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sabato 02 Novembre 2024
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Pfatisch: la pasticceria vende, è in crisi un altro caffè storico torinese

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TORINO – «Vendiamo. Sì, vendiamo. Chissà cosa direbbe mio nonno, che per questa pasticceria ha speso tutta la sua vita». In queste parole c’è tutta la disperazione di Marco Ferraris, il proprietario di «Pfatisch» in via Sacchi 42. Un pezzo di storia torinese getta la spugna. Non ce la fa più, di fronte alle troppe spese e alle troppe tasse a difendere una produzione artigianale «come si faceva una volta».

Sul muro, tra gli arredi Liberty e Decò, un vecchio conta persone degli Anni 50 segna il 52. «Eh, quando qui c’era la coda fuori dovevamo dare il numerino – racconta -. Questo locale è un tempio del cioccolato, come diceva mio nonno. Ma è anche un tempio della storia della pasticceria torinese, un libro mai scritto di tutti i clienti che ci hanno amati e seguiti in questo lunghissimo secolo di vita. Ora, è tutto finito».

Pfatisch decide di vendere, ironia della sorte, proprio nell’anno in cui festeggia con 100 candeline. Ferraris è seduto con malinconia sulla sedia rossa del locale e commenta: «Per me è il giorno che mai avrei voluto vivere», l’incontro con gli acquirenti di quella che è stata la storia della sua famiglia, da tre generazioni.

Getta la spugna

«Sono stanco e amareggiato, ho problemi di salute e non riesco più a mandare avanti l’attività. Mi spiace solo per i miei figli». La sua socia e moglie, Claudia Berruti, non ce la fa da sola. Dopo mesi di titubanze, si sono decisi: «Vendiamo il marchio, i muri restano nostri».

Piatto ghiotto

I compratori si sono fatti avanti in fretta, corteggiano i Ferraris da mesi. L’offerta che il titolare sta valutando è di 150 mila euro. Per portare a casa un’etichetta celeberrima del buon cioccolato torinese di qualità. Dall’estero hanno avanzato proposte, per acquistare i macchinari antichi della Lehman e Buehler, conservati nei sotterranei del palazzo Fenoglio in cui il locale si trova dal 1921. Nel ’15, fu aperto in via Gioberti da Gustavo Pfatisch, di origine bavarese. Mescolatori, tostini degli anni ’20, rompi e separa cacao dell’800, raffinatrici a cinque cilindri, da cui il cioccolato sgorgava setoso. Con un profumo che invadeva la strada.

Meraviglie da museo, che infatti diventeranno il set di un film per Rai Uno. «Girano una fiction sulla storia di Luisa Spagnoli e sulla Perugina – continua -. Siamo ancora uno dei pochi laboratori intatti in Italia».

Da Bobbio a Battiato

Il dispiacere del proprietario, anche consigliere dell’associazione locali storici d’Italia, è che la piccola azienda a conduzione familiare verrà probabilmente trasferita altrove. Almeno per quanto riguarda la parte di produzione, che non sarà più artigianale.

Chi entrerà, pagherà un affitto a Ferraris, proprietario dei muri, «una cifra davvero bassa». «Abbiamo ricevuto una grande manifestazione di solidarietà dai clienti», spiega la signora Berruti, che ha iniziato a lavorare lì da ragazza.

Snocciola una sfilza di nomi illustri. Intellettuali e notabili, reali, buona borghesia cittadina, vip venuti da lontano e golosi di ogni età. Da Bobbio a Pavese, Montanelli e Mario Soldati, fino a Battiato, Lucia Bosé e al cliente numero 52. Tutti pazzi per il «Festivo», la torta che ha reso famoso Pfatisch e che forse non sarà mai più la stessa.

Letizia Tortello

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