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venerdì 22 Novembre 2024
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Perù: esportate 25.000 tonnellate di cacao da gennaio ad aprile

La prevista crescita dell’offerta globale dovrebbe concretizzarsi, dal momento che la Costa d’Avorio, il principale fornitore globale (circa il 20% di quota), registra finora un calo dello 0,5% nella sua campagna (da ottobre a marzo); mentre il Ghana (quota 12%) ha una crescita del 10%; e il Brasile (10% di quota) fattura una crescita del 9% che compensa la caduta del leader

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Dall’inizio dell’anno, il Perù avrebbe esportato 25.000 tonnellate di cacao per 75 milioni di dollari. L’Organizzazione internazionale del cacao ha previsto una crescita dell’offerta mondiale del 4% per raggiungere i 5017 milioni di tonnellate, mentre la domanda mondiale dovrebbe diminuire dell’1%. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazioni It Es Euro.

L’esportazione del cacao del Perù

MILANO – Da gennaio ad aprile 2023, il Perù ha esportato 25.000 tonnellate di cacao per 75 milioni di dollari, cifre molto simili allo stesso periodo del 2022 (24.800 tonnellate per 73 milioni di dollari). Con un volume stabile, il prezzo medio per chilogrammo di cacao in questi mesi è stato di 2,98 dollari, praticamente la stessa cifra dell’anno scorso, secondo FreshFruit.

Ma non solo il Perù ha avuto risultati invariabili. Risultati con trend simili sono previsti anche per il mercato mondiale del cacao. L’Organizzazione internazionale del cacao ha previsto una crescita dell’offerta mondiale del 4% per raggiungere i 5017 milioni di tonnellate, mentre la domanda mondiale dovrebbe diminuire dell’1%: per raggiungere i 5027 milioni di tonnellate, quindi non è previsto un prezzo stabile in quanto vi è praticamente una corrispondenza tra domanda e offerta.

La prevista crescita dell’offerta globale dovrebbe concretizzarsi, dal momento che la Costa d’Avorio, il principale fornitore globale (circa il 20% di quota), registra finora un calo dello 0,5% nella sua campagna (da ottobre a marzo); mentre il Ghana (quota 12%) ha una crescita del 10%; e il Brasile (10% di quota) fattura una crescita del 9% che compensa la caduta del leader.

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