TRIESTE – I locali hanno riaperto finalmente, ma la mancanza di personale disposto a lavorare al loro interno si fa sentire. Un altro tipo di emergenza che è stata più volte segnalata dagli stessi gestori. In risposta, i professionisti del servizio, che lamentano paghe troppo basse e forme contrattuali irregolari. Su questo tema riportiamo un approfondimento sul Friuli Venezia Giulia, dall’articolo di Lillo Montalto Monella su rainews.it.
Personale manca all’appello: alcune ragioni
Se oggi alzate il telefono e chiamate un bar o un ristorante rispondendo ad uno dei tanti annunci di lavoro, vi risponderanno: può cominciare oggi? Cerchiamo da subito. Ci abbiamo provato questa mattina anche noi, e volendo avremmo potuto mettere il grembiule già da stasera.
Un barista nel centro di Trieste ci ha detto che nel 2019 una volta aveva una pila di curriculum dai quali scegliere
Ma oggi come è noto si fa fatica ad accettare un lavoro su turni, alla sera, sei giorni a settimana. La paga oraria in questo caso sarebbe stata di 8.50€ lordi all’ora.
“Per stimolare la gente a venire a lavorare nei nostri locali, per me gli stipendi devono essere aumentati. Se continuiamo ad avere stipendio base di 1.100, 1.200€ al mese, se può il lavoratore si butta in cassa integrazione, reddito di cittadinanza o disoccupazione, oppure va a fare altro, per esempio i muratori”. A dirlo è Bruno Vesnaver, presidente regionale della Fipe Federazione italiana pubblici esercizi.
Questi stipendi stimolano il lavoro nero, denuncia. Pagare 1.500/1.600€ al mese sarebbe più giusto, ma se poi il costo del lavoro aumenta sproporzionalmente per l’esercente, come si esce dalla spirale di “contratti capestro legalizzati”, come lui stesso li definisce?
Secondo l’I.R.E.S. Istituto ricerche economiche e sociali-regione, il mistero del perché non si trovano tante figure professionali – e non solo nel settore turistico-alberghiero – è un enigma di difficile soluzione.
Personale che non c’è: scarso ricambio generazionale, certo
Siamo una regione vecchia, è noto, e la tendenza demografica non è entusiasmante.
Ma se i giovani fossero semplicemente andati via, verso lidi dove per gli stessi lavori pagano di più? I dati delle cancellazioni dalle anagrafi regionali e i trasferimenti all’estero sono al rialzo costante in questi ultimi due decenni.
L’ultimo dato si riferisce al 2019, e forse nel 2020 la pandemia ha un po’ bloccato i viaggi verso l’estero, ma la tendenza è netta. L’emorragia di braccia e cervelli colpisce di più la provincia di Udine, e in generale riguarda la fascia 18-39 anni.
Che i giovani mancanti all’appello siano da cercare semplicemente altrove?