domenica 22 Dicembre 2024
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Perugia: scandalo macchinette caffè, indagato dirigente del Comune

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PERUGIA – Anche il Comune è chiamato in causa dalla Procura della Repubblica nella vicenda delle macchinette del caffè.

Non solo, quindi, la società che ha ottenuto il servizio in concessione da più tre anni, ma anche l’ente finisce nell’ambito delle indagini del pubblico ministero Mario Formisano.

C’è infatti un dirigente di Palazzo dei Priori che è indagato per «rifiuto e omissione di atti di ufficio».

Un dipendente che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di funzionario e verso il quale c’è un procedimento separato rispetto a quello del’amministratore delegato e dei rappresentanti legali della RistoroH24 (Alberto, Alessio e Arianna Brugnoni).

La Srl infatti è stata chiamata in causa per due motivi: il primo perché avrebbe praticato prezzi più elevati rispetto a quanto pattuito nell’offerta economica presentata nell’ambito della gara per l’aggiudicazione del servizio (il caffè invece che 50 centesimi ne costava 55, le brioche 75 invece di 60); il secondo «per aver stipulato contratti di avvalimento con altre imprese al fine di eludere le regole di ammissione alla gara stessa».

Certo, ora bisognerà anche chiarire in qualche modo come mai dal 2013 e fino a gennaio il caffè e gli snack sono stati pagati dai dipendenti comunali più di quanto ‘pattuito’. E quali responsabilità eventuali sulla vicenda ha il dipendente comunale che era dirigente all’epoca dei fatti.

La difesa. I tre indagati della RistoroH24 intanto, tramite gli avvocati Laura Modena e Giampaolo Delli Cicchi, «esprimono piena fiducia nell’operato della magistratura e rappresentano di aver già depositato da tempo in Procura una corposa memoria con numerosi documenti che attestano la perfetta trasparenza del loro operato».

«In considerazione dello stato del procedimento, ancora in fase di indagini e aderendo alla riservatezza che caratterizza la Procura di Perugia nei rapporti con la stampa – aggiungono –, non è opportuno divulgare dettagli, ma è bene che si sappia che l’indagine origina da un esposto di una società concorrente che non si è fatta scrupolo alcuno a rappresentare agli inquirenti una realtà falsata e mistificatoria».

«Per questo motivi – concludono gli avvocati – i nostri assistiti si riservano ogni opportuna iniziativa».

Michele Nucci

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