi bevessimo il caffè uscito da una di tali apparecchi, lo troveremmo disgustoso. Ai nostri giorni le macchine funzionano con l’acqua a pressione, mentre al tempo utilizzavano il vapore e il risultato era un caffè molto scuro e molto amaro, che a stento riconosceremmo come un espresso.