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venerdì 22 Novembre 2024
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Perugia, il caffè del Comune è troppo caro: tre indagati per le macchinette

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PERUGIA – Il caffé costava 5 centesimi in più rispetto a quanto «pattuito», la merendina poteva arrivare anche a 10 centesimi in più.

Ed è per questo – ma non solo – che la Procura perugina ha indagato i rappresentanti legali della «RistoroH24», società che ha in affidamento un centinaio di distributori automatici nelle sedi comunali. Poiché ipotizza una frode continuata in concorso nella pubblica fornitura.

Ci sono infatti tre indagati per le macchinette del caffè del Comune: si tratta dei tre eugubini (ma residenti a Roma) rappresentanti della RistoroH24, verso i quali vengono mosse accuse precise dalla Procura della Repubblica del capoluogo.

Il pm Mario Formisano ritiene che i tre imprenditori abbiano praticato prima di tutto prezzi più alti rispetto a quanto indicato nell’offerta economica che avevano presentato nel 2013, con la quale si sono aggiudicati la concessione del servizio.

E poi che avrebbero ‘truccato’ alcune carte per poter avere i requisiti necessari a partecipare al bando stesso.

La questione, proprio nel 2013, fu molto dibattuta a Palazzo dei Priori. L’allora opposizione di centrodestra infatti sollevò alcune perplessità in merito alla gara: con quelle caratteristiche, dissero alcuni consiglieri, si favoriscono soggetti precisi.

Così, dopo che per anni il servizio di distributore di snack e bevande era stato affidato senza alcun «appalto», Palazzo dei Priori prima bandì una gara pubblica, che poi – dietro pressioni politiche – successivamente annullò, per poi riscriverla.

Formisano poche settimane fa ha emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dell’amministratore delegato e dei rappresentanti legali della «RistoroH24».

Rispetto ai prezzi praticati, il pm afferma che «l’associazione temporanea di imprese praticava un prezzo al pubblico, di alcuni prodotti, più elevato rispetto a quello indicato nell’offerta economica presentata nell’ambito della procedura di aggiudicazione del servizio».

«In particolare – rileva il pm – venivano accertate alcune difformità: caffè espresso 55 centesimi anziché 50, acqua da mezzo litro 55 anziché 50, bibita in lattina 85 centesimi al posto di 80, croissant/brioches da 0,65 a 0,75 euro invece di di 0,60, stessa cosa per i wafer, mentre le barrette di cioccolato venivano vendute a 75 centesimi anziché a 70.

Inoltre – sempre secondo l’accusa – contrariamente al contenuto dell’offerta economica, nei distributori automatici non sempre erano inseriti i prodotti per celiaci e intolleranti al lattosio e prodotti dietetici ed equo-solidali, e non vi era l’inserimento mensile di nuovi prodotti».

Questo almeno fino al gennaio scorso.

Michele Nucci

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