PERUGIA – Per alcuni dipendenti i bigliettini dei Baci Perugina non hanno più lo stesso gusto. Almeno da quando la società ha annunciato 340 licenziamenti. Le parole più pronunciate sono frutto della delusione e della preoccupazione per il futuro.
Perugina e Nestlé
Tutto inizia quando la Nestlé, multinazionale proprietaria del marchio della famosa azienda dolciaria umbra, fa sapere che non si potrà più ricorrere alla cassa integrazione.
O forse prima ancora. Nel 2016, dalla Svizzera annunciano un piano industriale con investimento di 60 milioni di euro da destinare alle nuove tecnologie e alla robotizzazione; un cambio di scenario tecnico-organizzativo che comporta, come avviene in questi casi, un caro prezzo: quello della ristrutturazione.
Ricollocazione solo per il 70 per cento degli addetti Perugina
In sostanza si prevede la ricollocazione solo per il 70 per cento degli 819 addetti alla produzione dello stabilimento di San Sisto. Un piano che non aveva indotto il sindacato – scrive oggi La Verità – a fare le barricate.
Quel piano con i suoi 60 milioni di investimenti suonava bene alle orecchie dei rappresentanti dei lavoratori. Questi contavano sull’utilizzo della cassa integrazione per gestire il problema, quella che a Perugia viene utilizzata ormai da 13 anni.
Sono 340 gli esuberi
Poi è arrivato l’annuncio perentorio dell’amministratore delegato di Nestlé Italia, Leo Wencel, a riportare all’amara realtà.
“A giugno 2018 la Cassa integrazione guadagni straordinaria non sarà più rinnovabile”. Per cui “emerge l’esigenza di procedere a un riequilibrio occupazionale. A oggi, stimiamo possa coinvolgere circa 340 addetti alle attività di produzione e logistica. Nei prossimi anni non sarà possibile assicurare la continuità occupazionale”.
Una vera doccia fredda per tutti alla Perugina. Per i politici rimasti in silenzio o barricati dietro annunci generici.
Innanzitutto per i sindacati.
Carla Spagnoli, pronipote della donna che inventò i baci – “hanno candidamente ammesso che non avevano capito l’accordo che avevano firmato”, si legge sul quotidiano.
Sorpresa generale?
Eppure Nestlè, da buona multinazionale, da tempo guarda oltre l’ambito perugino. Nel 1999 la direzione fu spostata a Milano e anche allora – si legge – non ci furono manifestazioni di protesta.
Ora si mette mano ai reparti produttivi. A suo tempo, non c’è stata notevole levata di scudi sui sacrifici richiesti dall’azienda ai lavoratori. Vedremo cosa succederà ora.
Del resto è singolare, ad avviso della Verità, che “nel mondo il prodotto è vincente e a Perugia è in crisi”.
Anche la Chiesa si schiera
Ora i politici, soprattutto quelli del Pd, e il sindacato sembrano volersi muovere per chiedere il prolungamento della Cigs oltre il 2018.
Mentre la Chiesa si schiera a difesa del lavoro. “E’ un aspetto fondamentale della persona umana. Quindi senza nessuna distinzione dobbiamo trovare sinergie e operare insieme a favore dei lavoratori”. Sembra lo abbia detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo del capoluogo umbro.
Fedez scrive le frasi per i bigliettini
Riusciranno le forze combinate di politici, sindacalisti, ecclesiastici e discendenti degli ex padroni a scongiurare le conseguenze dell’introduzione dei robot e della globalizzazione?
Intanto l’azienda ha chiesto a Fedez di scrivere le frasi d’amore per sintonizzarsi meglio con la generazione dei Millennials.
Quei giovani nati dopo il 2000 che, di questo passo, troveranno sempre più bigliettini intonati al loro gergo e sempre meno posti di lavoro.